Nella lettera del 27 settembre 1909 indirizzata a Madre Agnese del Carmelo di Lisieux (e sorella di Teresa), monsignor Roger de Teil, vice-postulatore della causa di beatificazione di Teresa, esprime il suo parere sul bozzetto di una scultura realizzata da Alliot e di cui ha ricevuto la fotografia: «Il gruppo è carino, molto carino anzi e di buon gusto. Gli manca però l’ispirazione religiosa… Il bambino Gesù che tiene la croce domina la scena, la piccola serva di Dio è inginocchiata davanti a lui». Al sacerdote la scultura sembra troppo naturale, un semplice bambino e una donna, ma soprattutto teme che la mancanza di stile sacro e agiografico nuoccia alla causa di beatificazione di Teresa presso le Congregazioni Romane, a causa di un messaggio non appropriato veicolato da quest’opera d’arte. Egli suggerisce quindi di presentare Teresa attraverso il Ritratto in ovale fatto da Celina, sorella di Teresa, nel 1899. Il sacerdote inoltre non trova corretto che sia il Bambino Gesù a donare le rose a Teresa la quale le getta poi a terra, poiché, dice ancora de Teil, è Teresa stessa che disse di voler essere una rosa sfogliata da donare a Gesù. Infine gli sembra che Gesù tenga le rose in un grembiule, altra cosa che potrebbe essere criticata a Roma, e per questi diversi motivi ritiene lo scultore Alliot adatto a fare soprammobili in bronzo piuttosto che sculture religiose.
In una lettera successiva, il 1° ottobre 1909, de Teil scrive a suor Marie-Ange di aver visitato l’atelier dello scultore e di dover correggere le critiche dovute alla cattiva qualità delle fotografie che aveva visto. Il bozzetto in gesso gli pare invece molto bello e significativo, soprattutto perché si è reso conto che sulla croce è ripreso il Volto Santo della Veronica ed è nella piega del tessuto di questo sudario che Gesù Bambino raccoglie le rose, non in un grembiule come sembrava dalla fotografia. Il punto più delicato rimane però il volto di Gesù Bambino, che dovrebbe avere «un’espressione divina». De Teil suggerisce quindi ad Alliot di cercare l’ispirazione per rappresentare adeguatamente «il volto di quel Bambino Dio». De Teil si consiglia con un esperto Postulatore di cause di beatificazione a Roma, che suggerisce anch’egli di non diffondere il soggetto del gruppo scultoreo, poiché ciò potrebbe intralciare l’iter della causa di Teresa. Si capisce perché quest’opera non fu ripresa se non dopo la beatificazione di Teresa. Comunque lo scultore realizzerà il gruppo in gesso ricoprendola con una patina color bronzo scuro, che piacque molto a de Teil. Ne scrisse a Madre Agnese l’11 febbraio del 1910, rassicurandola che si tratta di un’opera artistica ben curata e di cui l’artista guardandola va fiero «come un uomo che ci ha messo tutta la sua abilità e tutta la sua ispirazione». Di quest’opera, alta all’incirca 70 cm, abbiamo una fotografia, e forse la stessa (o una copia) è oggi nella Cappella di Santa Teresa a Namur in Belgio, sulla collina della Cittadella, costruita a partire dal 1926, un anno dopo la canonizzazione di Teresa, e conclusa nel 1928.
Dalle lettere che Lucien Alliot scrive a Celina nell’aprile del 1910 si evince non solo che l’opera è stata molto apprezzata al Carmelo di Lisieux, le monache si sono infatti complimentate con l’artista, ma anche che il pagamento è stato effettuato e sopratutto che lo scultore è disponibile a realizzare lo stesso gruppo in marmo a grandezza naturale secondo le intenzioni espressegli da Celina stessa. Ci vorranno però diversi anni prima di dare il via all’opera. Negli anni 1926-1928 si edifica una Cappella a fianco della casa natale di Teresa ad Alençon. Il soggetto scelto per l’altare è proprio quello realizzato da Lucien Alliot nel 1909. Questa volta però il gruppo è scolpito in marmo, un’opera a grandezza naturale e sontuosa, realizzata dallo stesso Alliot, ma in tutto simile a quella del 1909.
