Trovò asilo presso un Istituto religioso e, in seguito, in una famiglia come dama di compagnia. Il suo cammino di fede proseguiva generoso e, dopo la lettura della «Vita» di santa Teresa di Gesù, divenne un desiderio di consacrazione nel Carmelo. Il Signore, però, attraverso di lei voleva dare vita a un nuovo istituto, aggregato al Carmelo di Teresa. Così nel 1891, a Berlino, nasce la Congregazione delle “Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù”. Dedicò la sua vita all’accoglienza dei bambini bisognosi e morì a Sittard, in Olanda, nel 1938. È stata beatificata nel 2006, durante il pontificato di Benedetto XVI.
Dall’«Autobiografia» della beata Maria Teresa di san Giuseppe:
Il 21 gennaio 1890 feci un sogno impressionante. Vidi un Crocifisso vivo, di grandezza naturale. Per tutta la lunghezza del corpo, dalle mani fino ai piedi, da ambo le parti, erano fortemente fissati nella carne due rami di spine, intrecciati saldamente a modo di corona di spine. E, dalla parte sinistra, sul cuore, un groviglio di spine, fortemente piantato, in forma di cuore. Il capo non era coronato di spine, e le braccia non erano abbassate, ma tese, aperte, in segno di vita. Una visione così impressionante, così terribile, che mi afferrava talmente e suscitava tanta compassione, che non vi sono parole per descriverla. Mentre i miei occhi indugiavano su di essa, il mio cuore tremava dal dolore. Il Divin Salvatore è il Capo che, in cielo, vive senza dolore e senza corona di spine; il corpo, le membra, rappresentano la santa Chiesa, che non solo è inchiodata alla Croce dalle potenze politiche, ma viene anche ferita profondamente dai cattolici indolenti e ribelli. Questo significano le spine al corpo. Le spine al cuore significano, invece, l’indolenza e l’infedeltà delle anime a lui consacrate (sacerdoti e religiosi). Mi svegliai e, siccome era giorno, mi recai subito in chiesa. Il mio cuore era agitato, anzi, ferito dal dolore e dalla compassione. Ora mi appariva chiaro ciò che il Signore voleva da me: preghiera e riparazione! Scongiurare grazie per la conversione dei peccatori. Lottare con Dio per la libertà della santa Chiesa. Da quel mattino il mio cuore fu pieno di nuova «fame e sete» non soltanto della volontà del Signore, della perfezione, ma «fame e sete», brama ardente, di guadagnare anime al Divin Cuore. Quel Crocifisso rimase e rimane dinanzi ai miei occhi ancora oggi come quella mattina, e alimenta il mio zelo di pregare per la conversione dei peccatori e di lavorare per la loro salvezza; non solo, ma lo fa sempre più ardente e mi fa sospirare il mio fine: poter estinguere dinanzi al trono di Dio il mio tormentoso desiderio, la mia sete di anime.