di P. Ermanno Barucco ocd
50° anniversario della morte di Magritte
Cinquant’anni fa, il 15 agosto 1967, moriva all’età di 68 anni a Bruxelles René Magritte, il pittore surrealista belga conosciuto come uno dei più grandi artisti del ‘900. Le sue opere sono così numerose e le più note talmente riprese e trasformate da altri artisti, dalla pubblicità, dal mondo dell’immagine in generale, che a volte è difficile dire quali siano quelle originali. In fondo però, a tutta questa celebrità delle sue opere corrisponde una scarsa conoscenza di queste e di Magritte stesso, invasi come siamo da “varianti” di ogni genere fatte da altri.
Magritte e Dio
Il soggetto religioso o cristiano è praticamente assente nei quadri di Magritte e solo alcuni titoli riportano il nome di Dio o si riferiscono a espressioni d’origine religiosa, come ad esempio La collera di Dio (un fantino a cavallo al galoppo sopra un’auto a sua volta in corsa) o Dio non è un santo (un uccello in volo che si sta posando sopra una scarpa da donna), o L’impero delle luci (dove il cielo illuminato a giorno in alto sovrasta un paesaggio notturno, con il titolo ispirato all’evangelico “L’impero delle tenebre”, Lc 22,53). Ma sappiamo che volutamente il pittore non faceva corrispondere le immagini alle parole nei titoli dei suoi quadri quando li attribuiva insieme alla moglie Georgette e al gruppo di suoi amici surrealisti. Inoltre né lui né il suo ambiente erano religiosi, come si evince dalle biografie su di lui e anche dai suoi scritti o aforismi, dove raramente si riferisce a Dio e non in modo espressamente religioso o cristiano.
Il surrealismo: l’inversione dello sguardo
Un aspetto di Magritte che può essere messo in luce è quello dell’inversione dello sguardo, in relazione a uno dei suoi aforismi: «essere surrealista, significa bandire dalla mente il “già visto” e ricercare il non visto». Per comprendere meglio la realtà a volte bisogna invertire la direzione dello sguardo per uscire dall’abitudine del già visto e saputo, e così stupirci per un nuovo sguardo sulla realtà diventata nuova, che ci dona La risposta inaspettata, come titola l’artista il quadro che rappresenta la possibilità prodigiosa di vedere dietro una porta che si smaterializza in parte per svelare cosa “nasconde” al di là. Il surrealismo è a favore della scoperta della realtà come diceva ancora Magritte, «il surrealismo è la conoscenza immediata del reale». Egli farà spesso uso “dell’inversione della regola”, che sia nella grandezza degli oggetti o della legge di gravità, con oggetti che fluttuano liberamente nell’aria o enormi pietre che volano come nuvole, vedesi La battaglia delle Argonne o il celebre Il castello dei Pirenei (probabilmente ispirato dalla Cittadella di Dinant, fortezza militare in cima ad una rocca scoscesa).
“L’inversione rivelatrice” nelle opere di Magritte
Ecco ora alcuni esempi di questa “inversione rivelatrice”! In alcuni quadri di Magritte, come Il matrimonio a mezzanotte, gli alberi crescono “al contrario”, hanno cioè le radici in alto (in cielo?) e la chioma in basso (verso terra). Nel famoso La riproduzione vietata, l’uomo che si guarda allo specchio non vede il suo volto e il suo petto ma vede riflessa la sua nuca e la sua schiena, ciò che non può vedere, il “non visto” di se stesso, poiché lo specchio “inverte” l’immagine in una maniera incredibile. In Le relazioni pericolose, Magritte dipinge una giovane donna nuda che si copre le parti intime con uno specchio rivolto verso lo spettatore che, invece di vedersi riflesso, vede ciò che lo specchio copre, cioè la silhouette della donna, sebbene in “direzione invertita” rispetto al resto del corpo non coperto e come se lo specchio “riflettesse” la donna addirittura da dietro verso il davanti. In diverse opere, come L’invenzione collettiva, Le meraviglie della natura e altre, vediamo “l’inversione” della figura della sirena, che non ha più la parte bassa del corpo a forma di pesce e la parte alta di donna, ma è pesce dalla vita in su e donna (o uomo alcune volte) dalla vita in giù. Magritte ha messo queste due forme vis-à-vis in un pannello pubblicitario realizzato alla fine del 1945 per una mostra sul surrealismo mentre ha rappresentato la sirena “classica” per un murales. Nella prima casa di Magritte a Bruxelles, oggi museo nel quartiere-comune di Jette, si può vedere un disegno (inciso all’acquaforte) Senza titolo dove l’artista mette la testa di un uomo sopra il suo cappello: un’inversione impressionante e rivelatrice! Come quella del dipinto Lo spirito della geometria, dove la maternità classica vede l’inversione delle teste tra mamma e bambino.
“Il salotto di Dio” e “L’impero delle luci”
Nei diversi quadri chiamati L’impero delle luci (o nel corrispettivo “invertito” Il salotto di Dio, meno noto) si è stupiti dal contrasto – sulla linea cielo e terra – tra luce e tenebra, giorno e notte, che, coesistendo nello stesso paesaggio, appaiono “invertiti” uno rispetto all’altro. Ecco come Magritte stesso racconta la loro genesi: «Ho pensato di rappresentare un paesaggio in pieno sole con un cielo notturno (stelle e luna crescente). L’ho dipinto e ridipinto più volte e sono allo stadio del disincanto; è un fallimento, evidentemente! Un amico mi ha suggerito di intitolarlo Il salotto di Dio. Ho a lungo esitato ad adottare questo titolo, in quanto Il ballo in maschera mi sembrava preferibile per diverse ragioni di cui la principale era il divieto assoluto di dire qualunque cosa di Dio. Posso pensare a un paesaggio soleggiato sotto un cielo notturno. Ma vederlo e riprodurlo in pittura non è possibile se non si è un Dio. Attendendo di diventarlo, abbandono il progetto… poi l’ho ripreso modificandone l’impostazione. Ecco il risultato: un paesaggio notturno sovrastato da un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio evoca la notte e il cielo evoca il giorno. Mi sembra che l’immagine così composta abbia il potere di sorprenderci e di incantarci. Io chiamo questo potere, semplicemente, “poesia”». L’artista che crea un’opera è riflesso, cosciente o incosciente, di Dio.
“L’impero delle luci”, quelle di Dio
Di Magritte vogliamo quindi cogliere quello sguardo nuovo dell’io nuovo sulla realtà che si svela nuovamente, che si “rivela” nuova e di nuovo, grazie anche all’inversione dello sguardo sulla realtà. In questo rivelarsi della realtà Dio c’è, ma si nasconde anche, discreto allo sguardo, perché, come direbbe Blaise Pascal, «vi è abbastanza luce per quelli che non desiderano che di vedere e abbastanza oscurità per quelli che hanno una disposizione opposta». Anche questo è un altro L’impero delle luci, quelle di Dio.