Da quel momento sono iniziati i preparativi alle nozze. Ne parlavamo insieme spesso, con pace; era come se, dopo il fidanzamento, fosse stata stabilita la data delle nozze e tutto si organizzava.
Mi suggeriva cosa fare e ci facevamo raccomandazioni a vicenda per quando avrebbe compiuto il passaggio.
Ogni giorno mi diceva: “Sono felice, ho già detto il mio sì, sono abbandonata”. “Sono come una fogliolina che un ruscello trasporta dolcemente”. “Ho sempre aspettato questo momento. Mi raccomando, non voglio lacrime, non parlare troppo di me con le sorelle, perché la cosa più importante è Gesù; guardate avanti sempre senza mai voltarvi indietro”.
Dopo 15 giorni, con il risultato dell’esame istologico ci fu una speranza di salvarla con la chemioterapia, e la trasferirono subito a Mestre.
Accettò la chemio di buon grado, ma ogni tanto con la testa mi faceva capire che per lei era inutile. Non voleva prolungare l’attesa.
La chemio la prostrò giorno dopo giorno, ma non le tolse la pace, la serenità e la gioia. Stavamo lunghe ore mano nella mano, e il silenzio era interrotto da sue esclamazioni:
“Che pace, che armonia che stiamo vivendo”.
“Che dolcezza questo passaggio da qui a là”.
“Che esperienza meravigliosa è questa che viviamo insieme”.
Gli infermieri e il personale che entravano nella sua stanza respiravano questa armonia, questa pace e serenità, e lo dicevano.
Nelle ultime notti Eliana non dormiva e io dicevo, a lei così restia ai farmaci: “Come fai ad andare avanti senza dormire? Chiediamo qualcosa al dottore”. E lei: “Io di notte offro, offro, offro”.
In poco più di un mese Eliana ci è stata strappata, come un fiore, ma ci ha lasciato una testimonianza e una gioia profonde, uniche.
Di questo ringraziamo il Signore, e gli chiediamo che a ciascuno di noi conceda la fede e l’abbandono incrollabili di Eliana, frutto di una vita vissuta così, nell’amore, giorno per giorno.