Riportiamo l'intervista del nostro P. Stefano Conotter ad Anne-Marie Le Bourhis[1], in occasione del 50° anniversario della proclamazione di Teresa come Dottore della Chiesa (1970 - 2020).
Prima di tutto vorrei chiederti come è stato il tuo incontro personale con Teresa d’Avila, come e quando ti ha toccato ?
Ho scoperto Teresa d’Avila quando sono entrata nell’Istituto Notre Dame de Vie attraverso la mediazione del Beato Marie Eugène de l’Enfant Jésus, ascoltando le sue conferenze su di lei, sulla sua spiritualità e la lettura di “Voglio vedere Dio”[2], attraverso la vita del noviziato impregnata dalla sua spiritualità, e ovviamente leggendo le opere della Santa stessa. Così Teresa ha guidato i miei primi passi nella vita spirituale.
Dopo i due anni di formazione a Notre-Dame de Vie, Teresa ha accompagnato la mia vita professionale. Qui è stato il libro de Le Fondazioni che ho sentito vicino: i suoi pensieri mi hanno allora profondamente aiutata per il discernimento quotidiano. Le sue parole mi hanno sostenuta nel combattimento spirituale che ogni cristiano, impegnato nel cuore del mondo, sperimenta prima o poi.
Poi ci sono stati anche vari incontri e scambi con le sorelle e i fratelli dell’Ordine Carmelitano di diversi paesi che mi hanno permesso di vedere quanto il suo carisma è sempre vivo e come si adatta a situazioni molto diverse. Ho in fine scoperto un nuovo aspetto di Teresa, andando da lei in Spagna in occasione del pellegrinaggio per i 500 anni dalla nascita nel 2015. Vedere i luoghi dove ha vissuto illumina profondamente la sua figura e il suo insegnamento. Lì Teresa è molto viva e molto amata!
Con la proclamazione del dottorato la Chiesa riconosce che il magistero di Teresa è per tutti, non solo per una élite. Quindi anche per i bambini. Il magistero di Teresa può ispirare anche la catechesi dei bambini?
Certamente, noi ne facciamo l’esperienza frequentemente con la catechesi che proponiamo, e questo con i bambini di tutti gli ambienti e di culture molto diverse.
La società sente sempre più il bisogno e l’urgenza di una educazione all’interiorità. Ma non si tratta di proporre un cammino qualsiasi. Non tutti portano alla vera gioia! Qui Teresa è una vera educatrice di vita spirituale, non solo con i bambini ma anche e soprattutto per gli adulti. Il mondo è più che mai “in fiamme” e, nello stesso tempo, noi vediamo un’immensa sete di Dio, anche se questa non è sempre espressa chiaramente. Questa catechesi, che rivela la presenza del Dio vivo e orienta verso il dialogo d’amicizia con Lui, corrisponde alle attese profonde dei nostri contemporanei che siano piccoli o grandi.
C’è un tema teresiano che sembra molto presente nella prima tappa della catechesi, lì dove si parla della rivelazione di Dio che è Padre e della scoperta dell’interiorità. Si può dire che c’è un’ispirazione teresiana in questa pedagogia, per esempio l’immagine del Castello interiore.
Sì, la prima tappa del percorso è essenziale. C’è una evangelizzazione di tutte le dimensioni della persona, un primo annuncio rivolto à tutti (credenti, non credenti in ricerca, credenti di altre religioni…) A partire dalla Sacra Scrittura, seguiamo la pedagogia divina rivelata nella storia della salvezza. Tutta un’antropologia cristiana è implicata in questa tappa. Orientiamo i bambini verso la scoperta dell’Amore infinito di Dio, la bellezza della persona, la relazione con Dio, la potenza della misericordia ricevuta e offerta, la partecipazione alla gioia della salvezza offerta a tutti… Tutte queste dimensioni prendono vita progressivamente e si approfondiscono nel corso degli anni…
Nello stesso tempo, si risveglia in loro qualche attitudine spirituale come: desiderare, meravigliarsi, ricevere, pregare, offrirsi alla misericordia, seguire lo Spirito del Signore, rendere grazie con Maria.
