• di P. Antonio Maria Sicari ocd

    SantaElisabettaUngheria

    Nonostante fosse regina, s’era innamorata dell’ideale predicato da Francesco d’Assisi (allora ancora vivente): ed erano molte, allora, le principesse reali che sognavano di imitare Chiara d’Assisi, almeno come “terziarie”. Quelle che non potevano lasciare i lussuosi castelli per vivere in povertà, decidevano allora di «abitare tra le splendide mura della carità».

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    giottodeposizione

    MARIA, MADRE DI MISERICORDIA

    La Misericordia è «il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore», ha detto Giovanni Paolo II nella sua splendida enciclica Dives in misericordia (n. 13) e nessuno sulla terra lo ha esperimentato in maniera così radicale e sconvolgente come è accaduto a Maria Santissima.

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    Laura Vicuña

    UNA FIGLIA TUTTA MISERICORDIOSA

    C’è una particolarissima «misericordia» che solo «i piccoli santi» possono esercitare verso gli adulti: la misericordia verso i propri stessi genitori! La piccola Laura Vicuña (1891-1904)1 – santa a dodici anni – ne è una cara dimostrazione.

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    ritratto beata ElisabettaUNA SPOSA TUTTA MISERICORDIOSA

    Oggi si parla molto della misericordia di cui avrebbero bisogno molte famiglie ferite e molti coniugi, sopraffatti da problemi e conflitti che non riescono più a sopportare. Forse, però, bisognerebbe parlare anzitutto della misericordia che gli stessi coniugi in crisi potrebbero umilmente esercitare fin da quando la famiglia comincia a vacillare. A volte, per salvarla, basterebbe anche soltanto la misericordia pazientemente esercitata da un suo solo membro, capace di sperare e di amare con speranza. Tale fu la vicenda di Elisabetta Canori Mora (1774-1825)1 che Giovanni Paolo II – nel 1994, Anno Internazionale della Famiglia – ha voluto beatificare assieme a Gianna Beretta Molla, definendole entrambe «donne d’eroico amore».

    Il matrimoniotra Elisabetta, di nobile famiglia romana, col giovane e ricco avvocato Cristoforo Mora sembrò all’inizio l’avverarsi di una favola. Lui si diceva folgorato dalla bellezza di lei, tanto che giurava e spergiurava che non avrebbe mai e poi mai cercato alcun’altra donna, se ella si fosse degnata di accettarlo. E s’inquietava al pensiero che qualcosa potesse offuscarla: la sua sposa non doveva né stancarsi, né fare un qualsiasi lavoro che potesse sciuparla. Non ammetteva nemmeno che cucisse e ricamasse, perché non le si indurissero le dita. Ed era anche di una gelosia ossessiva, tanto da impedire alla moglie ogni contatto con i parenti.

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    Con Mariolina e Pierluigi Val Veny settembre 1958 r

    UNA MADRE MISERICORDIOSA

    Che il termine «misericordia», nell’originale biblico, indichi l’attaccamento della madre per il bimbo che ha custodito nel suo grembo è cosa ormai nota. E certo sono innumerevoli gli esempi di indistruttibile amore materno. Ma la misericordia si mostra soprattutto quando, alla stessa madre, è chiesto un “di-più” d’amore, spesso incompreso dagli altri. Tale è il caso di santa Gianna Beretta Molla (1922-1962), una donna, sposa e madre, che esercitava la professione medica, e la viveva appassionatamente.

  • Oggi, ricorrenza liturgica di san Tito Brandsma, ricordiamo la sua figura con questo articolo.

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    UN «PADRE» FORTE E MISERICORDIOSO

    titobrandsma

    A tutti è nota la parabola del Padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo, mille volte raccontata e imitata nella storia cristiana. Qui vogliamo darne una esemplificazione storicamente accaduta, in cui tale paternità è colta nell’atto di una misericordiosa “rigenerazione” della creatura perduta, che si converte proprio mentre uccide colui che la rigenera. È la storia sconvolgente di padre Tito Brandsma (1881-1942)1carmelitano olandese, deportato e ucciso dai Nazisti nel campo di Dachau.

