Ma basta sostare un attimo per comprendere che essi sono diventati misericordiosi verso il prossimo, perché per primi si sono lasciati impregnare dall’infinita Carità di Dio. Sono diventati misericordiosi perché si sono sentiti sommergere dalla Divina Misericordia. Anch’essi, come tutti i credenti, inizialmente, sono stati posti davanti al duplice comandamento di «amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze» e di «amare il prossimo come se stessi»: e hanno cercato di osservarlo, a volte senza riuscirci completamente. Ma, insistendo nell’umile obbedienza, sono stati poi travolti dal «troppo grande amore» (Ef 2,4) del Dio-Trinità.
La santità cristiana, infatti, comincia con lo stupore che proviamo davanti al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, quando ci accorgiamo che Egli è diventato assieme nostro Dio e nostro prossimo, unificando in se stesso – una volta per tutte – i due comandamenti. Ed è proprio questo dono di poter abbracciare assieme Dio e l’uomo, con un solo gesto materno-mariano, che ha trasferito sulla terra la Misericordia Divina. Tale stupore si dilata, poi, fino allo struggimento, quando ci si accorge fino a che punto il Figlio di Dio abbia voluto farsi nostro prossimo: in maniera inesorabile, seguendoci in tutte le nostre strade, in tutti i nostri vagabondaggi, addossandosi i nostri peccati, perdonando o, perfino, anticipando e prevenendo le nostre cadute. Così, abitando assieme a Gesù (Amico e Maestro - Via, Verità e Vita - Salvatore e Redentore), ci diventa possibile osservare perfettamente l’antico Grande Comandamento, nel senso che è Lui stesso che lavora a impregnare d’amore tutto il nostro cuore, tutta la nostra anima e tutte le nostre forze.
E se intanto diventiamo misericordiosi, come buoni samaritani che si prendono cura dei fratelli caduti per strada, ciò accade perché vogliamo ricambiare a Gesù il dono di essere stato, per tutti noi, il primo Buon Samaritano e collaborare alla sua opera di salvezza. L’Incarnazione – una volta che viene compresa nel suo misericordioso dinamismo – esige sempre da noi l’umile richiesta di poterci offrire, alla maniera della Beata Elisabetta della Trinità che, nella sua celebre Elevazione alla SS Trinità, pregava così: «Spirito d’amore, discendi in me, affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo e io gli sia una umanità aggiunta, nella quale Egli rinnovi il suo Mistero». I Santi si offrono, infatti, in mille modi, perché la carità diventa in loro infinitamente creativa.
Abbiamo, dunque, preferito introdurre il nostro percorso agiografico parlando di “Santi nella Misericordia” per ricordare che, nella storia di ciascuno di essi, tutto è intriso di questa Misericordia: la loro persona, le loro opere e le vicissitudini (anche le più pensose) della loro esistenza. La Misericordia di Dio, infatti, è come un fuoco che brucia e purifica tutto ciò che tocca. Ed è un fuoco (trinitario) che brucia fin dall’inizio della creazione. Basta non volersi ostinatamente sottrarre alla Sua azione o preservarsi.