di P. Ermanno Barucco ocd*

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La bioetica nasce subito come un trittico, tre “correnti” di un unico fiume che sottolineano tre diversi aspetti intrecciati: i diritti dell’uomo e del paziente, la salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente, la correlazione tra etica e medicina. Tutto accade negli Stati Uniti in tre anni successivi.

Nel 1969 nasce “The Hastings Center” ad opera di Dan Callahan (1930-    ) psicologo e filosofo, laico cattolico di ispirazione liberale. Egli avverte la necessità di una maggiore riflessione filosofica intorno alle questioni etiche ma con un approccio interdisciplinare (medicina, sociologia, demografia, filosofia, teologia, diritto e politica).

Aggrega intorno a sé specialisti di diverse discipline, ma l’attenzione è posta alle questioni mediche di tipo sociale: sui diritti dei malati, sulla limitazione delle nascite, sulle risorse per le cure, sulla formazione del personale sanitario, sull’invasività della tecnica in medicina. “The Hasting center” è un istituto sostenuto, per volere del fondatore, da finanziamenti privati e non affiliato a nessuna Università, per salvaguardare l’approccio interdisciplinare e per svolgere “educazione” alla bioetica negli ambienti di formazione. Il nome deriva dal fatto che in quei primi anni Callahan vive a Hastings on Hudson, qualche kilometro a nord di New York City.

Nel 1970 il biochimico specializzatosi in oncologia Van Rensselaer Potter (1911-2001), professore all’Università del Wisconsin, pubblica un articolo dal titolo “Bioetica, scienza della sopravvivenza” e nel 1971 un libro che raccoglie alcuni suoi articoli precedenti dal titolo “Bioetica. Ponte verso il futuro”. Egli propone una nuova disciplina dal nome nuovo, “Bioetica”, coniato indipendentemente dall’uso fatto in precedenza da un altro autore quasi cinquant’anni prima. L’idea originaria di Potter a riguardo della Bioetica si concentra sulla preoccupazione di trovare una strada per la “sopravvivenza” dell’uomo sulla terra attraverso il ripensamento del suo rapporto con l’ambiente e quindi di costruire un “ponte verso il futuro” che altrimenti sarebbe incerto. Tutto ciò richiede una scelta etica a partire da una coscienza di “Bioetica globale”, come la chiamerà più tardi nel 1988 volendo che sia recuperata la sua idea originaria di Bioetica legata all’ecologia, poiché la parola Bioetica nel frattempo aveva preso soprattutto la strada dell’etica biomedica. Potter non ha avuto un grande seguito di discepoli e non ha fondato un istituto di ricerca, ha avuto però diversi fans e alcuni istituti nel mondo seguono la sua impostazione.

Nel 1971 nasce il “The Kennedy Institute” affiliato all’Università Georgetown (Washington D.C.), università dei Gesuiti. Ispiratore ne è André Hellegers (1926-1979), ostetrico di origine olandese, specializzato in fisiologia fetale, amico della famiglia Kennedy che fu sostenitrice dell’opera. Hellegers è interessato alle questioni riguardanti la ricerca sulla popolazione, la generazione umana e lo sviluppo (grazie all’impulso dato dalle encicliche di Paolo VI Populorum progressio nel 1967 e Humanae vitae nel 1968). Egli comprende la necessità di associare l’etica alla medicina per cercare soluzioni etiche alle nuove questioni mediche e scientifiche che si presentano e in un contesto divenuto complesso, ma sempre con uno sguardo alle problematiche internazionali e sociali della fertilità umana. Nell’alveo dell’Istituto si svilupperanno importanti pubblicazioni come “Bibliografia di Bioetica” e “Enciclopedia di Bioetica”, frutto della collaborazione di diversi specialisti.

Queste tre correnti si sono sviluppate nel mondo da 50 anni, le loro riflessioni iniziali sono state arricchite e perfezionate, a volte anche sfigurate e incomprese. Ma dei punti fermi sono rimasti: l’esperienza interdisciplinare, l’importanza della formazione alla Bioetica e il suo valore sociale; la cura per l’umanità e la natura partendo dall’ecologia integrale e globale; il rispetto del senso profondo delle relazioni umane e della dignità delle persone in medicina attraverso l’etica. Da questi punti fermi ogni riflessione ed esperienza deve partire per arrivare a formare negli uomini e nelle donne di oggi una certa sapienza per il discernimento morale delle problematiche bioetiche incontrate e per poter accogliere indicazioni valide verso un cammino pieno di umanità, di vita e di relazioni nuove.

*Professore di bioetica

Pubblicato in Gente veneta, anno XLV, n. 17 (26 aprile 2019) p. 5.