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    MISERICORDIA O RIVOLUZIONE?

    s.-alberto-adamoSant’Alberto Chmielowski(1845-1916).

    Il suo nome di battesimo era Adamo e a Varsavia era ormai noto come un promettente e geniale pittore. Ma la sua intensa fede cristiana gli poneva sempre nell’anima la domanda «Qual è lo scopo dell’arte? Qual è il destino dell’artista?». Da tempo si dedicava alla composizione di un Ecce homo (una tela che gli risultava sempre incompiuta) finché comprese che non sarebbe mai riuscito a creare quel capolavoro che sognava (oggi è posto sulla sua tomba!), se non si fosse prima dedicato a restaurare nei poveri l’immagine di Cristo sofferente. Vestì una povera tonaca e si fece chiamare fratel Alberto. Si prese cura di alcuni indigenti nella sua stessa abitazione, poi decise di visitare i barboni ammassati nei dormitori pubblici di Cracovia, dove nessun borghese osava mai avventurarsi.

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    IN MISSIONE DI MISERICORDIA VERSO I LONTANI

    PeterClaver11. San Pietro Claver (1580-1654).

    Ancora giovane studente gesuita a Palma di Majorca, ascoltò l’invito del vecchio portinaio del suo convento che gli raccontava ciò che accadeva nel nuovo mondo e gli suggeriva: «Le anime degli indiani hanno un valore infinito, perché hanno lo stesso prezzo del sangue di Cristo… Va’ nelle Indie a comprare tutte quelle anime che si perdono!».

    Così Pietro chiese di essere inviato a Cartagena, in Colombia, nel cui porto le navi negriere riversavano un migliaio di schiavi al mese. Egli non aveva alcuna possibilità di agire socialmente o politicamente, ma decise subito di mettersi al servizio di quei poveretti, presentandosi come «schiavo dei negri per sempre» e operando per dar loro una dignità alla quale essi non avrebbero mai potuto aspirare: la dignità di sentirsi amati.

    A tutti gli schiavi egli prestava subito ogni soccorso possibile (dopo aver elemosinato a loro favore, per accumulare generi di prima necessità e di conforto). Poi, cominciando da coloro che giungevano già moribondi per lo sfinimento, impartiva una sua straordinaria catechesi affidata a grandi cartelloni, da lui stesso dipinti a colori vivacissimi, nei quali raccontava la vita e la misericordia di Gesù Crocifisso.

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    Misericordia per gli emarginati

    saintmartin1. San Martino de Porres (1579-1639).

    Al tempo e nella società peruviana in cui nacque, a Martino, figlio illegittimo di un nobile e di una schiava, spettava soltanto il titolo ingiurioso di «cane mulatto». Ma tutti finirono per chiamarlo «Martino della Carità», ammirati dalla dedizione con cui prestava il suo servizio di infermiere a chiunque avesse bisogno di lui. Il suo “ambulatorio medico” (nel convento domenicano, dove era stato accolto come oblato) era sempre pieno di malati, anche perché le guarigioni erano innumerevoli e spesso prodigiose. Ma fra Martino spiegava sorridendo:«Io ti curo, Dio ti guarisce». Così la fama del fraticello santo dilagava e le file di poveri e di malati si accrescevano.

    Ma ad assillare particolarmente il suo cuore, era la situazione (che egli ben conosceva) degli orfani, abbandonati a se stessi, costretti a vagare per le strade, dediti all’accattonaggio, privi di qualsiasi educazione e senza speranza di riscatto. Per loro fondò addirittura un istituto – El Asilo de Santa Cruz, il primo collegio del Nuovo Mondo! – dove li accolse a decine, garantendo loro non soltanto il necessario mantenimento, ma la presenza stipendiata di assistenti e educatori. Alle ragazze, garantiva perfino una dote conveniente, per quando giungevano in età di marito.

