di P. Agostino Pappalardo ocd
Teresa d’Avila, meditando sulla preghiera del Padre Nostro, e trattandone in modo approfondito nel suo celebre libro Cammino di perfezione, quando affronta la domanda: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ci sorprende perché per lei al centro della richiesta, insegnataci da Gesù, non vi è tanto e solo il pane meramente materiale (come forse la stragrande maggioranza di persone immagina) quanto e soprattutto il Pane più sublime: la Santissima Eucaristia.
Ai capitoli 33-34 del Cammino puoi quasi vedere e toccare la calda esperienza, la riflessione appassionata della nostra Santa riguardo il Pane di Vita senza fine. “Statevene con Lui volentieri - ci raccomanda Teresa specialmente per il momento culmine della S. Messa che, talvolta o spesso, siamo tentati di vivere con fretta - non perdete una così bella occasione per trattare dei vostri interessi, quella che si offre dopo la S. Comunione…, fate in modo di restare uniti a Lui… Se subito portate il pensiero su cose esterne… né considerate che Egli sta dentro di voi, come potrà darvisi a conoscere? Questo è, dunque, un momento molto prezioso perché il nostro Maestro possa darci i suoi insegnamenti, perché lo ascoltiamo… ” (Cap. 34,10). Continuiamo a seguire la viva testimonianza e la lucida riflessione della Santa “Dottore della Chiesa”.Ella ci chiama a coltivare il desiderio di lasciarci incontrare e riscaldare da Gesù Eucaristico; esorta a ri-offrire a Dio Padre lo stesso Pane sacratissimo che ci ha donato e a supplicarLo, grazie ai meriti del Suo Figlio, per la Chiesa e la salvezza del mondo: Se l’anima vuole accostarsi al Signore, “è ben disposta… ha il desiderio di togliersi il freddo di dosso – e se resta lì un momento, di calore ne avrà per molte ore … Ricordatevi che vi sono poche anime che l’accompagnano e lo seguono nei patimenti;… vi saranno perfino anime le quali… lo cacciano scortesemente da sé… Egli soffre e soffrirà sempre tutto, pur di trovare una sola anima che lo accolga e lo trattenga in sé con amore, fate che sia la vostra!” (Cap. 35, 1-2). Nell’animo di Teresa coesiste la percezione e la viva conoscenza di un Amore sconfinato delle Persone Divine e, insieme, la percezione-conoscenza acuta e drammatica della ingratitudine, della superficialità e della cattiveria nostra, di tanta umanità, verso quest’Amore; una cattiveria che mette a grave rischio la salvezza degli uomini: “Padre santo che siete nei cieli, … ci dev’essere qualcuno… che prende le difese di vostro Figlio…! Ebbene, prendiamole noi, figlie mie,… essendo quelle che siamo… Obbedienti al suo comando, in nome del buon Gesù, supplichiamo Sua Maestà che, non avendo suo Figlio tralasciato di far nulla per dare a noi, poveri peccatori, un così gran beneficio come questo, la sua pietà non voglia permettere che sia oltraggiato, ponendovi rimedio. E poiché il suo santo Figlio ce ne ha fornito uno così incomparabile che ci permette di offrirgli lui stesso in sacrificio di continuo, valga tale dono prezioso ad arrestare il corso di tanti gravi mali … Vi supplico, eterno Padre… ; arrestate questo fuoco... Considerate che vostro Figlio è ancora nel mondo; per rispetto a lui cessino tante cattiverie, orrori e sozzure: la sua bellezza e la sua purezza non meritano … Quanto a supplicarvi che Egli non resti quaggiù, non osiamo chiedervelo: che ne sarebbe di noi? … Ma ci dev’essere, mio Signore, qualche rimedio a tutto questo… Oh, mio Dio! … che altro posso fare se non presentarvi questo Pane sacratissimo e,… tornare a darvelo e supplicarvi, per i meriti di vostro Figlio, … sì, Signore, fate che questo mare si calmi, che non proceda sempre in così gran tempesta la nave della Chiesa, e salvateci, Signore, perché siamo sul punto di perire” (Cap. 35, 3-5). E’ commovente vedere come il desiderio più ardente della grande Riformatrice coincide sostanzialmente col desiderio sommo di Dio stesso: ridare il Figlio, Gesù, affidato dal Padre celeste alle nostre mani, al mondo (quale dono perfetto, quale unico sacrificio efficace per la riconciliazione degli uomini con la Trinità Santissima), ri-offrirlo al Padre, come Vittima senza macchia, per la completa liberazione del mondo dal male. Infatti, in ogni Celebrazione della Santa Eucaristia che è la Messa, in cui riaccade intero questo immenso e sublime mistero, in ogni latitudine della terra, da duemila anni, in tutti i tempi, subito dopo la consacrazione, la Liturgia della S. Chiesa fa dire a noi sacerdoti: “Celebrando il memoriale della morte e resurrezione del Tuo Figlio, Ti offriamo, o Padre, il pane della vita e il calice della salvezza…”.
In fondo, anche il Culto della Divina Misericordia, specie con S. Faustina Kowalska e con S. Giovanni Paolo II (che ha contribuito in modo determinante a viverlo e a farlo diffondere con grande passione nel mondo), questo vivo Culto, nell’offerta dello stesso Gesù eucaristico, all’infinito Amore di Dio Padre, ha posto il centro, il luogo teologico perfetto, il sacrificio innocente, da riconsegnare al Padre per ottenere la riparazione, la purificazione, la riconciliazione piena del mondo intero col Dio stracolmo, ricco di amore paterno e materno, davvero “Dives in Misericordia”. Per questo non mi sembra affatto casuale che nel cuore di questa “Cultura della Misericordia Divina” vi sia la preghiera, la cosiddetta Coroncina (ormai, per grazia di Dio e per nostra fortuna, molto nota e diffusa in tante parti del mondo), la quale ci fa sempre dire: “Eterno Padre, ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore Nostro Gesù Cristo, in espiazione dei peccati nostri e di quelli di tutto il mondo…”. Ora Teresa d’Avila, già nel Cinquecento, fondava quei luoghi di incontro e riconciliazione dell’umano con Dio, i piccoli “angoli di Paradiso”, che erano, che sono, i monasteri della Riforma carmelitana, e quindi i conventi maschili, per mettervi innanzitutto il tesoro più grande: un tabernacolo con Gesù presente realmente, e ha intuito con la sua chiarezza tipicamente femminile che esiste un’unica via di uscita al dramma nostro, alle tragedie dei popoli, del mare di peccato e di offesa a Dio, in quanto restiamo indegni: il ripresentare, riportare continuamente al Padre Divino l’unico regalo immacolato e perfetto che abbiamo a nostra disposizione. Il regalo “inestimabile” che solo la Santissima Trinità poteva inventare e saperci donare, e noi possiamo ridonarLo, con vantaggi incalcolabili per tutti: Gesù sempre vivo, appunto, nella Santissima Eucaristia.