di P. Ermanno Barucco ocd
"In principio era il dia-logo… il dia-logo era Dio…"
Nel Libro del Siracide (cf. Sir 24,1-4.12-16) la Sapienza è collocata nell’eternità con Dio, mentre Dio dialogava con lei e insieme a lei creava il mondo. Questa immagine della Sapienza prefigurava ciò che san Paolo afferma nel famoso inno della Lettera agli Efesini (cf. Ef 1,3-6.15-18): san Paolo afferma che in Gesù Cristo noi tutti siamo stati pensati, amati dall’eternità e poi creati, redenti e fatti figli secondo un disegno eterno di Dio.
Lo stesso Prologo del Vangelo di Giovanni (cf. Gv 1,1-18) porta a compimento questa visione della Sapienza e del disegno eterno di Dio perché il Verbo di Dio, il Verbo che si è fatto carne, ha creato il mondo, redime il mondo, ci rende figli di Dio.
È bello pensare che la parola che in italiano è tradotta come Verbo «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio… E il Verbo si fece carne…», nella lingua originale, il Greco, è “Logos”, che noi usiamo nella parola “dialogo”. Potremmo addirittura dire che “In principio era il dia-logo… il dia-logo era Dio… il dia-logo si è fatto carne…”.
Nel Libro del Siracide si descrive infatti il dialogo bellissimo che la Sapienza intrattiene con Dio: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”» (Sir 24,12-13). Fissare la tenda è la stessa cosa che ha fatto il Verbo che si è fatto carne ed «ha posto la sua tenda (dimora) in mezzo a noi» (Gv 1,14). Queste letture dell’Antico e del Nuovo testamento ci riempiono di stupore: noi assistiamo al dialogo che avviene dall’eternità tra il Padre e il Figlio, che ci hanno voluto e che ci hanno amato in questo dialogo, tanto che “il dia-logo era Dio”. Quando poi il dialogo eterno fra Padre e Figlio è stato “esportato” sulla terra ed è stato condiviso con gli uomini, “il dia-logo si fece carne”, Gesù Cristo in mezzo a noi, nato da donna, la Vergine Maria.
"Il dia-logo si fece carne": embrione, feto, neonato…
Per sottolineare che anche noi uomini siamo fatti per il dialogo, per il dialogo con Dio e per il dialogo tra di noi, abbiamo però bisogno di un’immagine più concreta. Non è sufficiente cioè dire che Dio creò tutto nel dialogo con la sua Sapienza-Verbo, ma dicendo che noi siamo venuti all’esistenza in questo dialogo tra Padre e Figlio, possiamo addirittura scoprire che questo dialogo si “riflette” concretamente agli inizi della nostra esistenza nel modo con cui veniamo all’esistenza, tanto da poter dire, in maniera analogica rispetto all’evento unico di Gesù Cristo, che “il dia-logo si fece carne”, si fece uomo, ciascun uomo: embrione, feto, neonato…
- Nel momento in cui ciascuno di noi viene all’esistenza, biologicamente, lo sappiamo, siamo l’unione genetica dei gameti di nostro padre e di nostra madre. Anche questo è dialogo: i nostri geni sono frutto di un’unione tra elementi che hanno cominciato a dialogare. Sono io, esisto, sono un dialogo.
- I medici descrivono che cosa accade a quel piccolo embrione concepito là, vicino alle ovaie, e che comincia il suo viaggio: i medici ci dicono che quell’embrione comincia a “dialogare” con sua madre, in un fenomeno chiamato “cross talk”, cioè dialogo incrociato, reciproco. Sì, sì, gli enzimi “dialogano” e dentro il corpo umano, nelle tube di falloppio, dicono alla donna: “Guarda che è stato concepito un bambino”. Certo, lo dicono al suo corpo, la donna non se ne rende neanche conto. Eppure i medici asseriscono che stanno “dialogando” tra di loro. “Dialogando”? Sì, “dialogando”, perché il bambino dice alla madre: “Ehi, ci sono! Prepara il tuo grembo che sto arrivando e che mi devi accogliere”. Sto descrivendo ciò in modo poetico ma accade veramente così, scientificamente così.
