SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
(EDITH STEIN)
1891 - 1942
Martire
Patrona d'Europa
Patrona delle Giornate Mondiali della Gioventù
Festa, 9 agosto
Edith, affamata di verità ma non credente
A Breslavia, allora città tedesca, Edith Stein nacque il 12 ottobre 1891 (quell'anno ricorreva la festa ebraica del "Kippur", cioè della Riconciliazione-Espiazione) da Sigfrido e da Augusta Courant, ultima di undici figli di cui quattro morti in tenera età. La famiglia, d'origine e di osservanza ebraica, per la precoce morte del capo famiglia fu presto tutta a carico della signora Augusta, che, da vera donna forte, seppe condurla per la via dell'onestà e dell'agiatezza.
Edith, cosciente del proprio ingegno precoce, della memoria eccezionale e della brama di sapere che prestava nell'ascolto e la lettura, diede da piccola qualche segno d'orgoglio, di vanità, di ostinazione: ordinarie nubi, tempestivamente dissipate. Nel sano ambiente familiare trascorse l'infanzia e l'adolescenza abbastanza serenamente, con un progressivo affinamento del carattere. Alle scuole elementari e medie si classificò sempre fra le migliori alunne; perciò, con il consenso della mamma, decise di andare avanti negli studi.
Superato in modo brillante l'esame di licenza liceale, si iscrisse all'Università. Frequentò corsi di storia, di filologia e di psicologia sperimentale; ma, attratta dalla speculazione filosofica, dopo due anni di intensa applicazione a Breslavia, volle andare a Gottinga, dove fioriva l'indirizzo filosofico di Edmund Husserl. Intendeva trascorrervi solo un semestre, tuttavia l'ambiente particolarmente propizio agli studi prediletti, la presenza di professori illustri, quali Adolf Reinach, Max Scheler, Max Lehmann, Leonard Nelson, Eduard Schröder, Giorgio Ellia Müller, e soprattutto, la benevola accoglienza dello stesso Husserl, la indussero a proseguire i corsi a Gottinga.
Allo scoppio della guerra 1914 - 1918 la Stein si offrì volontaria e si prodigò quale infermiera della Croce Rossa in un ospedale militare della Moravia.
Nel 1916 Husserl lasciò Gottinga per passare alla cattedra di filosofia a Friburgo in Brisgovia: Edith Stein lo seguì e si laureò con lui "summa cum laude" facendo una tesi sull'Einfühlung (empatia), ed egli la scelse per sua assistente. La giovane professoressa si applicò nel raccogliere e riordinare gli scritti del "maestro", tenne corsi di propedeutica allo studio della fenomenologia, diede avvio all'opera "Contributi per una base filosofica della filosofia e delle scienze dello spirito". Tutta tesa nell'impegno scientifico, rinunciò anche alle vacanze estive in famiglia, nel 1917 e nel 1918. Studentessa e insieme docente universitaria, Edith era di condotta ineccepibile. Semplice, serena, pronta al sacrificio per compiacere professori e studenti, era assetata di verità, di oggettività. Era affettuosa verso i suoi cari, specie verso la madre, sebbene non ne condividesse la fede religiosa. Era infatti divenuta agnostica circa il problema religioso, che riteneva insolubile.
Conversione a Dio e impegno di testimonianza nel mondo
Dio si fa incontro per mille vie a chi cerca la verità con cuore puro e sincero. La Stein, superando poco alla volta la sua preconcetta negazione di Dio, aprì gli occhi alla luce che promanava da chi viveva con coraggio la fede, come Max Scheler, o da chi accettava con una rassegnazione umanamente inspiegabile la perdita del marito in guerra, come accadde alla sua amica Anna Remach. Alludendo a questo, la Stein avrebbe scritto più tardi: "Fu quello il momento in cui la mia incredulità crollò, impallidì l'ebraismo e Cristo si levò raggiante davanti al mio sguardo: Cristo nel mistero della sua Croce!".
