La disponibilità, pazienza e simpatia dei padri ci ha permesso in poche ore di "sentirci a casa nostra", non in una nazione straniera. Abbiamo già preso parte ad alcuni incontri con padre Tarcisio, nei quali ha iniziato a spiegarci il nostro splendido Santuario (la sua spiritualità, arte e architettura) e qualche fondamento di lingua rumena.

Sicuramente i padri sono molto grati per questo aiuto da Trento e per la sua immediatezza. In questa prima fase ha permesso di supportare in aspetti pratici l'attività di gestione della struttura, cucina, magazzino e accoglienza che è incrementata molto velocemente. Padre

Antonio gestisce una grande quantità di telefonate e visite, dato che il lavoro di soccorso che stiamo svolgendo, per essere maggiormente efficace, è coordinato con Caritas ed autorità locali. Padre Marco e padre Mihai si muovono con intensità tra logistica e gestione della casa. È notevole anche lo sforzo delle collaboratrici del convento, che lavorano con generosità e il contributo di suor Giacinta, delle "Francescane missionarie", in grado di parlare Ucraino (in pochi riescono a comunicare con un po' di Inglese) che oggi ha assistito le famiglie senza sosta con una disponibilità totale.

post2

La situazione non è di facile interpretazione, perchè i rifugiati dall'Ucraina arrivano a tutti gli orari, con mezzi di trasporto, esigenze e direzioni diverse. Alcuni arrivano direttamente al convento, indirizzati da associazioni od enti, altri si muovono con mezzi pubblici, altri hanno necessità di contattare ambasciate o parenti o amici in giro per l'Europa.

In questa fase il nostro convento si occupa di una prima accoglienza, ospitando profughi di passaggio al massimo per pochi giorni. Questo permette anche alla casa di spiritualità di svolgere la sua normale attività.

Tra i rifugiati c'è molta riconoscenza per la sistemazione qui, qualcuno infatti è passato anche per strutture non molto ospitali. Sono arrivate per lo più sono mamme con i loro figli. Non sempre sono certe della destinazione ma è impressionante la serenità con cui vivono difficoltà e insicurezza. I bambini piccoli sembrano un po' spaesati ma sono tranquilli e giocosi, mentre gli sguardi maggiormente preoccupati e malinconici sono quelli degli adolescenti. Non è facile dare loro un po' di conforto morale, parlano un po' di inglese ma sembra molto più efficace il sorriso e la gratuità della nostra accoglienza.

Ringraziamo il Signore, che come sempre anche dal male di scontri bellici ed ostilità, riesce a tirare fuori esperienze e testimonianze di bene. Anche le spine hanno le rose.

Allego qualche scatto (un po' frettoloso) di questa nostra prima esperienza. Un caro saluto,

Gabriele, con Alessandro e don Matteo

post3