di F. Iacopo Iadarola ocd

Zurbarán GiovannidellacroceZurbarán - Giovanni della Croce

In uno stesso giorno, 11 aprile 2015, Papa Francesco ha emanato due documenti in cui sono citati due dei nostri Dottori della Chiesa: S. Teresa di Gesù Bambino e S. Giovanni della Croce.

Il primo è la Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, un gioiello che è quasi una piccola enciclica e nel cui cuore è incastonata una delle più celebri affermazioni del nostro Padre S. Giovanni della Croce. Siamo nel paragrafo 15 della Bolla, in cui si esorta la Chiesa e riprendere con entusiasmo la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali: "In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore»".
Queste sono tratte dall'opera minore Parole di luce e amore, 57 (S. Giovanni della Croce, Opere, Edizioni OCD 2012, p.1091) e continuano in questo modo: "Impara ad amare Dio come Egli vuole essere amato e lascia il tuo modo di fare e di vedere".

benedettogiovannifrancesco

Celebriamo l'odierna solennità del santo padre Giovanni della Croce ricordando una sua celebre frase citata nel discorso di Benedetto XVI alla confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia e dei donatori di sangue "Fratres" (10/2/07):

di P. Aldino Cazzago ocd

giovannidellacroce

In occasione della prossima memoria liturgica di San Giovanni della Croce riproponiamo un’interessante pagina di Giovanni Paolo II sul mistico carmelitano.  È tratta da Varcare la soglia della speranza, il libro intervista con Vittorio Messori del 1994. Alla domanda di stabilire un confronto tra il buddismo e il cristianesimo in fatto di rapporti tra l’uomo, il mondo e Dio, Giovanni Paolo, tra altre considerazioni, così spiega: 

di F. Iacopo Iadarola ocd

meseta

Il Santo Padre Francesco ci ha donato una miliare omelia con cui commemorare la chiusura dell’anno teresiano indetto per il quinto centenario della nascita della Santa Madre: figura a lui molto cara, tanto da far apporre la sua effigie sulla medaglia coniata per il terzo anno di pontificato. Partendo dalle letture della messa celebrata in S. Marta il 15 ottobre (Rm 3,21-30; Lc 11,47-54), ricorrenza della santa di Avila, il Papa ha voluto evidenziare quella che presumibilmente è stata la grazia più grande ricevuta dalla santa, ancor più dei meravigliosi fenomeni ed esperienze mistiche che ella ha vissuto: “la grazia di capire gli orizzonti dell’amore”. 

teresapatronadispagna

Per festeggiare la Santa Madre Teresa d'Avila pubblichiamo - tratta da "Illustrissimi" - una lettera del cardinale Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, a lei idealmente indirizzata. Scritta nell'ottobre 1974 ma freschissima e attualissima ancor oggi, se non per il fatto che a condividere il titolo di Dottore della Chiesa si è aggiunta, rispetto ai tempi del Papa buono, un'altra donna, la recentemente festeggiata Teresa di Lisieux. En passant, segnaliamo inoltre un bell'articolo apparso nei giorni scorsi su Avvenire, "Teresa D'Avila architetta dell'anima", consultabile qui. Ma ecco di seguito il testo della lettera del cardinale Luciani spiritualmente spedita alla Santa:

Cara Santa Teresa, Ottobre è il mese della vostra festa: ho pensato che mi permettereste di intrattenermi per iscritto con Voi. Chi guarda al famoso gruppo marmoreo, nel quale il Bernini vi presenta trasverberata dalla freccia del Serafino, pensa alle vostre visioni ed estasi. E fa bene: la Teresa mistica dei rapimenti in Dio è pure una vera Teresa. Ma è vera anche l’altra Teresa, che mi piace di più: quella vicina a noi, quale risulta dall’autobiografia e dalle lettere. E’ la Teresa della vita pratica; che prova le stesse nostre difficoltà e le sa superare con destrezza; che sa sorridere, ridere e far ridere; che si muove con spigliatezza in mezzo al mondo ed alle vicende più diverse e tutto ciò in grazia delle abbondanti doti naturali, ma più ancora della sua costante unione con Dio.