Nel Santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino a Verona-Tombetta, si è ripreso questo gruppo di Alençon nella Cappella della Santa, realizzata nel 1941, ma scindendo i due misteri di Gesù che caratterizzano il nome religioso della Santa: da una parte della Cappella l’altare di Gesù Bambino insieme a Teresa che lo guarda intensamente come ad Alençon ma con una incredibile profusione di rose sotto i piedi del bambino al posto della nuvola che lo sostiene; dall’altra parte della Cappella l’altare del Volto Santo contemplato con amore da Teresa che stringe le mani incrociate sul suo petto. Qui la croce che sostiene il Lino della Veronica è in legno, e molto più grande che ad Alençon, e alla sua base si diramano grossi rami di spine, dove invece in Francia c’è solo un ramo di palma (o di giglio). Lo sguardo intenso di Teresa verso il Volto Santo di Gesù suggerisce quasi le parole che ella amava dirgli: «Fa’ che io ti rassomigli, Gesù!».
Ci sono alcune fotografie di Teresa, evidentemente studiate ad arte da lei stessa e realizzate al Carmelo insieme alla sorella fotografa Celina, che hanno fortemente ispirato questo gruppo scultoreo. Innanzitutto la fotografia con Teresa inginocchiata che tiene in mano le due immagini affiancate di Gesù Bambino e del Volto Santo (dette foto nn. 41-43). Ma anche la foto di Teresa inginocchiata con il giglio in mano e a fianco, appena dietro a lei, la croce (foto n. 38). Lo sguardo di Teresa è rivolto alla macchina fotografica e oggi allo spettatore, ma queste due fotografie “sovrapposte” nel modo giusto hanno tutti gli elementi che ci sono nel gruppo marmoreo di Lucien Alliot ad Alençon.
Certamente si potrebbe tentare di capire come si è sia giunti alla raffigurazione del velo del Volto Santo appeso ad una croce. Da una parte bisognerebbe immaginarsi quelle rappresentazioni grafiche o plastiche degli Strumenti della Passione appesi in vario modo ad una croce (rappresentazioni che attraversano i secoli dal medioevo in poi). Quasi sempre al centro dei bracci della croce c’è il velo della Veronica. Basta togliere tutti gli altri Strumenti (lancia, asta con spugna, chiodi, martello, tenaglia, etc...) e si ha la nuda croce e il Volto Santo. È significativo che nel Santuario di Verona intorno all’altare del Volto santo appaiano gli angioletti con gli Strumenti della Passione (strumenti raffigurati anche nel primo arco trionfale del presbiterio). Dall’altra parte si racconta che Teresa durante la sua malattia non riusciva più a tenere in mano il Crocifisso perché troppo debole e allora le procurarono croci più leggere o più piccole. Tra queste si pensa che abbia potuto probabilmente avere tra le mani una piccola croce metallica in cui c’era proprio appeso il Volto Santo (con molte lacrime che scendono dagli occhi secondo l’immagine di Tours) e sui quattro bracci della croce altri simboli: triangolo divino con tetragramma ebraico, Sacro Cuore di Gesù, Cuore Immacolato di Maria, ostensorio per adorazione eucaristica). Si tratta della croce diffusa da un’associazione approvata a Roma nel 1883 (ma subito ripresa anche in Francia): «Adorazione riparatrice delle nazioni cattoliche rappresentate a Roma», come c’è scritto dietro la croce. Impressa dai medaglisti Penin & Poncet di Lione, pare nel 1894 circa, una copia di questa croce è giunta anche da noi qui in Santuario a Verona come una “reliquia” tenuta in mano da Teresa in infermeria negli ultimi giorni dalla sua vita.
Occorre sottolineare però che la scultura di Lucien Alliot del 1909, che ispirerà indirettamente il gruppo marmoreo dell’altare maggiore del Carmelo di Lisieux nel 1923 e direttamente quello dell’altare di Alençon del 1928 circa, introduce una nuova iconografia, quella della croce con appeso “solo” il Volto Santo, che, per le conoscenze che ne abbiamo, è tipicamente dovuta a santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo (c’è un altro modello di questa nuova iconografia a Tombetta dove la croce è tenuta tra le mani da un angelo nell’altare del Sacro Cuore di Gesù). Santa Teresa stessa ha infatti prefigurato questa nuova iconografia quando ha disegnato la casula con il simbolo della sua famiglia, «il cespo di gigli», ma con al centro il Volto santo e il tutto inserito in una grande croce. Tolti i simboli floreali resta solo “la Croce e il Volto Santo”.
Alla fine della vita Teresa si fece portare in infermeria l’immagine del Volto Santo (di Tours) per poter contemplare l’amore di Gesù per noi nella sua Passione e Croce, in quei momenti terribili di sofferenza che ella stava vivendo in fiducioso abbandono nelle braccia del Padre, con Gesù, grazie a Gesù, come Gesù.
P.S. Ringrazio gli Archivi del Carmelo di Lisieux, e in particolare Camille Burette, per tutta la documentazione che mi è stata inviata e che ha permesso di scrivere questo contributo.
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