Questo percorso, in fondo molto semplice, è quello su cui i santi del Carmelo hanno camminato. Ci portano delle luci preziose per avanzare in questo cammino. Teresa d’Avila si rivela una vera madre per accompagnare i bambini nel loro incontro con il Signore presente e operante nel fondo del loro cuore. Essi amano la sua vita, i suoi grandi desideri, i suoi consigli, le sue lotte… e i più grandi, comprendono il senso profondo delle sue immagini, come quella del castello interiore…
Secondo la celebre definizione di Teresa l’orazione è un dialogo di amicizia con Colui dal quale ci sappiamo amati. Non è forse questo lo scopo e il cuore di ogni incontro di catechesi secondo il metodo che voi proponete?
Di fatto è lo scopo di tutta la catechesi, quale che sia il metodo utilizzato. La Chiesa ce lo afferma molto chiaramente al numero 5 dell’Esortazione Apostolica “Catechesi Tradendae”: “lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all'amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della santa Trinità”.
Quando noi cerchiamo con i catechisti (laici, preti, consacrati…) lo scopo ultimo della catechesi, pochissimi propongono “la comunione, l’intimità con Gesù Cristo”, e ancora meno “la partecipazione alla vita della santa Trinità”! Per alcuni, questo testo è come uno choc, a volte anche una rimessa in questione di tanti anni di esperienza. È anche una presa di coscienza della grandezza e della bellezza della missione della catechesi.
Ma subito sorge la domanda: “E’ possibile questo? Come fare?” A quel punto comincia tutta una iniziazione, basata sulla dottrina di Teresa d’Avila e esplicitata dal padre Marie Eugène, sulla vita teologale, la crescita della grazia, l’orazione… Una volta concluso questo insegnamento, noi proponiamo agli adulti di entrare loro stessi in questo dialogo di amicizia con il Signore. Li invitiamo a prendersi liberamente un tempo di preghiera silenziosa con Lui. Dopo questo tempo, non è raro sentir dire: “Perché questo non ci è mai stato insegnato prima?”
Il tempo dato alla preghiera è un punto centrale. Dopo ogni catechesi, è necessario chiedersi: “Abbiamo offerto oggi un tempo di preghiera silenziosa ai bambini, abbiamo lasciato la loro possibilità di entrare in relazione con il Signore?”
Quando gli adulti osano proporre questo tempo, sono molto sorpresi di vedere quanto i bambini non solo l’apprezzano, ma poi lo reclamano anche. La posta in gioco è molto grande. Non è forse da questo dialogo che dipende la crescita della carità nel nostro cuore e quindi nel mondo? San Paolo non lo propone forse come unico criterio d’una vita autenticamente secondo il Vangelo?
Si può dire che questa ispirazione teresiana della catechesi viene dalla mediazione dell’insegnamento di padre Marie Eugène. Qual è la sua parte nella nascita del percorso della catechesi?
Padre Marie Eugène ha molto sostenuto le educatrici che si lanciavano in questa avventura. Bisogna riconoscere che questa esperienza sembrava allora all’opposto di certe correnti catechetiche dell’epoca. Il padre Marie Eugène cercava di incoraggiarle su questo terreno. Diceva continuamente loro: “I bambini sono capaci di Dio… Conoscerlo e amarlo è un’esperienza fondamentale che bisogna proporre loro”. Confidava loro: “ La dottrina di ‘Je veux voir Dieu’ (il cui filo conduttore è il ‘Castello interiore’ di santa Teresa d’Avila), vorrei darla ai bambini, farla vivere ai bambini… Questa dottrina, ve la do perché voi la diffondiate…” (8/12/1966).
Qual è stata la reazione del padre Marie Eugène a questa proclamazione del 27 settembre 1970? Ha contribuito anche lui alla preparazione del dottorato?
No, perché era già in Cielo! Ha partecipato a questa grazia in diretta con il Signore e Teresa condividendo pienamente la gioia della Chiesa del Cielo e della terra.
Tuttavia sappiamo quanto aveva desiderato questo dottorato con tutte le sue forze, così come ha desiderato quello di san Giovanni della Croce e quello di santa Teresa di Gesù Bambino.
