SANTA TERESA DI GESÙ
1515 - 1582
Dottore della Chiesa
Madre Riformatrice dei Carmelitani Scalzi
Solennità, 15 ottobre
Nascita
Teresa di Gesù (de Cepeda y Ahumada), nata in Avila (Spagna) nel 1515 e morta ad Alba de Tormes nel 1582, è universalmente riconosciuta come Maestra di dottrina e di esperienza spirituale, al punto che è stata la prima donna della storia alla quale è stato riconosciuto (da Paolo VI, nel 1970) il titolo di Dottore della Chiesa. Ella stessa ci ha lasciato il racconto della sua vita, ma l’ha narrata come storia di un “incontro d’amore” tra lei e Cristo.
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dalla Curia Generale dell'Ordine
Gli eventi vissuti in Finlandia in occasione della celebrazione del V Centenario della nascita di santa Teresa sono stati un autentico spazio di incontro ecumenico e universale teresiano, in questo Paese conosciuto come il più luterano del mondo.
Alcune centinaia di persone hanno partecipato an Helsinki alla solenne celebrazione del “compleanno”, organizzato dai Carmelitani secolari nelle sale parrocchiali della cattedrale di sant’Enrico. Ricordiamo in particolare la declamazione di due poemi di ispirazione teresiana composti da poeti contemporanei finlandesi non cattolici.
È anche da sottolineare il fatto che, negli ultimi quindici anni, nove studenti di teologia nell’università di Helsinki abbiano investigato su tematiche teresiane; uno di loro ha presentato una tesi su “Santa Teresa alla luce delle teorie mistiche medievali”.
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Riportiamo le parole pronunciate da P. Saverio Cannistrà ocd, Preposito Generale dei Carmelitani Scalzi, il 2 settembre 2013, in occasione dell’inaugurazione del IV Congresso Internazionale Teresiano di Avila, dedicato al Castello Interiore.
«Vorrei condividere con voi una piccola esperienza di lettura. Mi capitò tra le mani qualche giorno fa un testo di una poetessa polacca che è deceduta l’anno scorso: Wisława Szymborska, che molti di voi conosceranno per il fatto che ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1996. La poesia si intitola “Conversazione con una pietra”:
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Riportiamo l'omelia del P. Generale in occasione della chiusura dell'anno teresiano, pronunciata il 14 ottobre nella Chiesa di S. Teresa, ad Avila.
«Siamo giunti alla fine di questo anno, in cui abbiamo commemorato il quinto centenario della nascita della santa Madre Teresa, un anno ricco, intenso, pieno di eventi, incontri, emozioni. Per noi membri della famiglia teresiana, inoltre, oggi non si conclude solo un anno di celebrazioni, ma tutto un cammino di preparazione, iniziato sei anni fa, attraverso il quale abbiamo ripercorso gli scritti e il messaggio che la Madre ci ha lasciato. In questo anno sono state dette e scritte tante cose suggestive e interessanti su santa Teresa che verrebbe quasi la voglia di restare in silenzio, per assimilare ciò che abbiamo letto e ascoltato e per passare a mettere in pratica quanto abbiamo appreso: “callar y obrar”, come direbbe san Giovanni della Croce. Credo, in effetti, che questo debba essere fatto e come Ordine, nel Capitolo Generale del maggio scorso, abbiamo previsto un programma per questo sessennio, che ci permetta di far seguire alla “lectio” di Teresa una seria “meditatio” e “actio”, capaci di coinvolgere il nostro modo di vivere, di pensare e di testimoniare il carisma teresiano nella chiesa e nel mondo di oggi.
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di F. Iacopo Iadarola ocd
Il Santo Padre Francesco ci ha donato una miliare omelia con cui commemorare la chiusura dell’anno teresiano indetto per il quinto centenario della nascita della Santa Madre: figura a lui molto cara, tanto da far apporre la sua effigie sulla medaglia coniata per il terzo anno di pontificato. Partendo dalle letture della messa celebrata in S. Marta il 15 ottobre (Rm 3,21-30; Lc 11,47-54), ricorrenza della santa di Avila, il Papa ha voluto evidenziare quella che presumibilmente è stata la grazia più grande ricevuta dalla santa, ancor più dei meravigliosi fenomeni ed esperienze mistiche che ella ha vissuto: “la grazia di capire gli orizzonti dell’amore”.
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Per festeggiare la Santa Madre Teresa d'Avila pubblichiamo - tratta da "Illustrissimi" - una lettera del cardinale Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, a lei idealmente indirizzata. Scritta nell'ottobre 1974 ma freschissima e attualissima ancor oggi, se non per il fatto che a condividere il titolo di Dottore della Chiesa si è aggiunta, rispetto ai tempi del Papa buono, un'altra donna, la recentemente festeggiata Teresa di Lisieux. En passant, segnaliamo inoltre un bell'articolo apparso nei giorni scorsi su Avvenire, "Teresa D'Avila architetta dell'anima", consultabile qui. Ma ecco di seguito il testo della lettera del cardinale Luciani spiritualmente spedita alla Santa:
Cara Santa Teresa, Ottobre è il mese della vostra festa: ho pensato che mi permettereste di intrattenermi per iscritto con Voi. Chi guarda al famoso gruppo marmoreo, nel quale il Bernini vi presenta trasverberata dalla freccia del Serafino, pensa alle vostre visioni ed estasi. E fa bene: la Teresa mistica dei rapimenti in Dio è pure una vera Teresa. Ma è vera anche l’altra Teresa, che mi piace di più: quella vicina a noi, quale risulta dall’autobiografia e dalle lettere. E’ la Teresa della vita pratica; che prova le stesse nostre difficoltà e le sa superare con destrezza; che sa sorridere, ridere e far ridere; che si muove con spigliatezza in mezzo al mondo ed alle vicende più diverse e tutto ciò in grazia delle abbondanti doti naturali, ma più ancora della sua costante unione con Dio.
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di P. Angelo Lanfranchi ocd
Il punto d’avvio della ricca e complessa iconografia teresiana è il ritratto dipinto a Siviglia nel 1576 da fra Giovanni della Miseria (Giovanni Narducci) su ordine del Padre Graciàn, allora Provinciale della Riforma. Santa Teresa vi è rappresentata a mezzo busto, di tre quarti, le mani giunte in preghiera, rivolta verso una colomba; un cartiglio circonda la testa leggermente aureolata e porta il testo latino: Misericordias Domini in aeternum cantabo (Sal 88,2; cfr. Lettera del 19 novembre 1581). L’aureola e il cartiglio risalgono all’epoca della beatificazione della Madre, mentre la colomba è stata probabilmente dipinta subito dopo la sua morte (infatti, già nel 1588 ritroviamo la stessa composizione in una stampa che s’ispira al ritratto di Siviglia).
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