L'ultima incertezza svanì nell'estate 1921 alla lettura, del tutto occasionale e protratta di seguito per un'intera notte, dell'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. Al mattino, si procurò subito un catechismo e un messalino. Di lì a non molto venne ammessa al Santa Battesimo, che le fu amministrato nella chiesa di Bergzabern il Capodanno 1922, con l'imposizione anche del nome di Edvige. La gioia di quel giorno fu coronata dal primo incontro con Gesù Eucarestia. Circa un anno dopo, il 2 febbraio 1923, a Spira ricevette il sacramento della Cresima.
Ormai per Edith Stein la filosofia, da fine supremo era diventata un mezzo per meglio conoscere e amare la Verità vivente, Cristo Redentore e la sua Chiesa. La sua conversione fu radicale, convinta: nulla potè farla retrocedere, né le vaste conoscenze del mondo universitario, né lo smarrimento dei suoi parenti, in particolare della sua amata mamma, che difendeva la tradizione ebraica della famiglia. Per essere tutta di Dio Edith avrebbe anzi voluto lasciare il mondo e ritirarsi fra le mura di un chiostro carmelitano teresiano. La trattenne l'umile sottomissione al confessore, il canonico J. Schwind, che le consigliò di lasciare Friburgo per un luogo più tranquillo e meglio adatto al suo orientamento spirituale.
Si trasferì così a Spira, dove insegnò lingua e letteratura tedesca presso l'Istituto Magistrale delle Domenicane. Vi trascorse otto anni, appartata, tutta dedita alla preghiera, alla scuola, allo studio di San Tommaso d'Aquino. Divenne apostola di verità. Seppe infatti rompere le maglie di una filosofia chiusa, nelle quali si era impigliato lo stesso Husserl, per approdare "all'ontologismo trascendentale", alla verità di tutto che viene dal Tutto Dio.
In occasione del 60° compleanno di Husserl (1929), gli dedicò uno studio: "La fenomenologia di Husserl e la filosofia di San Tommaso d'Aquino". Tenne frequenti conferenze su argomenti di pedagogia, filosofia e religione a Heidelberg, Friburgo, Monaco, Colonia, Zurigo, Vienna, Praga, Salisburgo, ecc.
Dopo la morte del suo primo direttore spirituale, mons. Schwind (17 settembre 1927), di cui scrisse un ricordo per la rivista del clero edita a Innsbruck, conobbe l'abbazia di Beuron. Qui nel 1928 trascorse la Settimana Santa e la Solennità Pasquale, favorita da grazie spirituali ineffabili. Il padre abate Raffaele Walzer divenne il suo nuovo direttore di spirito: egli pure la esortò a proseguire la sua opera feconda di apostolato del sapere nel mondo. Edith, per dedicarsi maggiormente all'attuazione di poderosi progetti filosofici, senza sottrarsi a continui inviti per conferenze di alto interesse, il 27 marzo 1931 lasciò Spira. Portò a termine la traduzione tedesca delle "Questioni discusse sulla verità" di S. Tommaso, edita in due volumi (1931-1932). Dopo alcuni tentativi per una libera docenza alle Università di Friburgo e Breslavia, ebbe la nomina a insegnante presso l'Istituto Superiore tedesco di pedagogia scientifica a Mlinster (primavera del 1932). Abitava in un collegio diretto dalle Suore di Nostra Signora ed edificava tutti per santità di vita e semplicità e delicatezza di modi. Sulla cattedra emergeva per profondità e chiarezza di insegnamento, per vigorosa difesa del pensiero cattolico.
Contribuì al ritorno a Dio di non poche persone specialmente giovani. Non mancava di stare accanto alla mamma, a Breslavia, e a sostenere e incoraggiare la sorella Rosa nel cammino verso la Chiesa. Studiò un piano di riforma dell'insegnamento universitario da sottoporre al competente Ministero.
