Per commemorare l'odierno anniversario della canonizzazione (27 dicembre 1726, sotto Benedetto XIII) del nostro santo padre Giovanni della Croce pubblichiamo un'intervista a P. Antonio Maria Sicari sulla sua "missione" nella Chiesa, già apparsa sul numero 7 di Quaderni Carmelitani (interamente dedicato a questa tematica).
D. I discepoli di Giovanni della Croce sono presentati come totalmente affascinati dal magistero del Santo. Non sembra pero che abbiamo poi saputo raccogliere il suo messaggio così da costituirsi in scuola. Come mai?
R. Certo i motivi sono molteplici e di difficile valutazione. Però porrei il problema in altro modo. Ancor oggi funziona male il concetto del mettersi al seguito d'un Santo, dove tutto sembra consistere nell'imitazione. Questo capita spesso anche al Carmelo, dotato in maniera eccezionale di "dottori". Che Dio doni alla Chiesa, attraverso I'esperienza speciale d'un Ordine come il Carmelo, dei Santi principalmente per imitarli, non mi pare del tutto esatto. Il Santo è innanzitutto uno che riceve una "missione" o un "compito di magisterialita" a beneficio di tutta la Chiesa. Specialmente poi in certi casi che si comprendono abbastanza chiaramente e che anche il Magistero ha solennemente o meno solennemente (cioé senza titolo formale di dottorato) riconosciuto e sono specialmente casi carmelitani: Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Teresina, Elisabetta ecc. Giovanni della Croce riceve innanzitutto e principalmente una "missione" che è quella di dare, anzi di essere la vera risposta a pesanti errori del suo tempo.