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di F. Iacopo Iadarola ocd
2° tappa: Grotta di Elia - Stella maris - el-Muhraqa
La Grotta di Elia
Haifa: secondo giorno del nostro pellegrinaggio. Appena svegli P. Paco ci porta a visitare la Grotta di Elia, da non confondersi con la fonte di Elia che abbiamo visitato a Wadi ‘ain es-Siah. Per la strada passiamo accanto a un parco-museo della marina dove scorrazzano scolaresche di bambini in gita in mezzo a sommergibili e carri armati: ci si svela un altro volto dell’Israele attuale, volto di uno stato fortemente militarizzato e militarizzante.
La grotta di Elia è anch’essa alle falde del Carmelo, proprio davanti al mare, ma un paio di chilometri più a nord di Wadi ‘ain es-Siah. Semiabbandonata fino a qualche tempo fa, negli ultimi anni l’agenzia israeliana del turismo di Haifa è riuscita a sponsorizzare vivacemente questo luogo, facendone un piccolo museo di storia ebraica e rispolverando la tradizione per cui qui il grande profeta avrebbe soggiornato. Tradizione avallata anche dalla religione musulmana, che venera questo luogo come la grotta di el-Khader, “il verdeggiante”, misteriosissima figura che appare in alcune sure nel Corano e identificata proprio con l’Elia biblico.
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di F. Iacopo Iadarola ocd
1° tappa: Italia-Tel Aviv-Haifa-Wadi ‘ain es-Siah
Dal 14 al 27 aprile un gruppetto di 14 persone, fra Padri e giovani in formazione della nostra Provincia veneta, ha ricevuto la grande grazia di partecipare ad un pellegrinaggio assolutamente sui generis in Terra Santa, sui passi di Gesù. E non in senso metaforico, ma in senso letterale questo gruppo dei pellegrini ha camminato con marce di 15 o anche 30 km giornalieri per visitare i principali luoghi segnati dalla vita terrena di Nostro Signore, da Nazareth a Gerusalemme passando per il lago di Tiberiade e Gerico. Ma muovendo i primi passi, com’è naturale per un gruppo di carmelitani, là dove quest’ordine religioso è nato, sulle falde del Monte Carmelo.
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a cura delle Carmelitane Scalze di Cividino
Anche per una comunità teresiana, il lavoro è OBBEDIENZA a Dio, signore del tempo, che offre all'uomo peccatore la possibilità di guadagnarsi il pane col sudore della fronte, ma è pure occasione in cui si mettono a frutto i talenti che il Signore ha consegnato a ciascuna sorella, affinché siano utilizzati con sapiente umiltà e creatività per il bene comune.
Una comunità teresiana vive il lavoro come SERVIZIO, nella gioiosa e generosa disponibilità reciproca, che fa crescere la carità e l'unità nella comunità, ed insieme è aiuto ai fratelli e ai poveri
che, sempre più numerosi, bussano alla nostra porta.
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a cura delle Carmelitane Scalze di Venezia
S. M. Teresa ci ha lasciato, e che costituisce il cuore vivo del Carmelo, è la ricerca costante e appassionata del Volto e della Persona di Cristo in tutto il Suo mistero. A tal fine Teresa ci educa fin dall’inizio al silenzio e alla solitudine, come spazio indispensabile all’anima per incontrare Cristo e rimanere con Lui. Il dono immenso che la nostra
Il silenzio, al Carmelo, è una Presenza piena di Dio in cui Egli si manifesta. Non è principalmente una mezzo ascetico, anche se agli inizi in parte deve esserlo. Veniamo infatti educate al silenzio di azione per mantenere viva la presenza di Dio. Ma soprattutto con l’esercizio dell’orazione teresiana acquistiamo il gusto di raccoglierci, lasciando cadere ogni distrazione e imparando a stare in silenzio alla presenza del Signore, che è vivo e che ci attende. Ma crescendo l’anima nell’amore, il silenzio diventa un ambito infinito dove abitualmente l’anima contemplativa riposa e incontra Cristo nel Suo mistero di comunione con gli uomini. È così che essa diventa capace, per pura grazia, di accogliere e unirsi ai bisogni dei fratelli, che sono ormai parte vive del suo rapporto con Cristo. Nel silenzio ha imparato a rendersi totalmente aperta e disponibile all’Amore. Possiamo affermare che ciò che è l’aria per i polmoni, tale è il silenzio per l’anima innamorata. Per noi il silenzio è gioia, è pienezza di comunicazione e di Vita.
Potremmo dire che la gioia, caratteristica del Carmelo, nasce proprio qui: ha nel silenzio, abitato da Dio, le sue radici profonde e inalterabili.
Nel silenzio l’anima si apre al Mistero e poiché è nella fede che incontra Cristo, spesso avviene che il silenzio amoroso e vigilante dell’anima e il manifestarsi di Dio a lei, formino una cosa sola, quasi si identifichino nella pace.
È forse in questo senso che sr Elisabetta della Trinità poteva affermare: “Il silenzio è la tua lode”.
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di P. J. Castellano ocd e P. E. Boaga ocarm
La preghiera, quella personale specialmente, fatta nel segreto e nella solitudine, secondo il consiglio del Signore (Mt 6, 6), seguendo il suo esempio, è il nucleo fondamentale della spiritualità del Carmelo; è come la sua "tessera" carismatica, la sua carta di identità nella Chiesa, il centro e il cuore di una vita che, dalla preghiera, si dilata in tutta la ricchezza degli aspetti evangelici della sua esistenza e del suo apostolato. Se nella Chiesa i carismi rappresentano come forme di atteggiamenti particolari della vita del Signore (cfr. Lumen Gentium 45), per il Carmelo, la preghiera di Gesù nel monte sembra come la radice cristologica del carisma, la sua ragion d’essere nella Chiesa. Oggi tale convinzione, avallata anche dalla recente legislazione dell'Ordine e dal magistero della Chiesa, sembra affondare le sue radici nell'immagine archetipa di Elia, l'uomo della preghiera e della contemplazione, nell'ispirazione della Norma di Vita albertina (divenuta poi Regola) che propone la preghiera al centro del proposito di vita dei primi carmelitani. Ma lo è specialmente nell'esperienza della preghiera quale "amicizia con Dio", come è stata vissuta da Teresa di Gesù, proposta come dottrina e vita, insegnata come pedagogia, al punto di costituire come la chiave d'interpretazione del suo carisma nella Chiesa, in continuità con lo spirito della Regola carmelitana, dello spirito delle origini e nel provvidenziale sviluppo dell'esperienza evangelica dell'orazione nel Carmelo.
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