Maddalena, reduce da poche settimane di un intervento di volontariato nel famigerato campo di smistamento di Idomeni (chiuso da pochi giorni), ci ha raccontato, a partire dalla sua decennale esperienza, le dimensioni del dramma dei migranti in Europa, spiegandoci come funziona la Balkan Route, quali sono le modalità e le difficoltà di un profugo che vuole fare richiesta di asilo, quali sono le prospettive di integrazione, e ripercorrendo in breve la storia del conflitto civile in Siria (giunto ormai al sesto anno con mezzo milione di morti) e la risposta europea al nuovo flusso di migranti che questo ed altri conflitti han provocato (e i ritardi e le anomalie di questa risposta, non da ultimo il Migration Compact, firmato dai governi italiano e turco senza alcuna discussione nell’europarlamento).
Con dati alla mano, Maddalena ha poi sfatato alcuni miti e cliché con cui si è infierito su questo dramma: che ci fosse un invasione in atto (quando i profughi giunti in Europa tra il 2008 e il 2015 sono pari allo 0,17 % della popolazione totale); che tentare di chiudere le rotte come sta facendo l’Austria incoraggi i migranti a rimanere nel loro paese (perché l’unico risultato è che se ne riaprono di più lunghe e pericolose); l’Italia, in particolare, accoglie un profugo ogni mille abitanti, al di sotto quindi della media europea (1,1 ogni mille) e ben al di sotto di Svezia (11 ogni mille) e Francia (3,5 ogni mille).
Ma sicuramente più importante dei numeri e anche di una corretta informazione giornalistica, nell’affrontare questo dramma per noi cristiani è cruciale avere sempre a mente queste parole: “La famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe emigranti in Egitto e ivi rifugiati per sottrarsi alle ire di un empio re, sono il modello, l'esempio e il sostegno di tutti gli emigranti e pellegrini di ogni età e di ogni Paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, incalzati dalla persecuzione o dal bisogno, si vedono costretti ad abbandonare la patria, i cari parenti, i vicini, i dolci amici, e a recarsi in terra straniera".
Parole che non sono di papa Francesco, il quale avrebbe un personale pallino per l’immigrazione di contro ai cattolici reazionari, ma sono l’incipit della costituzione apostolica Exsul familia di Pio XII, del 1952, citate da ultimo da Benedetto XVI nel Messaggio per la giornata mondiale del rifugiato nel 2007, le quali non fanno altro che riecheggiare il millenario magistero sociale della Chiesa al riguardo. E gli spirituali e i contemplativi pensino all'esempio del santo profeta Elia, fondatore carismatico del Carmelo e ispiratore di tutte le tradizioni monastiche, che fu vero e proprio rifugiato politico a Sarepta, nell'antica Siria (1 Re 17,9). Sicchè è lecito ed auspicabile discutere sulle cautele giuridiche di accoglienza dei profughi, sull’opportunità di tentare di risolvere il problema a monte dei flussi migratori più che a valle (o per meglio dire, a mare), sulla verifica di una effettiva integrazione nei valori e nella cultura del paese ospite…ma se tutto questo discutere portasse a coltivare insensibilità, insofferenza o anche solo indifferenza alla tragedia in atto sotto i nostri occhi e alle nostre porte (e ben oltre le nostre porte: Idomeni è una città dell’Unione Europea!), allora ci deve essere qualche problema nella nostra fede: fede in Colui che un giorno potrà dirci, senza troppe discussioni, “ero straniero e non mi avete accolto” (Mt 25,43).
Intanto, raccomandiamo la contemplazione del mistero della Santa Famiglia tramite la presentazione di uno splendido polittico carmelitano fatta dal nostro P. Ermanno Barucco, priore del convento di Bruxelles.