di P. Ermanno Barucco ocd
Non ci avevate forse mai pensato o fatto caso ma nel campo della bioetica colori e simboli comunicano un’idea precisa. Quale? Il rosso-arancione esprime la bioetica incentrata sul rispetto dei diritti dell’uomo o del paziente a riguardo di informazione, consenso o rifiuto delle cure, per contrastare i medici che rischiano di diventare autoritari nell’esercizio della professione. La bilancia a due piatti è il simbolo della giustizia alla quale ricorrere insieme alla lotta politica per assicurare questi diritti dell’individuo all’autonomia.
Il verde indica la bioetica globale, ambientale, ecologica, preoccupata della sopravvivenza dell’uomo, degli animali e del pianeta terra da affidare alle generazioni future in buono stato. I simboli usati sono quindi elementi vegetali come le foglie o l’albero (generalmente verde ma anche di altro colore) e il globo terrestre, ma anche le aggiunte di animali e esseri umani sono frequenti. Il rispetto della natura nella sua globalità è perseguito con l’idea di bioetica come “ponte verso il futuro” (R. V. Potter) armonizzando la conoscenza scientifica con la sapienza umanista per “saper ‘come usare’ il sapere (scientifico)”. In questo contesto trova spazio anche il simbolo dell’albero della vita che si riferisce al crescere della vita, al respirare purificando l’aria, al portare frutti per far vivere, ed è un simbolo biblico presente ugualmente negli antichi scritti orientali.
Il blu-azzurro è il colore tipico della medicina, della biologia e della genetica, ed è quindi usato per proporre una bioetica come ricerca del rispetto della dignità della persona umana nell’equilibrio tra etica e sperimentazione medica. Questo colore rimanda all’acqua e al cielo, al dono della vita e di ciò che fa vivere, indicando una medicina al servizio delle persone, malate o vulnerabili, nella relazione vera e vitale con loro. Inoltre rinvia alle acque del grembo materno, fonte di vita nella generazione-gestazione e quindi fonte di relazioni “generose” nelle cure. I simboli più usati sono il serpente sul bastone (presente pure nella Bibbia ma usato nell’antichità greco-romana come simbolo della medicina, il caduceo del dio guaritore Asclepio, a volte anche con due serpenti attorcigliati) e la doppia elica del DNA, ma anche l’uomo vitruviano di Leonardo o i disegni dei feti da lui realizzati, o semplicemente un feto variamente rappresentato. Le immagini preferite sono le provette di laboratorio con embrioni o vari strumenti della biomedicina con medici in camice bianco o addirittura le ruote dentate quando si prospetta una bioetica del “principio responsabilità” (H. Jonas) per controbilanciare, umanizzandoli, i progressi della “tecnica” in genetica, e per saper saggiamente usare le “macchine” a servizio del sostegno vitale di malati e morenti, senza accanimento terapeutico.
Per sottolineare la cura delle persone deboli e fragili si rappresentano le mani che si stringono, due o quattro: mano di adulto e mano di bambino per le questioni d’inizio vita, mani di adulto e di anziano o malato per il fine vita o per le cure palliative. Tra i simboli della bioetica troviamo anche la lettera B maiuscola usata con un carattere più grande delle altre lettere, nella stessa parola “Bioetica” o anche da sola o in sigle.
Nell’ambito del Transumanesimo oltre alla lettera “h+” (“human plus”, ovvero una versione potenziata o aumentata dell’umano) viene spesso utilizzata la celebre immagine dell’incontro tra le dita di Adamo e di Dio nell’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina: tuttavia mentre una delle braccia è umana, l’altra è quella di un robot. O ancora l’uomo vitruviano di Leonardo metà uomo e metà robot. Molto usata è anche l’immagine di una persona, uomo o donna, che si toglie il volto umano come fosse una maschera e dentro la testa appare una struttura meccanica ed elettronica. Quando si sottolinea il cervello umano nell’insieme del corpo umano lo si disegna luminoso anche con chips o schede madre di computer, per indicare il passaggio all’intelligenza artificiale (AI). I colori prevalenti sono il blu e il grigio, quasi a sottolineare, rispettivamente, se si guarda con ottimismo al transumanesimo con tutte le sue preziose potenzialità in favore dell’uomo o con pessimismo e paura a causa dei rischi che si intravedono quale il tramonto (l’estinzione) della specie umana.
Ora avete gli strumenti per lanciarvi a decriptare i messaggi che vengono dalle immagini della bioetica.
*Professore di bioetica
Pubblicato in Gente veneta, anno XLV, n. 13 (29 marzo 2019) p. 4.