Si occupò molto spesso del problema della donna: ne difese la dignità e il ruolo specifico nella società e nella Chiesa. Nel settembre 1932 prese parte a Juvisy, vicino a Parigi, ad un convegno di studiosi di fama internazionale sul tema "Fenomenologia e Tomismo" e tra gli altri conobbe anche J. Maritain. In ottobre andò ad Aquisgrana per un incontro su "L'atteggiamento spirituale della giovane generazione".
Ma ormai in Germania, con l'ascesa al potere di Adolf Hitler, non c'era più posto per chi era di stirpe ebraica. E così anche Edith Stein dovette lasciare l'insegnamento: il 25 febbraio 1933 tenne infatti l'ultima sua lezione universitaria. Presagendo quello che avrebbe significato per il suo popolo e la Chiesa, per la Germania e il mondo intero l'affermazione del nazional-socialismo, Edith si mostrò pronta ad accogliere la Croce di Cristo quale "unica speranza di salvezza".
Il sogno s'avvera: Carmelitana!
Libera finalmente di rispondere a quella vocazione claustrale che l'aveva attratta fin dal momento della conversione nel lontano 1921, si rivolse al Carmelo. Trascorsi a Breslavia due mesi accanto alla mamma diletta, che era addoloratissima per il passaggio della figlia al cattolicesimo, la vigilia della festa di Santa Teresa d'Avila del 1933, con eroica fortezza "varcò la soglia" del monastero di Colonia. I suoi quarantadue anni d età, la sua eccezionale cultura e la fama internazionale non le impedirono di divenire la religiosa più semplice, più mite, più pronta agli inconsueti mestieri di cucina e guardaroba. Fu una carmelitana povera e lieta. Immersa in Dio, visse di preghiera e di immolazione. Con la vestizione religiosa (che avvenne la domenica 15 aprile 1934), chiese di essere chiamata Teresa Benedetta della Croce. Fu una grande festa dello Spirito, appuntamento per gran numero di persone illustri. Lo stesso Husserl le inviò gli auguri.
II noviziato lo trascorse "nascosta con Cristo in Dio", attenta ai più minuti doveri. Era fedele alle amicizie, trepidante per la mamma veneranda, a cui inviava settimanalmente uno scritto filiale. Emise la professione temporanea (voti semplici) la domenica 21 aprile, giorno di Pasqua, del 1935. Quel giorno apparve trasfigurata dall'intima gioia, pronta a seguire dovunque l'Agnello senza macchia, quale sua "sposa". Fu di guida e sostegno alle consorelle più giovani.
Il 14 settembre 1936 perdette la mamma, di ottantasette anni: l'integrità di vita e la perfetta buona fede di lei le mitigarono il grande dolore. Il 14 dicembre successivo cadde e si fratturò un piede e una mano: portata in ospedale, potè intrattenersi più a lungo con la sorella Rosa, giunta da Breslavia a completare la sua preparazione al Battesimo per la vigilia di Natale del 1936.
Già da tempo il Padre Provinciale, conscio dei servizi inestimabili che Suor Teresa Benedetta poteva rendere alla scienza e alla religione, le aveva ordinato di rivedere e portare a termine la sua opera fondamentale: "Essere finito ed essere eterno''. Altri studi, altri scritti su argomenti diversi le vennero chiesti quasi senza interruzione; e lei vi si applicò in perfetta sottomissione, con notevole fatica per il tempo tanto limitato e frazionato, poiché non voleva mancare in nulla alla piena osservanza regolare, da degna figlia di Santa Teresa di Gesù.
Martire!
Il 21 aprile 1938 sigillò per l'eternità la sua consacrazione a Dio con la professione solenne (voti perpetui) seguita, dieci giorni dopo, dalla sacra velazione. Ma quell'anno il clima di feroce persecuzione hitleriana contro gli ebrei e contro la Chiesa costituiva un grave pericolo per Suor Teresa Benedetta, tanto più che, in occasione delle elezioni ella non nascose la più aperta condanna al mostruoso regime. La stessa esistenza del Carmelo di Colonia poteva essere compromessa dalla sua presenza. Perciò l'ultimo giorno dell'anno 1938 dovette separarsi dalle amate consorelle e riparare nascostamente in Olanda, presso le Carmelitane di Echt.
