di P. Stefano Conotter ocd
Domenica 27 settembre del 1970 San Paolo VI riconosceva il titolo di Dottore della Chiesa a Santa Teresa d’Avila e una settimana più tardi, domenica 4 ottobre, anche a Santa Caterina da Siena. Notiamo che spesso per le “canonizzazioni” si raggruppano vari santi nello stesso giorno. Invece Paolo VI ha consacrato due domeniche consecutive per queste due sante donne, incaricate così ufficialmente di far risplendere la luce del loro insegnamento sulla Chiesa universale.
Ci troviamo a 5 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, in cui la Chiesa, Popolo di Dio, è presentata come un Mistero di comunione e di missione. Tutto il Popolo di Dio, in virtù della grazia battesimale, è chiamato a partecipare alla trasmissione del Vangelo. Teresa e Caterina sono i primi Dottori della Chiesa che non appartengono alla porzione gerarchica del Popolo di Dio, significando che c’è un carisma di magistero, complementare a quella del Magistero gerarchico, che si fonda sul pienezza del battesimo.
Ma cosa è un Dottore della Chiesa, da dove nasce questo titolo nella tradizione cristiana? Il titolo risale a San Paolo stesso che nella seconda lettera ai Corinzi, parlando dei diversi carismi per l’edificazione del Corpo di Cristo dice: Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come dottori; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? (2 Cor 12,28-29).
Tuttavia, sarà solo nel 1295 che papa Bonifacio VIII conferisce il titolo di Dottore della Chiesa a quattro Padri latini (Agostino, Ambrogio Girolamo e Gregorio) come per sottolineare la continuità della tradizione della Chiesa con il Vangelo quadriforme.
Dopo il Concilio di Trento, per favorire il movimento di riavvicinamento della Chiesa Latina e della Chiesa Orientale, la lista dei Dottori della Chiesa è riequilibrata con quattro Padri orientali (Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo). Siamo nel 1568 e lo stesso Papa Pio V attribuisce lo stesso titolo anche al domenicano San Tommaso d’Aquino e qualche anno dopo Sisto V proclamerà Dottore il francescano San Bonaventura. La lista poi continua ad allungarsi fino ad arrivare al 36esimo Dottore della Chiesa proclamato da Papa Francesco nel 2015, san Gregorio di Narek.
Percorrendo la lista dei Dottori della Chiesa ci si accorge come fra di essi esista una circolazione di vita spirituale. Prendendo il caso di Santa Teresa e della sua formazione, che la porterà a essere riconosciuta come Dottore della Chiesa, impressiona come dipende in gran parte da altri Dottori. Ricordiamo per esempio l’importanza nella sua scelta vocazionale della lettura delle Lettere di San Girolamo o dell’influenza decisiva della lettura delle Confessioni di Sant’Agostino al momento della sua “conversione”. Inoltre vediamo come la lettura dei Moralia in Job di San Gregorio Magno accompagna l’elaborazione della ascetica teresiana. Oltre a questo Teresa ha incontrato nella sua vita 2 Dottori della Chiesa: oltre a San Giovanni della Croce, allo stesso tempo suo padre spirituale e discepolo, anche San Giovanni d’Avila, proclamato dottore da Benedetto XVI nel 2012. Possiamo ricordare anche l’esempio che Teresa evoca di altri due Dottori della Chiesa, Sant’Antonio da Padova e Santa Caterina da Siena, proprio parlando di un punto decisivo del suo insegnamento, cioè la centralità della Santa Umanità di Cristo (Vita 22, 7). Teresa è stata inoltre stimata come maestra di contemplazione da altri dottori della Chiesa come Francesco di Sales e Alfonso de' Liguori. Questo mostra la forza vivente della Tradizione della Chiesa e la circolazione spirituale che anima l’organismo della comunione ecclesiale, anche sotto il punto di vista magisteriale.
È interessante riprendere quali sono i criteri che motivano l’attribuzione del titolo di Dottore della Chiesa. La prima condizione è la santità della vita riconosciuta dalla Chiesa, perché si tratta di un insegnamento che è anche comunione con la Saggezza del Verbo incarnato, penetrazione del senso profondo della Santa Scrittura e espressione vivente del “sensus Ecclesiae”. La seconda condizione è la diffusione dei loro scritti (gli scritti sono necessari per aver accesso al loro pensiero); inoltre deve essere riconosciuta dalla Chiesa il contenuto ortodosso di questi scritti (senza errori essenziali). Ultima condizione è la fecondità del loro insegnamento lungo il tempo e attraverso lo spazio.
Questo ci fa capire che essere proclamati Dottore della Chiesa non è un semplice titolo accademico o il riconoscimento per aver prodotto unicamente un’importante opera teologica di tipo speculativo. In particolare Santa Teresa e Santa Caterina hanno raccolto soprattutto nella preghiera e nell’intimità con Dio quella conoscenza che hanno saputo esprimere con il loro genio femminile, anche attraverso un linguaggio ricco di simboli e di immagini evocative (il giardino, il castello, il cammino, il ponte…) proprio come si vede nella Bibbia.
Quel 27 settembre 1970, Paolo VI pronunciò un’omelia piena di slancio per motivare l’atto che aveva appena compiuto.
Noi abbiamo conferito, o meglio: Noi abbiamo riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa a Santa Teresa di Gesù (…) E il significato di questo atto è molto chiaro; un atto che intenzionalmente vuole essere luminoso: luminoso per il fascio di raggi che la lampada del titolo dottorale proietta sopra di lei; e luminoso per un altro fascio di raggi, che questo stesso titolo dottorale proietta sopra di noi. Sopra di lei, Teresa: la luce del titolo mette in evidenza indiscutibili valori che già le erano ampiamente riconosciuti: la santità della vita, innanzitutto … e altresì «l’eminenza della dottrina».
Era già ammessa, si può dire per consenso unanime, questa prerogativa di Santa Teresa, di essere madre, d’essere maestra delle persone spirituali ( “maestra di maestri spirituali”). Una madre piena d’incantevole semplicità, una maestra piena di mirabile profondità. Il suffragio della tradizione dei Santi, dei Teologi, dei Fedeli, degli studiosi le era già assicurato; noi lo abbiamo ora convalidato, facendo in modo che, ornata di questo titolo magistrale, ella abbia una più autorevole missione da compiere, nella sua Famiglia religiosa e nella Chiesa orante e nel mondo, con un suo messaggio perenne e presente: il messaggio dell’orazione.