Ma più che un’estasi che eleva al settimo cielo siamo di fronte a un’ecstasy che conduce alla morte (o, se va bene, a danni fisici o cerebrali spesso irreversibili). Strana coincidenza di parole anche qui. Poiché in realtà la figura dell’Estasi di santa Teresa del Bernini descrive proprio la morte d’amore, morte mistica e spirituale e non morte fisica e corporale. La morte d’amore nello spirito coinvolge, e a volte sconvolge, anche il corpo e dona la vita nuova dell’unione d’amore con Dio, luce divina abbagliante (che entra dalla finestra in alto voluta dal Bernini ed è amplificata dai raggi dorati dietro le statue) e fuoco d’amore divino (che infiamma il cuore della Santa per mezzo della freccia lanciata dall’angelo). La morte fisica invece è quella che attende chi assume l’ecstasy farmacologica, visto quanto è difficile sapere quali sostanze tossiche siano contenute in quelle pasticche dall’apparenza di caramelle dalle forme attraenti, dai simpatici disegni e dai colori svariati.

Parafrasando la nota frase attribuita a K. Rahner, potremmo dire che “l’uomo del Terzo millennio o sarà mistico” vivendo la dimensione spirituale, dove anche il corpo e la realtà materiale sono certo coinvolti, “o non sarà”, perché cercando solo l’ecstasy fisica troverà probabilmente la morte del corpo. Ma prima troverà certamente la morte di se stesso come persona, come scriveva Dante nel Convivio: “non vive uomo, ma vive bestia… morto [uomo] e rimasto bestia” (to’, ancora la scimmia!). La persona diventa invece pienamente se stessa solo se cerca di vivere la vera dimensione spirituale del suo essere, la quale rispetta ed eleva anche la dimensione corporale. L’estasi “o sarà spirituale o non sarà”.