A Echt riprese serena la sua vita di silenzio adorante e di immolazione, quasi nulla fosse mutato. Imparò la lingua olandese e proseguì, per obbedienza, la sua attività scientifico-letteraria. In vista del centenario della nascita di San Giovanni della Croce (1942), intraprese nel 1941 uno studio sull'idea ispiratrice della vita e dell'opera del mistico Dottore, a cui diede per titolo "Scientia Crucis", che risultò una preparazione al suo martirio.
Iniziate le ostilità della guerra mondiale nell'autunno 1939, l'esercito nazista invase Belgio e Olanda nel 1940. L'odio contro gli ebrei giunse a tal punto che le Carmelitane di Colonia ritennero prudente distruggere lettere e scritti confidenziali della Stein, e le consorelle di Echt si adoperarono per trovarle un asilo in un Carmelo svizzero. Il nobile tentativo aggravò la situazione di suor Teresa Benedetta perché, costretta a presentarsi alla polizia nazista per i necessari documenti di emigrazione, venne notata per la sua origine e la sua impavida professione di fede cristiana. Cosicché, quando il 26 luglio 1942 nelle chiese cattoliche d'Olanda venne letta una famosa lettera collettiva dell'Episcopato contro la barbara persecuzione antiebraica in terra olandese, le sorelle Stein furono subito incluse nel numero delle vittime della ritorsione nazista. Alle cinque pomeridiane del 2 agosto, vennero improvvisamente prelevate, caricate su un carro d'assalto e brutalmente sospinte, con numerosi altri infelici, verso il loro ultimo destino.
Il dramma finale della Via Crucis, a cui Edith andò in contro consapevole e tranquilla, rispondeva a una sua lucida previsione. Già la Domenica di Passione del 1939 aveva chiesto alla sua M. Priora il permesso di offrirsi "vittima espiatrice" al Cuore di Gesù per la pace nel mondo, e su un immaginetta aveva scritto l'atto di offerta della propria vita per la conversione degli ebrei.
Le due sorelle Stein, condotte prima a Maastricht e poi ad Amersfoort, nella notte tra il 3 e il 4 di agosto arrivarono al campo di concentramento di Westerbok (Olanda). A persone di fiducia che poterono avvicinarle, Edith dichiarò: "Sono pronta a tutto". E alla Priora di Echt fece sapere: "Finora ho potuto pregare benissimo, e ho detto di tutto cuore: Ave Crux, spes unica!". Nel lager si prodigò a consolare e assistere mamme e piccoli in preda alla disperazione.
Nella notte tra il 6 e il 7 di agosto 1942, lei, Rosa e altri religiosi e molti cattolici vennero fatti partire verso il campo di sterminio di Auschwitz (Slesia). Edith il 9 agosto successivo, assieme alla sorella Rosa, entrò nella camera a gas e andò incontro a Cristo glorioso.
A guerra finita, la fama di questa eroica figlia della Chiesa, esponente esimia del popolo ebraico, si diffuse rapidamente per il mondo. Molti la presero presto come modello e la ritennero una martire data da Dio per indicare al mondo, e soprattutto al popolo ebraico, la via della Verità, che in Cristo purifica, illumina e svela "l'Essere eterno". Presso la Curia Arcivescovile di Colonia, dall'anno 1962 al 1972, furono preparati i processi canonici ordinari per la raccolta degli scritti e si raccolsero le testimonianze sulla sua fama di santità eroica. Il 1° maggio 1987 il Papa Giovanni Paolo II la beatificò a Colonia; il giorno 11 ottobre 1998 si celebrò la sua canonizzazione in Piazza San Pietro a Roma. Nel 1999 è stata dichiarata co-patrona d'Europa insieme a Santa Caterina di Siena e a Santa Brigida di Svezia.
di P. Rodolfo Girardello ocd
da Pregare, Anno 6, nn. 6-7, settembre-ottobre 1998.