Il tutto composto in una grotta dove è stato aggiunto un muro in pietra intagliata con una finestra dalla quale si affacciano due angioletti musicanti (i quali sono stati aggiunti a biro su una fotografia del bozzetto di creta dell’opera). C’è il solito pastore inginocchiato con le mani giunte in preghiera e dietro di lui altri due pastori appena arrivati che, sporgendosi da dietro l’albero all’ingresso della grotta, guardano attoniti e meravigliati il bambino nella mangiatoia. Non manca sulla sinistra nel paesaggio campestre il pastore che sotto una palma suona la cornamusa circondato da pecore. Si vede arrivare anche un pastore con la testa rivolta verso l’alto, come a contemplare gli angeli sfolgoranti che annunciano la nascita del Messia a Betlemme. Questo pastore però, stranamente, conduce un cammello, animale tipico piuttosto dei Magi e quindi forse questo pastore guarda la stella nel cielo, quella che vedevano anche i Magi e che divenne poi la nota stella cometa. Non è casuale allora che in un vecchio santino raffigurante questo presepio siano state aggiunte, nello spazio di cielo a sinistra dietro il cammello, le stelle a forma di T (iniziale di Teresa, secondo il conosciuto episodio dell’infanzia della Santa) e, nello spazio di cielo visibile dalla finestra dove si sporgono i due angioletti, la stella cometa.
La scena classica di Betlemme occupa la parte sinistra mentre a destra troviamo una scena insolita in un presepio: santa Teresa che indica a diversi bambini il bambino Gesù nella mangiatoia al quale essi portano rose in abbondanza. È Teresa che li ha accompagnati fino a lì lungo la sua “piccola via”. Questi bambini sono di diverse nazionalità ed etnie, come appare dai tratti somatici dei loro volti: Europei, Africani, Asiatici, Indiani d’America, Mediorientali. Tutti i popoli del mondo possono percorrere la “piccola via” di Teresa che nel 1927 è stata proclamata patrona di tutte le missioni cattoliche, affiancando in questo titolo san Francesco Saverio, il grande Gesuita missionario nell’Estremo Oriente.
Il presepio di Alençon
Dopo aver descritto quest’opera possiamo domandarci: perché realizzare un presepio sotto un altare? Semplice passione artistica e devozionale? Oppure c’è di più? In effetti la logica che ispira molte opere nel santuario di Tombetta è quella di riprendere opere già realizzate in luoghi legati alla vita di santa Teresa, che sia Lisieux dove visse diversi anni e dove morì o che sia Alençon, la cittadina dove nacque e dove rimase fino ai 4 anni e mezzo (quando la morte della madre determinò il trasferimento della famiglia a Lisieux). Proprio ad Alençon, a fianco della casa natale di Teresa fu costruita una cappella tra il 1925 e il 1928. Qui, sotto l’altare maggiore, si pensò di mettere un presepio che in realtà è molto più semplice di quello poi realizzato a Verona poiché ha solo le figure della santa Famiglia e di Teresa a Betlemme. Nel 1926 fu chiesto uno schizzo a Charles Jouvenot (1861-1938), sulla base del quale lo sculture italiano Domenico Mastroianni (1876-1962) realizzò l’opera in marmo, non prima di aver fatto diversi bozzetti in creta. Ci sembra che la scelta di Betlemme per decorare la base dell’altare di Alençon potrebbe essere motivata dalla devozione di Teresa per il bambino Gesù nella mangiatoia e per la santa Famiglia, ma anche perché questa cappella si trova a fianco della casa “natale” della Santa (e nella stanza dove nacque si conserva ancora la culla), e ancor più per ricordare quell’avvenimento determinante nella sua vita che fu la grazia di Natale del 1886, quando aveva quasi 14 anni.
Pur non essendo ricco di figure e di scenografia come la sua “copia” di Verona, che è un’espressione tipica di presepio italiano, il presepio di Mastroianni per Alençon ritrae evidentemente la scena nella grotta di Betlemme perché Maria e Giuseppe sono entrambi inginocchiati davanti a Gesù Bambino deposto nella mangiatoia e Teresa si atteggia a pastore adorante il bambino mentre gli dona le sue rose. Il sole che appare sullo sfondo dall’apertura nella grotta ricorda il tema natalizio di Gesù “sole di giustizia” che sorge quale luce del mondo come il sole “nasce” di nuovo ogni giorno (anche se non è così chiaro se l’artista rappresenti l’alba o il tramonto).
