SANTA TERESA DI GESÙ
1515 - 1582
Dottore della Chiesa
Madre Riformatrice dei Carmelitani Scalzi
Solennità, 15 ottobre
Nascita
Teresa di Gesù (de Cepeda y Ahumada), nata in Avila (Spagna) nel 1515 e morta ad Alba de Tormes nel 1582, è universalmente riconosciuta come Maestra di dottrina e di esperienza spirituale, al punto che è stata la prima donna della storia alla quale è stato riconosciuto (da Paolo VI, nel 1970) il titolo di Dottore della Chiesa. Ella stessa ci ha lasciato il racconto della sua vita, ma l’ha narrata come storia di un “incontro d’amore” tra lei e Cristo.
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Il V Centenario della nascita di santa Teresa di Gesù
Venezia, 13 dicembre 2014.
“Ha presentato una santa Teresa attuale”, “Ha fatto una sintesi efficace del messaggio della santa”, “Santa Teresa è viva”: sono alcuni dei tanti giudizi sulla mattinata teresiana di sabato 13 dicembre vissuta al Centro Scalzi a Venezia in compagnia di P. Emilio Matinez Vicario Generale dei Carmelitani Scalzi. In apertura, la splendida esecuzione solista di Vuestra soy para vos nacì, (Sono nata per te Signore), la poesia della santa scelta per orientare il V Centenario della sua nascita,1515-2015.
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«Alcune volte, anzi quasi sempre... mi sentivo sollevata dopo aver fatto la comunione; talvolta anche con il solo avvicinarmi al Santissimo Sacramento, mi sentivo subito così bene nell’anima e nel corpo da esserne meravigliata» (Vita 30,14).
Teresa ci insegna come far crescere la nostra fede in Gesù presente nell’Eucarestia. Le sue grazie mistiche non si sostituiscono alla fede; questa ne è il perenne fondamento. Teresa apre il suo cuore con una squisita confidenza eucaristica
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I. Il castello e la persona
Il “Castello interiore” è molto di più di un libro. Parla di chi è Dio e della dignità dell’uomo; parla della chiamata di ogni uomo alla piena comunione con la Trinità nella stanza centrale del castello.
«Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo.
Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? E allora come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità! Il nostro intelletto, per acuto che sia, non arriverà mai a comprenderla, come non potrà mai comprendere Dio, alla cui immagine e somiglianza noi siamo stati creati.
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Teresa cerca sceglie gli episodi dove Gesù è solo per offrirgli la sua compagnia con la certezza di essere gradita. Per lei ri-presentare significa richiamarsi le verità della fede sulla presenza del Signore, sul suo amore.
«Questo era il mio metodo di orazione. Non potendo discorrere con l’intelletto, procuravo di ri-presentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente in quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo. Mi sembrava che, essendo solo ed afflitto, mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa d’aiuto.
Mi trovavo molto bene con l’orazione dell’orto dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all’afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai.
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di P. Aldino Cazzago ocd
1. Il quarto e conclusivo aspetto della vita di Teresa di Gesù sul quale papa Francesco fissa la sua attenzione nel Messaggio per il Centenario teresiano è il fatto che ella ha saputo vivere fino in fondo le problematiche del suo tempo. «La sua esperienza mistica, scrive il papa, non la separò dal mondo né dalle preoccupazioni della gente.[…] Lei visse le difficoltà del suo tempo – tanto complicato – senza cedere alla tentazione del lamento amaro, ma piuttosto accettandole nella fede come un’opportunità per fare un passo avanti nel cammino».
Come scriveva oltre sessant’anni fa il pastore protestante svizzero Walter Nigg, «la grande mistica della Spagna non guardava fissa il cielo sì che tutto il resto sfuggiva ai suoi occhi».
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di P. Aldino Cazzago
1. Il terzo significativo aspetto dell’esperienza spirituale di Teresa d’Avila che papa Francesco mette in risalto è quello della «via della fraternità». Per Teresa questa non fu, né a livello personale,né comunitario, una fuga che oggi chiameremmo intimistica. Fu,come scrive papa Francesco, «la sua risposta provvidenziale (…)ai problemi della Chiesa e della società del suo tempo».
Ma qual è il fondamento di questa «via della fraternità» e secondo quale dinamica deve vivere e svilupparsi? La risposta al primo interrogativo è semplice: la certezza che Cristo è «con noi» (Vita,32,11); quella al secondo, è un famoso testo del Cammino di perfezione: «Non crediate, sorelle ed amiche mie, che le cose da raccomandarvi siano molte. […]
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