- Il feto che cresce nel grembo materno, una volta che si è impiantato nell’utero, ci dice il medico Jean-Marie Delassus, comincia a percepire “l’assoluto in cui tutto è donato”. Cos’è il grembo materno? Dice sempre il medico esperto di maternità: “Il grembo materno è il luogo in cui il bambino, immerso nel liquido amniotico della placenta, percepisce l’assoluto in cui tutto gli è donato”. “Tutto ciò che è mio, sembra dire la madre, è tuo, figlio mio”. E dall’altra parte: “Tutto ciò che è tuo, sembra dirle il figlio, è mio”. In realtà queste sono le parole che Gesù utilizza quando parla con suo Padre: «Tutto ciò che è mio è tuo, e tutto ciò che è tuo è mio» (Gv 17,10; cf. Lc 15,31). Questo dono continuo dell’assoluto nel grembo materno è “dialogo”. Lo ha detto un medico, non l’ha detto un teologo! E allora noi immaginiamo: “Ma allora Dio ci ha voluto come Lui è!”, dialogo. Se il Padre dialoga con il Figlio, se il Creatore dialoga con la Sapienza perché tutto sia creato, anche quell’embrione che noi siamo stati è stato voluto, amato, creato in quel momento da questo dialogo e tutto per quell’embrione, per quel feto diventa “dialogo”.
- E lo stesso medico aggiunge ancora qualcosa. Una volta che il bambino nasce la mamma lo nutre al seno e uno dice: “eh, mangia!”. “No, no”, dice il medico, “non mangia, dialoga!”. Perché il bambino non si accontenta di mangiare il latte, di essere allattato, guarda il volto di sua madre e aspetta. Che cosa aspetta? Il sorriso della madre, dice il medico. Perché quel sorriso, mentre è allattato al seno, dice al bambino: “Hai perso l’assoluto del grembo. Pensavi di non avere più niente, che nessuno ti donasse più niente… Hai addirittura pianto per questo… – insiste ancora il medico esperto di maternità – hai pianto perché hai perso l’assoluto del grembo. Ma ora lo ‘ritrovi’ in questo gesto di amore con cui mentre sei allattato tua madre ti guarda e ti sorride”. Siamo fatti per il dialogo e quel sorriso forse è il “segno” che Dio creatore ha voluto darci per farci pensare al suo sorriso, il sorriso del Padre, che è Gesù. Che cosa ci ha donato Gesù? Tutto. Si è donato addirittura a noi per essere mangiato nell’Eucaristia. Tutto ciò che è suo è diventato nostro. Il suo essere figlio ci è stato donato, dice il Prologo di Giovanni: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome» (Gv 1,12). Ci ha donato tutto ciò che è suo: ci ha donato il sorriso del Padre, ci ha donato l’assoluto dell’Amore nella Trinità. Pensate: mentre nostra madre ci allattava e ci sorrideva, abbiamo mangiato e guardato il “segno” del sorriso di Dio.
Il dia-logo originario nel "seno del Padre"
Pensiamo a come si conclude il Prologo di Giovanni, con la parola più stramba del mondo: «Il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato [è lui che trascina là (secondo un’altra traduzione)]» (Gv1,18). Può un padre avere un seno-grembo? Che parole strane usa la Bibbia! Ma forse per dirci questo: l’esperienza di gestazione che noi facciamo percependo l’assoluto nel grembo materno (perché siamo tutti stati bambini nel grembo di una donna e speriamo che lo saremo ancora nel futuro) ci dice che Dio Padre ci ha fatti per essere “trascinati” dentro con Gesù, il Figlio, nel luogo del loro dialogo originario che è “il seno del Padre”. Sì, noi che siamo fatti per questo dialogo: per il dialogo con Dio, per il dialogo tra di noi, ma addirittura Gesù, il Figlio, ci ha “trascinati” nel “seno del Padre” per farci dialogare con loro nel loro dialogo, per farci amare dallo stesso Amore che loro si donano totalmente che è lo Spirito Santo.
È bello "comunicarsi" in famiglia
Per questo dovremmo avere più cura del dialogo tra noi. Un giorno papa Francesco, poiché è ispanofono, ha inventato una parola che in italiano non esiste. Ha sollecitato le famiglie a “comunicarsi”, rivolgendosi soprattutto ai ragazzi sempre attaccati al telefonino, e ha detto di guardare ai tre membri della Santa famiglia: «Loro pregavano, lavoravano, si comunicavano… Tu nella tua famiglia sai comunicarti?… [molti] non si comunicano. Dobbiamo riprendere la comunicazione in famiglia… comunicarsi con i fratelli, tra loro» (Angelus, 29 dicembre 2019: occorre ascoltare l’audio con le frasi pronunciate a braccio dal papa perché il testo ufficiale italiano è stato corretto). Il papa ci ha detto che è bello “comunicarsi” in famiglia e noi usiamo questo termine per indicare il nostro andare a “prendere l’Eucaristia”, a “fare la comunione”. Quando faccio la comunione e ricevo l’Eucarestia in chiesa “vado a comunicarmi”, ma poi vado a casa e “vado a comunicarmi” dialogando con gli altri in famiglia.
È bello dialogare, è bello prendere l’Eucaristia ed è bello “comunicarsi” a casa quando viviamo il dialogo per cui Dio ci ha fatto da tutta l’eternità e ci ha donato di vivere fin dagli inizi della nostra esistenza.