Il tema degli esercizi: la notte oscura, cioè quella dimensione spirituale di "buio", di incertezza, di assenza che san Giovanni della Croce ha poeticamente e magistralmente descritta nella sua omonima opera.

Ad aprire i lavori, due meditazioni introduttive tenute dal nostro Provinciale, padre Giuseppe Pozzobon, che ha trattato il tema del silenzio: che cosa davvero è, a che cosa serve e come si deve vivere. P. Giuseppe ha insistito molto sul fatto che il silenzio non è fine a se stesso, se non è "fecondo", se non è pieno di una Presenza, inevitabilmente lo riempiremo di "altro", di inutili distrazioni. 

Dal pomeriggio del secondo giorno in poi, la parola è passata al predicatire designato per queste giornate di esercizi: padre Gabriele Morra, carmelitano scalzo della Provincia dell'Italia centrale. P. Gabriele ha analizzato l'opera di san Giovanni della Croce, attualizzandola, inserendo cioè ogni provocazione che il Doctor Mysticus consegna al lettore nella nostra quotidianità di frati del XXI secolo. Il predicatore ha sottolineato che la notte oscura, per quanto possa essere un momento anche drammatico, di profonda angoscia e smarrimento, è data per grazia, per una purificazione atta a incontrare e riconoscere quello che san Giovanni - riprendendo il Cantico dei Cantici - chiama l'Amato: il Signore Gesù. Questo aiuta a capire che la notte, così come anticipava p. Giuseppe per il silenzio, non è fine a se stessa, ma è una via privilegiata per condurre, anzi, per lasciarsi incontrare da Dio. Ancora di più, la notte stessa è Dio, luminosissimo e quindi oscuro agli occhi distratti, pieni di altre effimere luci, dell'uomo.

Agli esercizi erano presenti anche tutti gli studenti di teologia delle circoscrizioni del Nord-Italia e uno studente dell'Italia centrale. Per loro è stato pensato un momento conclusivo di condivisione e riflessione sulle parole ascoltate e l'esperienza vissuta in quei giorni. Sono stati molto interessanti e profondamente personali tutti gli spunti, le riflessioni e le esperienze consegnate in quel momento, sintomo di un serio e appassionato lavoro sul tema proposto.

Ma ciò che più di ogni cosa ha toccato tutti i presenti è stato constatare, malgrado le molteplici differenze e distanze, una grande e spontanea fraternità. Una delle prime cose che un carmelitano scalzo richiede all'Ordine nel momento della professione dei voti è la compagnia dei fratelli. Dei compagni di cammino! Evidente in quei giorni la fondamentale importanza di volti, di nomi, di fratelli che insieme a te camminano, insieme alla Chiesa tutta, con e verso il Risorto. E nella certezza di questa compagnia uno può sperimentare che, malgrado tutto, la via è tracciata, non si sta brancolando nel buio. Sebbene sia notte.

Ecco alcuni scatti di queste giornate:

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Nel parco del monastero.

 

 

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Pronti per la prossima meditazione.

 

 

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Un momento di ricreazione.

 

 

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Al convento di Sant'Anna (primo convento carmelitano scalzo fuori dalla Spagna), con la Comunità di studentato e postulandato di Genova.

 

 

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Fotografie al magnifico panorama.

 

 

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Sulla riva del mare.