Nel moltiplicarsi di pubblicazioni entusiaste, talvolta superficiali circa la mindfulness, questo studio, che si avvale di una ricca bibliografia proveniente da Paesi in cui essa si è già diffusa da decenni, si pone, almeno in Italia, come l'unica indagine che evidenzi le problematicità di un'accoglienza acritica. Ciò senza cadere in una sorda apologetica ma ancorandosi al magistero e alle fonti buddhiste, e avvalendosi di osservazioni di psicologi, sociologi e di quegli stessi esponenti del buddhismo che mettono in guardia dal consumismo spirituale in cui la mindfulness sembrerebbe scivolare (all'estero si comincia a parlare di McMindfulness!). Un corposo contributo in postfazione di padre Antonio Gentili, esponente di riferimento e di massima apertura nel dialogo tra cristianesimo e Oriente, supporta l'opera di discernimento dell'autore nella ricerca di un delicato equilibrio tra rifiuto incondizionato e ingenua accettazione.
Dalla postfazione di P. Antonio Gentili:
"Quanto al presente, pregevole saggio di fra Iacopo Iadarola, forse il giudizio più pertinente è stato espresso da Fabrice Hadjadj (filosofo e scrittore cattolico di origine ebraica) in una lettera a lui inviata: «Credo che la mindfulness sia legata al paradigma tecnocratico e alla postmodernità, che ne sia la sua forma spirituale; e per questo è importante che un vero contemplativo, un carmelitano, possa cogliere con precisione la differenza tra l'orazione e questa piena consapevolezza», così cara alle mistiche asiatiche, «troppo piena per far posto all'altro», parola che potremmo scrivere simultaneamente con l’iniziale minuscola e maiuscola: «a/Altro»".
Qui è possibile scaricare un'anteprima del libro mentre qui è possibile vedere la videoconferenza di presentazione del libro organizzata dalle Edizioni Ares con l'autore e P. Antonio Gentili.