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    SantaElisabettaUngheria

    LA RICCHEZZA AL SERVIZIO DELLA POVERTà

    1. Sant’Elisabetta d’Ungheria (1207-1231).

    Nonostante fosse regina, s’era innamorata dell’ideale predicato da Francesco d’Assisi (allora ancora vivente): ed erano molte, allora, le principesse reali che sognavano di imitare Chiara d’Assisi, almeno come “terziarie”. Quelle che non potevano lasciare i lussuosi castelli per vivere in povertà, decidevano allora di «abitare tra le splendide mura della carità».

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    MISERICORDIA PER I PICCOLI

    San-Girolamo-Emiliani1. San Girolamo Emiliani (1486-1537).

    Non è un santo molto noto, e tuttavia la Chiesa gli ha riconosciuto il titolo di «Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata»Era un nobile veneziano, in un tempo in cui la città e l’intera Europa erano sconvolte dalla carestia e dalla peste. Invece di arroccarsi nella sua nobile e agiata condizione sociale, Girolamo ascoltò «l’infinito lamento dei poveri» e vi scoprì «la dolce occasione» che Dio finalmente gli dava per poter donare tutto al suo amato Gesù Crocifisso.

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    RICONOSCERE IL VOLTO SOFFERENTE DI CRISTO

    GiovannidiDio Murillo1. San Giovanni di Dio (1495-1550).

    È considerato «il creatore dell’ospedale moderno». Ma Giovanni non si prendeva cura soltanto dei malati: le cure che egli offriva si estendevano a tutte le opere di misericordia. Scriveva in una lettera: «Sono tanti i poveri che qui giungono, che io stesso molte volte non so come si possano alimentare, ma Gesù Cristo provvede a tutto e dà loro da mangiare, perché solo per la legna occorrono sette o otto reali ogni giorno; perché essendo la città grande e molto fredda, specialmente adesso d'inverno, son molti i poveri che giungono a questa casa di Dio; perché tra tutti, infermi e sani e gente di servizio e pellegrini ce ne sono più di cento e dieci... Vi sono rattrappiti, mutilati, lebbrosi, muti, pazzi, paralitici, tignosi, e molti vecchi e molti bambini; e senza contar questi, molti altri pellegrini e viandanti che giungono, e si dà loro fuoco e acqua e sale e recipienti per cucinare e mangiare, e per tutto questo non c’è rendita; ma Gesù Cristo provvede a tutto... E in questo modo sono indebitato e prigioniero solo per Gesù Cristo...». Di particolare interesse fu la sua maniera di accogliere e trattare i “malati di mente”. Petro Bargellini ha scritto di lui:  «Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo... ) di Freud e discepoli».

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    MISERICORDIA PER GLI ULTIMI

    San Vincenzo De Paoli1.  San Vincenzo de’ Paoli (1581-1660).

    Nel suo secolo e nella sua patria, Vincenzo era il Santo che scopriva continuamente nuovi poveri e nuove miserie, pensando che il Signore chiamasse proprio lui a prendersene cura, tanto che è a tutti noto come «il santo delle carità».Fu lui ad aprire alle donne (di solito destinate al chiostro) anche il«monastero del mondo». Sono celebri – per il cambiamento epocale che esse significarono – le parole con cui Vincenzo delineò la nuova “forma di vita” per le sue “suore di Carità”: «Esse avranno per monastero le case degli ammalati e quella dove risiede la superiora. Per cella, una camera d’affitto. Per cappella, la chiesa parrocchiale. Per chiostro, le strade della città. Per clausura, l’obbedienza. Per grata, il timor di Dio. Per velo, la santa modestia. Per professione, la confidenza costante nella divina Provvidenza e l’offerta di tutto il loro essere».

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    MINISTRI DI MISERICORDIA

    vianney1. Il Santo Curato d’Ars (1786-1859).

    Tra tutti i «misericordiosi», una speciale venerazione è dovuta a coloro che sono stati chiamati ad amministrare il sacramento della Misericordia di Dio e hanno adempiuto santamente il loro compito.Era questa la convinzione del Santo Curato d’Ars che amava spesso ripetere: «Il Sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù».E aggiungeva: «Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare a una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina». 

