Cosa significa essere un frate carmelitano scalzo – cioè un figlio di santa Teresa d’Avila – nel 2015? Cosa vuol dire essere carmelitano scalzo – o “teresiano”, come si dice tecnicamente – a cinquecento anni dalla nascita della riformatrice del Carmelo?
Anzitutto per rispondere bisogna dire cosa vuol dire essere figlio, o meglio bisognerebbe essere davvero figlio, vivere da figlio. E non so se sono la persona più adatta per questo… Figlio è chi è certo dell’amore del padre e della madre, dove Padre è Dio (tam pater nemo – nessuno è padre come Lui). Il rapporto con Teresa, che muore proclamandosi “figlia della Chiesa”, ci fa guardare poi alla madre, la Chiesa appunto (mater et magistra - madre e maestra). Ripeto: non so se sono la persona più adatta per parlare di questo, ma di certo l’appartenenza al Carmelo ha molto approfondito il mio rapporto con il padre celeste e con questa madre che nutre e guida i suoi figli.
Detto questo, essere figlio di santa Teresa d’Avila è per noi carmelitani innanzitutto motivo di grande stupore e fierezza. E anche di un po’ di confusione…
Stupore, perché la santa di Avila non cessa di impressionarci per la sua grande umanità: colpisce l’estrema semplicità di questa mistica, la sua attenzione alla realtà concreta, la sua conoscenza dell’uomo, la sua stima per quello che l’essere umano è – insomma ciò che viene definito “umanesimo” di Teresa. Questo sguardo su quello che è l’uomo, sguardo che tiene conto dei suoi limiti, ma che ne esalta la grandezza, in quanto “castello” abitato dalla presenza del “Re dei cieli”, mi sembra un faro illuminante al giorno d’oggi, tempo in cui, in nome di una male intesa libertà del soggetto, spesso si smarrisce la verità, nel guardare all’uomo.
Teresa impressiona poi per la sua audacia e la sua umiltà, che si fa obbedienza alla Chiesa – pur in mezzo a mille difficoltà e incomprensioni. In possesso di quella “ferma determinazione” di cui parla nei suoi scritti, decisa a non concedere niente al Nemico, a costo di morire (magari di fatica, visti i suoi mille viaggi), avrebbe avuto mille motivi per parlar male di sacerdoti, vescovi, nunzi e superiori del suo tempo, per disobbedire a quello che – anche ingiustamente – le veniva imposto, per rilasciare dichiarazioni imprudenti a televisioni e giornali su quello che doveva subire. Qualche tempo fa girava nelle radio una canzone che esaltava “un prete in periferia che va avanti nonostante il vaticano”; faceva male sentirla, faceva male risentirla canticchiata anche da sedicenti cattolici professanti e praticanti. Ecco: Teresa soffre, lotta, non si arrende mai – anche se sfinita – ma non parla male della Chiesa. Ha chiare le responsabilità dei singoli, ma obbedisce sempre a quello che le viene chiesto. Che donna!
Stupore, dunque, e fierezza, nel ritrovarsi alla scuola della prima donna che sia stata proclamata Dottore della Chiesa, che è dottore mistico e madre degli spirituali! Lei, così concreta e oggettiva, è madre dello spirito! Come mi piace il suo amore per l’umanità di Cristo: è un aiuto grande per chi come noi carmelitani è chiamato a fare direzione spirituale. Un aiuto che serve ad evitare spaventosi abbagli, in un tempo - l’attuale – in cui miracolismi, sensazionalismi, presunti fenomeni mistici diffusi ovunque e spiritualismi new age rischiano di condurre su vie sdrucciolevoli. Mi fa sempre sorridere quello che una figlia di Teresa, che evidentemente era stata ben formata da lei in queste cose, disse a una aspirante monaca: “Sorella, qui non abbiamo bisogno dei suoi rapimenti mistici, ma che lavi bene le pentole!”. Quanto mi piace, come mi aiuta l’umiltà di Teresa, che pure viveva fenomeni mistici di tutti i tipi, ma che aveva un unico desiderio: l’unione delle volontà, il culmine dell’amore a Dio; cioè… il fare con gioia quello che Lui vuole!
Dicevo: stupore, fierezza… e confusione. Perché mi vedo tanto indegno di essere carmelitano, di essere figlio di una madre così (la chiamiamo proprio in tal modo noi carmelitani: la Santa Madre). Però se il Signore mi ha voluto in questa storia so che Lui è fedele – l’ho visto nella mia storia, e ne trovo conferma negli scritti e nella vita di Teresa. Mi basta questa certezza, perché… “solo Dio basta”.
un fratello carmelitano scalzo