Celebriamo l'odierna solennità del santo padre Giovanni della Croce ricordando una sua celebre frase citata nel discorso di Benedetto XVI alla confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia e dei donatori di sangue "Fratres" (10/2/07):
"Proprio per questo meritate apprezzamento: con la vostra presenza e la vostra azione contribuite a diffondere il Vangelo dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Come, infatti, non ricordare l’impressionante pagina evangelica nella quale san Matteo ci presenta l’incontro definitivo con il Signore? Allora, così ci ha detto Gesù stesso, ci sarà chiesto dal Giudice del mondo se nel corso della nostra esistenza abbiamo dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato; se abbiamo accolto il forestiero ed aperto le porte del cuore al bisognoso. In una parola, nel giudizio finale Dio ci domanderà se abbiamo amato non in modo astratto, ma concretamente, con i fatti (cfr Mt 25,31-46). E mi tocca sempre veramente il cuore, leggendo di nuovo queste righe, che Gesù, il Figlio dell’uomo e Giudice finale, ci precede con questa azione facendosi lui stesso uomo, facendosi povero e assetato e, alla fine, ci abbraccia stringendoci al cuore. E così Dio fa quanto vuole che noi facciamo: essere aperto per gli altri e vivere l’amore non con le parole, ma con i fatti. Alla fine della vita, amava ripetere san Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore. Quanto è necessario che anche oggi, anzi specialmente in questa nostra epoca segnata da tante sfide umane e spirituali, i cristiani proclamino con le opere l’amore misericordioso di Dio! Ogni battezzato dovrebbe essere un "vangelo vissuto". Tante persone, infatti, che non facilmente accolgono Cristo ed i suoi esigenti insegnamenti, sono però sensibili alla testimonianza di quanti comunicano il suo messaggio mediante la testimonianza concreta della carità. L’amore è un linguaggio che giunge diretto al cuore e lo apre alla fiducia. Vi esorto allora, come faceva san Pietro con i primi cristiani, ad essere sempre pronti "a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15)".
La medesima frase di S. Giovanni della Croce, citata persino dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n° 1022), è anche al cuore della Bolla di indizione dell'Anno della Misericordia di Papa Francesco, in un passo posto a commento, come nel discorso di Benedetto XVI, della scena del giudizio raccontata in Mt 25:
"Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cfr Mt 25,31-45). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore»" (Misericordiae vultus 15).
La frase in questione è tratta da Parole di luce e amore, 57 (S. Giovanni della Croce, Opere, Edizioni OCD 2012, p.1091), e continua in questo modo: "Impara ad amare Dio come Egli vuole essere amato e lascia il tuo modo di fare e di vedere".
Riportiamo, infine, il prologo del Santo a queste Parole contenente, con toni di grande dolcezza e umiltà, un auspicio che nella Chiesa si è felicemente realizzato: "Mio Dio e dolcezza mia, solo per amor tuo la mia anima si è voluta occupare di queste parole di luce e amore. Io, pur trattandone, non ne ho la pratica e la virtù di cui tu, o mio Signore, ti compiaci più che della loro dotta esposizione; altri forse, però, spinti da queste parole, potranno progredire nel tuo servizio e nel tuo amore, nei quali io difetto. La mia anima potrà così consolarsi di essere stata occasione per te di trovare in altre anime ciò che manca in essa. Tu, o Signore, ami la discrezione, ami la luce, ma sopra tutte le altre operazioni dell'anima ami l'amore. Perciò queste parole saranno di guida per chi cammina, di luce per la via e di amore durante il cammino. Resti da parte, allora, la retorica del mondo; lasciamo le chiacchiere e l’arida eloquenza dell’umana saggezza, che è debole e ingannatrice e non ti piace; parliamo, invece, al cuore con parole piene di dolcezza e amore, come piace a te. Potremo così rimuovere forse molti ostacoli e inciampi a tante anime che v’incappano per ignoranza e, per ignoranza, si smarriscono, convinte invece di seguire il tuo dolcissimo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, e di farsi simili a lui nella loro vita, nelle loro pratiche di pietà, nelle loro virtù, come pure nello spogliamento e nella povertà di spirito. Concedi tu, o Padre di misericordia, questa grazia, perché senza di te non possiamo far nulla, Signor mio".