    Le più tradizionali e care immagini bibliche, al riguardo, non solo erano ricorrenti nella sua predicazione, ma acquistavano una particolare vivacità e realismo: «Nostro Signore – spiegava ai suoi parrocchiani – è sulla terra come una madre che porta il suo bambino in braccio. Questo bambino è cattivo, dà calci alla madre, la morde, la graffia, ma la madre non ci fa nessun caso; ella sa che se lo molla, il bambino cade, non può camminare da solo. Ecco come è nostro Signore; Egli sopporta tutti i nostri maltrattamenti, sopporta tutte le nostre arroganze, ci perdona tutte le nostre sciocchezze, ha pietà di noi malgrado noi».1

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    RICONOSCENZA PER IL DIO «GIUSTO E MISERICORDIOSO»

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    Nella storia della santità, sembrerebbe logico che il tema della misericordia sia trattato da chi ha percorso qualche lungo e difficile itinerario di conversione, o da chi si è particolarmente dedicato alle opere di carità. Più sorprendente è il fatto che, a parlarne con una certa sistematicità, sia anche una Santa tutta caratterizzata dall’esperienza e dal messaggio dell’«infanzia spirituale»: santa Teresa del Bambino Gesù (1873-1897), che ha vissuto come misericordia perfino la sua innocenza, fino a concludere la propria esistenza con un «Atto d’offertaall’Amore misericordioso del Buon Dio».

    Misericordia è, infatti, la parola che potrebbe servire da titolo per tutti i tre “Manoscritti”1 della sua Storia di un’animaIl primo di essi(Ms a)– interamente dedicato a raccontare gli anni della fanciullezza, tutti pieni di candore – ella lo scrive con la persuasione di dover fare una sola cosa: «Cominciare a cantare ciò che poi dovrò ripetere per tutta l’eternità: «le misericordie del Signore»»  (Ms a 2r) e lo conclude, cantando ancora con il salmista,«che il Signore è buono, che la sua misericordia è eterna» (Sal 135,1). Ma precisa attentamente: «A me Dio ha donato la sua Misericordia infinita ed è attraverso essa che contemplo e adoro le altre perfezioni Divine! Allora tutte mi appaiono raggianti d’amore, perfino la Giustizia (e forse anche più di ogni altra) mi sembra rivestita d’amore. Che dolce gioia pensare che il Buon Dio è Giusto, cioè che tiene conto delle nostre debolezze, che conosce perfettamente la fragilità della nostra natura. Di cosa dunque dovrei avere paura?» (Ms a, 83v-84r).

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    LA GIOIA DI ANNUNCIARE LA MISERICORDIA

    GesùVilnius

    La festa della Divina Misericordia è stata istituita ufficialmente da san Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000, contestualmente alla canonizzazione di santa Faustina Kowalska (1905-1938). E il Santo Pontefice disse, in tale occasione, di voler «trasmettere il messaggio di lei al nuovo millennio: a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli». Il Papa si riferiva evidentemente ai messaggi che Gesù aveva comunicato a quest’umile suora polacca, e da lei stessa raccolti in un Diario1.

  • Per quest'Anno della Misericordia inauguriamo in questa sezione del sito la pubblicazione di una serie di ritratti di santi che, nella storia della Chiesa, si sono segnalati nel vivere e praticare la misericordia di Dio. Autore ne è un confratello della nostra Provincia, P. Antonio Maria Sicari ocd. Il volume che raccoglie questi ritratti è pubblicato dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, per i tipi delle Edizioni San Paolo, col titolo "Santi nella Misericordia" (1° ed. ottobre 2015, collana: Guide San Paolo). Con questa settimana cominciamo riportandone l'introduzione. 

    1605 Francken operedimisericordia

    Abbiamo scelto di intitolare il nostro lavoro “Santi nella Misericordia”, invece di usare l’espressione più tradizionale di “Santi della Misericordia”. La prima, infatti, ci avrebbe spinto subito a evocare innumerevoli e cari volti di cristiani che hanno incarnato nella storia, verso i loro fratelli, la Divina Misericordia, in maniera così «normativa» ed «esemplare» da essere stati ufficialmente additati, nella Chiesa, come modelli, patroni e intercessori.