di Alessia Corsini
Mentre scrivo queste poche righe, il telefono continua a vibrare: sono i messaggi del gruppo Whatsapp dei “Maturandi 2017” con il quale i ragazzi ci tengono aggiornati riguardo le varie prove che stanno affrontando; e non posso fare a meno di ricordare la settimana passata insieme a loro in preparazione a questo grande traguardo, la maturità.
Qualche mese fa, con il gruppo Universitari del Movimento Ecclesiale Carmelitano di Trento ci siamo lanciati in questo grande impegno di organizzare nel mese di giugno una settimana di studio per i maturandi avrebbero dovuto affrontare l’Esame di Stato: è un gesto molto semplice e concreto che ogni anno si ripete e che ogni anno per me, ormai da cinque anni a questa parte, rappresenta un momento di crescita e di completa apertura.
A noi universitari è chiesto di essere una presenza durante tutta la settimana per i ragazzi e perché no, anche una spalla su cui potersi appoggiare nei momenti di sconforto e di difficoltà nello studio. Così, con l’aiuto di alcuni adulti, qualche mese prima dell’evento ci siamo trovati per capire come costruire la settimana: è stata una possibilità grande per noi, da una parte di poterci mettere in gioco pienamente nella vita della Comunità e dall’altra di approfondire il nostro rapporto come gruppo.
La settimana è iniziata domenica 11 giugno, con l’arrivo dei ragazzi al convento di Trento: 48 maturandi provenienti da Trento, Brescia, Adro e addirittura Firenze! La prima cosa che ho notato è stata (oltre alle facce un po’ preoccupate e spaesate dei ragazzi) una voglia di vivere questa esperienza con persone di per sé sconosciute, ma che già dopo pochi secondi sembrava si conoscessero da una vita. E la prima serata ha confermato questa cosa: ognuno si è lanciato a suo modo nei balli e nei giochi senza tirarsi indietro.
Dopo l’accoglienza, è partito il vero lavoro: i ragazzi hanno iniziato a studiare a ritmi serrati impegnandosi per tutta la mattinata e per l’intero pomeriggio; pian piano, attraverso i giorni che si susseguivano, si sentiva sempre di più la stanchezza salire. Ma ciò che non è venuto mai a mancare è stata la serenità e la spensieratezza, perché anche se ogni tanto le uniche parole che sentivamo erano “non ho voglia”, “sono stufo”, “basta studio”, bastava fermarsi, chiacchierare un po’, ascoltarsi, accogliere le fatiche di chi avevi davanti e tutto ricominciava con una nuova spinta. Le serate poi erano il momento in cui i maturandi riuscivano a tranquillizzarsi di più: tra una serata di Karaoke e “Just Dance” e una discesa in città a mangiare un gelato o a bere qualcosa, il gruppo si è sempre più consolidato e non posso che dire che sono stupita della facilità e della semplicità con cui si sono creati i rapporti.
I momenti più intensi però li abbiamo vissuti durante le messe, che scandivano le nostre giornate: i ragazzi hanno dimostrato la cura e il desiderio di vivere con occhi e cuore attenti questo momento. C’è stato chi ha dedicato un po’ del suo tempo a preparare i canti per la messa, chi ha pensato alle intenzioni da portare davanti al Signore e in tutto questo i padri ci hanno accompagnato riportando sempre al vero Centro, l’esperienza, che giorno dopo giorno è diventata sempre più nostra.
Durante una di queste messe, padre Rosario ha parlato del “dono” e del valore che può avere il dono ricevuto, custodito e vissuto. Riflettendo su questo, qualche giorno dopo la fine della Maturandi, con un’amica abbiamo capito che il dono per noi è stato questo splendido gruppo di ragazzi, la loro presenza e il loro impegno in questa settimana. Se noi universitari siamo stati chiamati a donare il nostro tempo a loro, siamo stati ricompensati con molto di più; le fatiche, il tempo dedicato a quest’organizzazione, la stanchezza e le corse non potevano che ricevere il significato più grande e vero grazie ai ragazzi che hanno scelto di partecipare a questo momento, ai professori che hanno dedicato le loro mattine e i pomeriggi per i ripassi e a padre Rosario e padre Claudio che ci hanno custoditi in un abbraccio più grande.
Questa per me è stata la Maturandi 2017: l’impegno e la voglia di dedicare il proprio tempo e la propria persona per qualsiasi cosa ti venga incontro, e poi senza pretese essere ripagati con i gesti più semplici che trasmettono l’Amore. E quest’Amore è un Amore fecondo, perché non si è esaurito nella settimana di studio, ma continua ad essere vivo e mantiene i rapporti vivi e saldi.