La festa a Revò

La festa della Madonna del Carmine, la prima do­menica dopo il 16 luglio, è l'evento più importante dell'anno per i revodani. Essa è pre­parata da un triduo che comincia il mercoledì, in cui si porta una statua della Madonna del Carmine dalla chiesetta di S. Maria alla chiesa parrocchiale di santo Stefano. Questa scultura è stata fatta agli inizi del novecento, dono dei revadani immigrati in America, per essere portata in processione, pre­servando l'antica statua da possibili incidenti do­vuti agli spostamenti. Inizia così il triduo religioso vero e proprio spes­so predicato da un padre carmelitano. Poi il sabato sera inizia la festa popolare. La domenica mattina c'è la messa "granda": la processione inizia il pomeriggio: ad essa partecipa tutto il paese assieme a chi viene dai paesi vicini e ai turisti. Nella festa il ruolo più importante spetta ai coscrit­ti che portano la statua, mentre le coscritte porta­no le torce. Anche i coscritti che sono in America ci tengono a venire a Revò per la festa. Spetta anche ai coscritti costruire il grande arco in piazza dove viene posta la Statua della Madonna dopo la pro­cessione

Gli emigrati da Revò hanno portato la devozionedel Carmine anche in America. È così per esem­pio che in Pennsylvania i revodani hanno costruito una chiesa parrocchiale dedicata alla Vergine del Carmelo. Il Carmen costituisce così il momento in cui si rinnova la coscienza di appartenere ad una comunità, la cui storia è accompagnata dal­la materna protezione della Vergine del Carmelo. Proprio questo costituisce la miglior risorsa per af­frontare l'avvenire e le sue sfide.


Il conte Carlo Cipriano Thunn

thumb revoEx voto del conte Carlo Cipriano ThunnIl conte Carlo Cipriano Thunn, cui è legata l'origine della devozio­ne alla Madonna del Carmine di Revò, apparteneva a una delle famiglie che hanno maggiormente segnato la storia del Trentino inserendosi anche sul­la scena europea. Un ex voto che si trova nel santuario di S. Romedio e che ritrae il nostro personaggio in atto di devozione sotto la Madonna di Loreto, affiancata da due angeli che porgono il rosario e lo scapola­re del Carmine. Il quadro è registrato nel santuario nel 1650 con queste parole: "Carlo Cipriano Conte di Thun sul fiore del ventesimoquinto anno dell'età sua, con un quadro votivo testificò solennemen­te che per l'intercessione di Maria Santissima e San Romedio era scampato da un pericolo di morte manifestissimo". Questo pericolo mortale è certamente legato all'arma da fuoco che si vede nel quadro, in una posizione che fa pensare a un colpo esploso ac­cidentalmente. È probabilmente da questo episodio che nasce nel conte il desiderio di fare qualcosa di speciale per la Madonna che lo porterà a promuovere la fondazio­ne della Confraternita della Vergine del Carmelo a Revò.

Carlo Cipriano era nato a Castel Bragher nel 1619 dai conti Giorgio Sigismondo e Ginevra Thunn. Aveva studiato a Trento e a Praga, manifestando un pro­fonda fede cristiana, come si può dedurre dall'ora­zione funebre che gli fece il padre predicatore Giu­seppe Pech di Aquisgrana: «Hore intiere consumava cò genoccchi in Terra assorto in fervorose preghiere, cò la mente nell'amoroso suo Dio. Dicalo quel Popolo stesso , che vedendolo più di vinticinque volte il giorno, quasi furtivamente ridursi in Chiesa di S. Stefano, drivi sul pavimento prostrato, visitando gl'Altari, con sospiri, gemiti, e sin­ghiozzi, tra fervide preci, et umili bacci tributati alla Madre comune, raccomandarsi alla Vergine Santissi­ma, et a quel Protomartire glorioso, era volgarmente proverbiato, che più d'Orationi egli spargesse in un dì solo, che non facea la Comunità tutta in una settima­na. Dicalo l'illustrissima Contessa di lui Consorte (si tratta di Anna Elena Doralice nata Clesia) quante volte le notti intiere trapassò in Vigilie, Contemplazio­ni, Preghiere, e letture di libri Sacri, onde dalla medesima ammonito a prender riposo, per non distruggere l'individuo cò tante asprezze, respondeagli: "Signora, se avessi milla vite le spargerei volentieri per il mio Crocifìsso Nazareno"». Pur tenendo conto dello stile barocco dell'epoca, questa orazione ci dà l'idea della profonda vita cristiana del conte Carlo Cipriano, e in particolare della sua devozione alla Vergine.


Le origini della festa di Revò

 

Ma da dove veniva il legame particolare alla Vergi­ne del Carmelo? Secondo l'atto di fondazione della confraternita, avvenuta nel 1651, la devozione era già diffusa à Revò: «Gli huomeni et vicini di questa Magnifica Comunità di Revò ad honore e Gloria del onnipotente Iddio e per salute delle anime loro, già un pezzo fa hanno professato particolar divotione verso la Vergine Santissima chiamata del Carmine». Qual­che anno prima, nel 1642, i Padri Carmelitani Scal­zi erano arrivati a Trento nel convento delle Laste. La diffusione della spiritualità del Carmelo sembra comunque precedere e accompagnare questo avve­nimento. Infatti, il padre carmelitano che presiede all'atto di fondazione della confraternita non è legato al convento delle Laste, ma è frate Lucio Morgogni di Ferrara inviato dal Vicario Generale dell'Ordine Carmelitano della Congregazione Mantovana. È probabile che la spiritualità carmelitana si diffonde in quest'epoca di riforma postconciliare anche attraverso le grandi famiglie che hanno dei legami al di fuori del principato. Ciò che appare è comunque il radicamento profondo che la devozione del Carmine continua ad avere anche nelle epoche successive. Ne è prova per esempio la cappellina intitolata alla Madonna del Carmine lungo la strada per Tregiovo. Venne innal­zata nel 1904 con il denaro dei carrettieri di Revò e dei dintorni. Lo scopo era quello di ottenere prote­zione durante la pericolosa discesa lungo la strada dove sorge la cappellina. Da questo luogo si gode ora un'ottima visuale sul bacino artificiale sottostante e su parte della valle.