Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca santa”, com’era chiamata, portò avanti per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali, cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore di Dio, spesso operando prodigi. La sua abnegazione continuò ininterrottamente, specie nei giorni festivi, anche quando altre malattie la colpiranno ed a 50 anni nel 1944 con la vista indebolita, fu inchiodata alla sedia a rotelle; dava di sé l’immagine di una crocifissa con Gesù, per la Chiesa ed i fratelli, così come il suo nome di religiosa era tutta una predestinazione.

thumb 007Volle essere vittima per le sofferenze dell’umanità, ripiena di una sensibilità nuova donatale dallo Spirito Santo; nel 1932 la Santa Sede riconobbe come monastero del Secondo Ordine dei Carmelitani Scalzi, la Casa dei Ponti Rossi di Napoli e Giuseppina Catanea ricevé l’abito di Santa Teresa in forma ufficiale, con il nuovo nome di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, e il 6 agosto dello stesso anno professava solennemente secondo la Regola, che già seguiva dal 1918.

Dal 1934 il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il 29 settembre 1945, nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla morte. La sua spiritualità, la docilità amorosa, l’umiltà e semplicità, ebbero grande applicazione durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; pregava in continuazione, ciò alimentava quella confidenza in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio fino ai Ponti Rossi, per ascoltare un suo incoraggiamento per riprendere a sperare nella vita, superando le prove ed i dolori. Il giorno della sua vestizione aveva detto: «Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui».

Ponti Rossi

Il Signore l’aveva presa in parola, rendendola partecipe del Suo patire, che cercò di vivere silenziosamente e gioiosamente, amalgamandosi al Cuore di Maria Vergine; la sua esistenza, da una certa epoca, fu ripiena di carismi mistici straordinari, sopportò per lunghi anni dure prove e persecuzioni nell’abbandono alla volontà di Dio. Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo, scrisse l’Autobiografia (1894-1932) e il Diario (1925-45), oltre alle lettere ed esortazioni per le religiose.

Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare, parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la "malattia della volontà di Dio", la riteneva "un dono magnifico" che la univa maggiormente a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo, in sfacelo per la cancrena diffusa, quale altare del suo sacrificio per le anime.

Madre Maria Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio ed alle anime; il suo corpo disfatto si conservò pienamente incorrotto fino al 27 marzo, data della sepoltura, per dare possibilità alle folle che in continuazione, venivano a dare l’ultimo saluto alla “monaca santa”.

Nel dicembre 1948 (lo stesso anno della morte) il cardinale Ascalesi, diede avvio al Processo Ordinario per la causa di beatificazione. Il 3 gennaio 1987 si ebbe il decreto sulle virtù ed il titolo di venerabile. È stata beatificata nella Cattedrale di Napoli dal Cardinale Crescenzio Sepe il 1 giugno 2008. La sua memoria liturgica è celebrata il 26 giugno.

(fonte: http://www.postocd.org/it/biografia-maria-giuseppina-di-gesu-crocifisso)

Dagli «Scritti» della beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (Autobiografia, pp. 159; 296; 202 bis; Diari, pp. 2-3; 109; 121; 126):

Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui. La volontà di Dio è stata sempre la brama ardente del mio cuore: mai null’altro ho desiderato. Io ho vissuto e vivo di questa volontà divina. Essa mi è necessaria più del pane che mi nutre e dell’aria che respiro. Non saprei farne a meno neppure per un istante! Ho voluto sempre vivere e morire conforme al volere di Dio; ho voluto che la volontà di Dio fosse sempre nei miei pensieri, nelle mie parole, in ogni mia azione, in ogni mio passo. Solo la volontà di Dio ha saputo tramutare i miei dolori in gioia e rendere un Tabor il Calvario della mia vita.

La volontà di Dio è un bacio del suo amore. La volontà di Dio è un abbraccio della sua bontà, che toglie l’anima dalle proprie miserie, per sollevarla in alto nelle sue mani. La volontà di Dio è un atto di tenerezza che deve fare abbandonare l’anima all’amore. O volontà di Dio, amore infinito, trasporta la mia volontà nella fiamma del tuo amore. Io voglio unirmi a te, mio Dio e mio tutto. Voglio fare tutto quello che a te piace. Voglio che la mia vita sia una continua adorazione, un continuo inno di amore a te, o Dio Uno e Trino. Se anche fossi un serafino di amore, sarei degna del Signore? Se mi consumassi di sacrifici e di pene per Dio, e la mia vita fosse un olocausto, che cosa avrei fatto per te, mio Dio e mio tutto? Voglio amare Iddio con gli ardori stessi del suo divino Spirito, con l’ardente unzione del suo Amore, amarlo fino a non vivere che per lui solo e non fare più che una cosa sola con lui: una la volontà, uno il desiderio, uno lo spirito. Pensiamo che la nostra piccola voce un giorno sarà voce di gigante, perché voce di gloria per i mezzi che Dio ci dà sulla terra: i dolori, le sofferenze, le preghiere e i sacrifici che incontreremo nella vita. Inabissiamoci in Dio, fondiamoci, annulliamoci in lui solo, e cerchiamo di vivere esultando all’invito: «Veni Sponsa Christi».

La sofferenza è un dolce e caro bacio del Crocifisso. Nulla desidero fuorché la croce che è luce e amore.Signore, tu mi dicesti che avrei patito ogni giorno sempre di più, che mi avresti stesa sulla croce e lì mi avresti dato il bacio dell’eterna unione, e io sospiro questo momento, sospiro questo incontro felice che pur mi costa l’agonia di tutta la vita. La nostra santa Madre Teresa di Gesù vuole che noi siamo le crocifisse alla Croce di Gesù: è questo il programma della nostra vita. Quando penso che Gesù mi ha messo con lui sulla Croce, sento in me una maternità spirituale, una tenerezza perle anime, una gioia grande, profonda che non so dire. Quante tribolazioni sulla terra, quanti lamenti, quanti sospiri, quante lacrime. Io qui, lontana da tutti, divido le pene di ogni cuore; presento a Dio tutti i sospiri, tutte le lacrime che irrigano questa terra d’esilio. Vivo con l’umanità sofferente...Quanta consolazione oggi ho sentito nel mio povero cuore. Queste parole nella santa Comunione mi hanno sollevato:«Figlia, sarai tutta mia e sempre più mia». È proprio ciò che brama ardentemente l’anima mia. O carità grande del mio Signore! O bontà ineffabile! O Gesù Amore, io ti ringrazio e ti amo. In tutti gli atomi di polvere vorrei scrivere col mio sangue: Ti amo, Gesù, salva le anime.