L’8 marzo 1926 in una lettera a madre Agnese di Gesù, sorella di Teresa e priora del Carmelo di Lisieux, Mastroianni oltre a scrivere della consegna di un’opera già realizzata conclude dichiarando di essere disposto a realizzare un presepio, al quale la suora accennava in una sua lettera precedente, affermando di essere capace di questo tipo di lavoro avendone già fatti altri. In una lettera successiva del 28 aprile Mastroianni invia alla Madre due fotografie di due progetti: un altorilievo della scena della natività (probabilmente quello che doveva realizzare per l’altare di Alençon) e scrive di un presepio costituito da statue staccate tra loro accennando pure alla grotta, alle rocce e ai muretti che saranno realizzati per accoglierle... Tra le righe si capisce inoltre come lo scultore cerchi di far comprendere a Madre Agnese che un artista non lavora sotto dettatura ma liberamente per esprimere la sua creatività, anche se ammette che egli può operare dei piccoli aggiustamenti su richiesta del committente, come di fatto avviene in base alle indicazioni date nelle lettere della priora carmelitana.
La grazia di Natale del 1886
Dal presepio in marmo sotto l’altare di Verona-Tombetta al presepio in marmo sotto l’altare di Alençon, sono necessari altri due passi indietro: verso il piccolo quadretto della Natività appeso in alto sul caminetto della casa della famiglia Martin a Lisieux e quindi verso Betlemme stessa, perché l’origine del legame di Teresa con Betlemme si è compiuto in modo unico in quella notte di Natale del 1886 nel salotto di casa ai Buissonnets. In quella stanza e sulla scala che porta al piano superiore è avvenuta quella che Teresa ha chiamato la grazia della sua conversione. Al caminetto erano appese le calze con dentro i doni natalizi, ma più in alto c’era il quadretto di Gesù nato a Betlemme che in quel momento ha manifestato in Teresa l’abbondanza della sua misericordia.
Così racconta Teresa: «Bisognò che il buon Dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento e questo miracolo lo compì nel giorno indimenticabile di Natale. In quella notte luminosa che rischiara le delizie della Santissima Trinità, Gesù, il dolce piccolo Bambino di un’ora, cambiò la notte dell’anima mia in torrenti di luce… In quella notte nella quale Egli si fece debole e sofferente per mio amore, Egli mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì della sua armatura e, da quella notte benedetta, non fui vinta in nessun combattimento; anzi camminai di vittoria in vittoria e cominciai, per così dire, “una corsa da gigante”. […] Fu il 25 dicembre 1886 che ricevetti la grazia di uscire dall’infanzia, in una parola la grazia della mia completa conversione. Tornavamo dalla messa di mezzanotte nella quale avevo avuto la felicità di ricevere il Dio forte e potente. Arrivando ai Buissonnets mi rallegravo di andare a prendere le mie calze nel camino».
Un’incomprensione con il papà a riguardo dei regali sta per scatenare il pianto mentre la ragazza sale le scale e così la sorella Celina le consiglia di scendere più tardi: «Ma Teresa non era più la stessa, Gesù aveva cambiato il suo cuore! Reprimendo le lacrime, scesi rapidamente la scala e comprimendo i battiti del cuore, presi le mie calze e, mettendole davanti a papà, tirai fuori gioiosamente tutti gli oggetti, con l’aria felice di una regina. Papà rideva, anche lui era ridiventato gioioso e Celina credeva di sognare! …sentii la carità entrarmi nel cuore, il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora fui felice!» (Ms A, 44v°-45v°).
Betlemme a Lisieux e in noi
In quella notte santa a Lisieux Gesù ha donato la sua infanzia umano-divina a Teresa (che ha appena ricevuto Gesù eucarestia alla messa di mezzanotte) e si è realizzato così nell’esperienza della ragazza quell’antico detto “natalizio” dei Padri della Chiesa: «il Figlio di Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse figlio di Dio, figlio nel Figlio Gesù, bambino nel Bambino Gesù». Gesù bambino è “nato” in Teresa. Come vediamo nel presepio di Tombetta, Teresa conduce a Betlemme i bambini di tutto il mondo perché percorrendo la piccola via diventino anche loro i “bambini di Dio” nel Bambino Gesù. Anche noi siamo chiamati da Teresa a percorrere la sua piccola via, in un viaggio “mistico” che va dal presepio di Verona a quello di Alençon, dal presepio del quadretto sul caminetto nel salotto di Lisieux alla grazia di rivivere, come Teresa, Betlemme in noi, cioè (traducendo letteralmente il nome della città) rivivere “la casa del pane” eucaristico in noi, per diventare noi il presepio in cui Gesù viene ad abitare. Come diceva bene il mistico Angelo Silesius (1624-1677): «Mille volte nascesse Cristo a Betlemme, / ma non in te, sei perduto in eterno!» (Il Pellegrino cherubico I,61).
P.S. Ringrazio gli Archivi del Carmelo di Lisieux, e in particolare Camille Burette, per tutta la documentazione di fotografie e di lettere che mi è stata inviata e che ha permesso di scrivere questo contributo.
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