Perché il Salvator mundi di Leonardo è invisibile?
di P. Ermanno Barucco, ocd
L’abbaglio non sono i 450 milioni di dollari per un’opera d’arte, pur di Messer Leonardo da Vinci. L’abbaglio non è il fatto che si discuta se questo dipinto sia autentico, cioè del Maestro o solo di un discepolo, o di entrambi, come accadeva nelle botteghe dei pittori di un tempo.
L’abbaglio è che nessuno, dico (quasi) nessuno, abbia detto che il dipinto in questione rappresenti Gesù Cristo, nemmeno i giornalisti che scrivono su giornali cattolici. Eppure il titolo dell’opera, Salvator mundi, e l’immagine rappresentata, meritavano almeno qualche parola: Gesù Cristo benedicente è il “Salvatore del mondo”, come riconobbero i Samaritani andati a incontrare Gesù (cf. Gv 4,41). L’abbaglio è non vedere ciò che si sta guardando e non voler pensare a ciò che si sta leggendo. Neanche una parola a descrivere quel volto, neanche un accenno a spiegare quella mano benedicente, neanche un’allusione a quel “mondo” tenuto nell’altra mano.
Perché quest’abbaglio? Gesù l’aveva già detto ai suoi contemporanei che non volevano riconoscerlo: coloro che pretendevano di vedere erano in realtà ciechi, accecati dall’orgoglio; coloro che erano considerati ciechi, vedevano Gesù come il Salvatore del mondo (cf. Gv 9,35-42).
La questione di quest’abbaglio non è una questione religiosa o cristiana, o almeno non lo è in prima battuta. È innanzitutto una questione degli occhi che guardano e dell’intelligenza che pensa. Poi diciamo di essere oggi nel tempo delle immagini e che bisogna comunicare con le immagini e con brevi parole che colpiscano l’animo umano. Ma se non sappiamo nemmeno vedere ciò che guardiamo e pensare a ciò che diciamo? Credo che l’invasione di tutte queste immagini ci abbia resi ciechi e le parole siano diventate banali, non interessano più, addirittura insignificanti, siano tante o poche. Questa è la questione, il dramma, la tragedia.