Per far conoscere Teresa d’Avila, ha fatto numerose conferenze e esplicitato lo spirito teresiano, la sua dottrina… non solo nei Carmeli ma in tutti gli ambienti. Il padre Marie Eugène era convinto che la spiritualità del Carmelo doveva essere proposta umilmente, ma ampliamente a tutti senza eccezione. Per lui, la dottrina del Carmelo era “uno dei tesori più preziosi dell’Ordine e della Chiesa”. Esclamava: “Persone che cercano Dio, ce n’è dappertutto, come vorrei raggiungerle”. Effettivamente tutta la sua vita, le sue opere e i suoi scritti erano volti a questo servizio. La fondazione di Notre-Dame de Vie è una delle sue risposte a questa chiamata dello Spirito.
Se il padre Marie Eugène ha festeggiato questa proclamazione in Cielo, la cofondatrice Maria Pila invece era presente a Roma quel giorno. Prima si era unita a tutta la famiglia del Carmelo per sollecitare questo riconoscimento della Chiesa. Abbiamo conservato la sua lettera del 13 ottobre del 1968 indirizzata à Paolo VI. Conclude con queste parole: “Santa Teresa è madre, madre per la sua potenza di educazione divina. Ella dà luce con amore, con amore regale ed è in questo amore che risiede il suo genio. Madre santa Teresa lo è in pienezza e la nostra epoca ha bisogno urgente della testimonianza luminosa della sua fecondità”.
Teresa non aveva un accesso diretto alla Sacra Scrittura, e tuttavia si è potuto parlare di un evangelismo teresiano. Come può ispirare una catechesi che si basa tutta sulla Parola di Dio?
“La catechesi attingerà sempre il suo contenuto alla fonte viva della Parola di Dio, trasmessa nella tradizione e nella Scrittura” (CT n°27). L’accesso alla Sacra Scrittura è una delle grazie del nostro tempo, ma, nella pratica, c’è un rischio, quello di ridurre questa trasmissione a una semplice lettura continua di una spiegazione del testo, o di “utilizzarlo” come esempio di appoggio ad una lezione di morale.
Per Teresa, che in effetti non aveva accesso ai libri Santi, è il Signore stesso che l’ha istruita “in tante maniere, con tanto amore! […] Sua Maestà è stato il vero libro dove ho trovato tutte le verità” (Vita 26,5). Ricorda così l’essenziale: si tratta di trovare Gesù stesso nelle Scritture, imparando così a entrare nell’intimità di Cristo. Le Scritture sono un “Libro vivente”!
Il padre Marie Eugène, a partire dalla pubblicazione dei documenti del Concilio Vaticano II, ne aveva percepito la vera posta in gioco. Affermava nel 1966: “Comprendiamo queste relazioni con Dio con l’umanità attraverso il racconto dei fatti ma per comprenderle perfettamente, bisogna viverle, bisogna comprenderle con l’esperienza personale”.
Teresa si dichiara figlia della Chiesa, ha un forte senso della Chiesa come popolo di Dio che cammina nella storia e vuole partecipare al combattimento che questo cammino implica. Anche il metodo della catechesi vuole dare ai bambini il senso della Chiesa, dell’appartenenza a una storia di salvezza. Si può riconoscere un’ispirazione teresiana nella sottolineatura di questa dimensione? Per esempio nell’incontro per la festa di Tutti i Santi nel “libro verde”[3], la vita di Teresa è presentata insieme a quella di San Tommaso d’Aquino, come esempio da seguire già da bambini.
Sì, attraverso questo percorso, c’è un processo che porta i bambini a questo senso della Chiesa. Noi li invitiamo prima di tutto a esperimentare la gioia di essere figli di Dio, di crescere come figli di Dio. Poi scoprono la gioia di comunicare alla vita della famiglia Chiesa, di essere chiamati a partecipare alla sua storia. Li aiutiamo anche a discernere la loro vocazione e a sperimentare la gioia della missione nel cuore della Chiesa. Questo approfondimento si realizza nel corso degli anni, tenendo conto dell’età e della loro maturità psicologica e spirituale.
Inoltre la terza tappa di ogni anno è un tempo consacrato alla vita con lo Spirito Santo. È Lui che spinge i bambini alla scoperta e all’amore della Chiesa.
Nel nostro mondo attuale, i bambini sono a volte dolorosamente toccati nei loro legami famigliari. Quando un catechista rivela loro: che sono voluti, amati da Dio, che hanno tutti una vera famiglia con una storia radicata in un progetto di amore al quale sono chiamati a collaborare liberamente in modo unico; allora il lieto annuncio del Vangelo si incarna!
