Una delle tre pitture mostrava il beato con la bisaccia sulle spalle, donde si arguisce che era stato frate cercatore. Che fosse fratello converso lo afferma esplicitamente il carmelitano inglese Giacomino Bale in una sua Collectanea, frutto di un viaggio scientifico nell'Europa settentrionale verso gli anni 1525-27 (non si sa se fu anche a Vercelli): "In conventu Vercellarum provincie Lumbardie requiescit beatus pater Iacobinus laicus frater cognomento de Ctepacorio", e aggiunge: "portarum custos quondam in conventu Vercellarum, mira sed ignota hominibus sanctitate claruit", della sua vita sa solo che il beato dava ai poveri la porzione di pane e di vino a lui spettante e che pregava e lavorava molto. Essendo poi morto in tempo di peste, fu sepolto nell'orto del convento ed in seguito traslato in luogo piú degno, ma i religiosi non volevano che fosse posto nel coro, poiché era stato semplicemente converso.
Forse questa è la spiegazione del fatto che il luogo di sepoltura fu l'ambiente del campanile, che era in comunicazione col coro della chiesa. Il cognome de Canepacils (sotto il quale oggi è conosciuto), l'anno (1438) ed il luogo di nascita (Piasca, prima nella parrocchia di Crevacuore e poi in quella di Ayloche), nonché i miracoli operati in vita, compaiono piú tardi. La sua qualifica di converso, poi, uno dei suoi miracoli, e forse lo stesso titolo di beato, sono serviti anche per la Vita di un altro Giacomino detto da Luino, che piú tardi compare col cognome di Eleuteri (?). Questi nel 1477 ricevette una donazione di terreno per la fondazione del convento carmelitano di Luino: c'è chi pensa trattarsi della stessa persona, ma allo stato attuale della documentazione non può dirsi l'ultima parola. Varie volte si tentò di ritrovare il corpo del b. Giacomino ma sempre inutilmente. Gregorio XVI ne approvò il culto ab immemorabili il 5 marzo 1845.