Il sequel del 2016, “Dio non è morto 2”, vuole mostrare che ogni uomo può ammettere, in forza di una ricerca storica rigorosa e scientificamente attendibile, che Gesù è storicamente esistito, anche se ciò non significa ancora credere in lui.
Due approcci classici dell’apologetica cattolica e della riflessione sulla “credibilità” della rivelazione cristiana. Eppure nel dialogo con i nostri contemporanei non credenti, ma anche a favore di molti cristiani credenti, ci paiono due approcci non sufficientemente coinvolgenti. Per questo suggeriamo, in risposta alle tematiche sviluppate in questi due film, una forma espressiva diversa, poetica, mistica, paradossale, orante e adorante (in due versioni):
Che tu sia esistito, o Gesù,
(ed è storicamente provato che tu lo sia)
senza che io ti riconosca
come Figlio di Dio vivo tra noi,
vivo in questo pane vivo,
a che mi servirebbe?
Che tu sia vivo, o Dio
(e può essere filosoficamente provato che tu lo sia)
senza che io possa vivere
della tua stessa Vita,
grazie a questo pane vivo,
a che mi servirebbe?
(altra versione)
A che mi servirebbe
che tu sia esistito, o Gesù,
(ed è storicamente provato che tu lo sia)
se io non ti avessi riconosciuto
come Figlio di Dio vivo tra noi,
vivo in questo pane vivo?
A che mi servirebbe
che tu non sia morto, o Dio,
(e può essere filosoficamente provato che tu non lo sia)
se io non potessi vivere
della tua stessa Vita
grazie a questo pane vivo?