Durante i tempi di catechesi, i bambini sperimentano modestamente ma realmente questa vita della Chiesa. Raccolti in una comunità fraterna, scoprono le sue gioie, le sue lotte e soprattutto si scoprono uniti da uno stesso desiderio di vera carità. Non si ritrova qui l’intuizione di Teresa quando voleva fondare “i piccoli colombai della Vergine”? La catechesi può diventare questo piccolo colombaio dove i bambini fanno l’esperienza della loro “famiglia Chiesa”. Un luogo dove l’amore di Dio e l’amore dei fratelli può esistere e crescere. Una tale esperienza risveglia in loro la speranza, li rimette in piedi e suscita una nuova partenza nella loro vita. Questa esperienza la condividono con gli altri e noi constatiamo come essa duri negli anni. Quale che sia il loro vissuto, nel seguito della loro esistenza, presto o tardi, ritornerà a galla. Le testimonianze ricevute in questo senso sono sconvolgenti.
Teresa aveva un carisma pedagogico, non è una teologa di professione, ma ha sempre cercato il confronto con dei grandi teologi, los letrados. Nelle sessioni di formazione al metodo di catechesi che voi proponete c’è sempre una parte teologica che accompagna una parte pedagogica. Si può dire che anche questo è una eredità teresiana?
Sì, questo continuo riferimento alla Chiesa è stato presente fin dall’inizio di questo percorso e questo continua ad esserlo in diverse maniere:
Studiamo i testi essenziali della Chiesa (Vaticano II, CCC, DGC, encicliche, esortazioni apostoliche…) Sono dei fari luminosi che ci indicano il cammino. Alcuni testi vengono a confermare la nostra esperienza pratica, altri ci aprono degli orizzonti nuovi. Tutti arricchiscono e allargano la nostra esperienza.
Permettetemi di segnalare qui il posto particolare del Catechismo della Chiesa Cattolica. È uno strumento molto prezioso nella formazione dei catechisti. Per ogni catechesi, i numeri “chiave” del CCC sono proposti nel libro del catechista. Arricchiscono la loro fede e permettono loro di meglio comprendere il passaggio della Scrittura da trasmettere ai bambini. Tutto il contenuto del CCC è così affrontato nell’insieme del percorso.
In occasione delle sessioni di formazione internazionali, noi cerchiamo di offrire ai catechisti una formazione umana e spirituale, biblica e teologica, pedagogica e missionaria, e questo in un clima impregnato dalla spiritualità del Carmelo. Non solo queste sessioni sono per molti catechisti l’occasione di una apertura alla Chiesa universale, ma donano loro una solida colonna vertebrale nella fede e una capacità di discernimento.
Nella redazione e nella riattualizzazione permanente di questo percorso, noi dobbiamo molto ai consigli di diversi teologi, vescovi… Così anche le discussioni, gli scambi con molti religiosi appartenenti a diversi ordini (carmelitani, domenicani, gesuiti, francescani…) sono per noi molto preziosi a tutti i livelli. Ringraziamo anche il Signore per tutti i santi pastori che ci hanno aiutato lungo gli anni attraverso il loro insegnamento e la loro vita di santità.
Dopo questo scambio sull’attualità del dottorato di Teresa, permettetemi di concludere con un’azione di grazia con le sue stesse parole:
«…Oh, le vostre infinite misericordie,
con quanta ragione dovrei io sempre cantarle !
Signore datemi di poterle cantare in eterno!» (Vita 14,10)
Note:
[1] Coautrice del percorso di catechesi « Vieni e seguimi » assieme a padre Benoît Caulle. http://catevsm.com/product/vivete-da-figli-della-luce-primo-anno.
[2] « Je veux voir Dieu » è il libro che raccoglie in maniera organica gli insegnamenti del Padre Marie Eugène e che è anche la base della formazione dell’Istituto Notre-Dame de Vie da lui fondato, a cui Anne Marie Le Bourhis appartiene.
[3] E’ il primo volume del percorso. Per saperne di più si può visitare il sito: http://catevsm.com/product/vivete-da-figli-della-luce-primo-anno.