Elisabetta visse la notte oscura dei mistici, provando l’abbandono totale da parte di Dio. Fu anche tentata dal suicidio. Vinse ogni tentazione: “Non scoraggiarsi mai – ebbe a scrivere - E' più difficile liberarsi dallo scoraggiamento che dal peccato. Non inquietarsi se non si costatano progressi nello stato della propria anima. Spesso Dio permette questo per evitare un sentimento di orgoglio. Egli sa vedere i nostri progressi e contare ogni nostro sforzo”. Elisabetta traeva questa certezza dalla percezione del "troppo amore" di Dio (Ef 2,4) che sempre ha accompagnato la sua vita, e che è stata la base per l'elaborazione spirituale del messaggio a lei affidato per la Chiesa: l'inabitazione della SS. Trinità nelle nostre anime. I suoi scritti grondano di cristiana sapienza, su solidissime basi bibliche, e hanno conquistato e affascinato tanto migliaia di semplici fedeli quanto teologi del calibro di H. U. Von Balthasar.

Il futuro beato carmelitano è, invece, P. Maria-Eugenio di Gesù Bambino ocd (1894-1967), insigne figura del Carmelo francese e fondatore dell’Istituto Secolare di Nostra Signora della Vita; si può leggere una breve presentazione della sua persona e del suo messaggio a questa pagina.