di Emanuele Palmieri
“Allora, Emanuele? Com’è andata l’avventura a Verona?”. Ricordo ancora con grande gioia l’inno cantato a squarciagola da noi animatori e dai bambini davanti ai loro genitori sul palco del teatro parrocchiale, al termine dello spettacolo di fine Grest. Ricordo ancora il caldo afoso, il sudore che c’inondava la schiena, le braccia e il petto, lo strillare dei bambini, i loro sorrisi, le sane e moderate sclerate da “adulto” che qualche volta ci toccava fare. Ricordo l’attenzione, la stanchezza, l’affanno, la generosità, la bellezza, il timore e mille altre sensazioni che ogni mio più piccolo gesto suscitava nel mio cuore. Ricordo la forte presenza nei miei pensieri di una sorta di sensazione di responsabilità – qualche volta troppo eccessiva – verso tutto e tutti; specialmente verso i più piccoli. Ricordo ancora gli occhi dei bambini, degli amici fidati, dei “colleghi” animatori.
“Allora, Emanuele? Com’è andata l’avventura a Verona?”. Così, da quando ormai sono tornato alla mia Bergamo, mi si rivolgono incalzanti amici e parenti. Vogliono sapere da me com’è andata, com’è stato trovarmi lì a Verona – ormai già per il secondo anno – a lavorare per quattro settimane come animatore per la parrocchia di “Santa Teresa di Gesù Bambino”, situata in un quartiere a sud di Verona. Troppe parole servirebbero per rispondere a tale insistenza, mi limito quindi a rispondere che è stato meraviglioso. La meraviglia è prevalsa su ogni sorta e tipo di fatica durante quelle quattro settimane e, in special modo, in quella sera del 29 luglio, ai saluti finali.
“Un viaggio, un’amicizia”, questo il titolo. Niente di più azzeccato per un Grest come il nostro, dove appunto l’amicizia e il rapporto di fiducia e di rispetto reciproci fra animatori (una trentina di ragazzi dai 14 anni in su) si sono rivelati fin da subito fondamentali per l’intrattenimento e l’educazione di circa 130 bambini. A riguardo scrive Pietro – l’organizzatore, venuto apposta da Adro (BS), anch’egli, come il sottoscritto, molto legato al Carmelo Veneto – in una lettera finale rivolta a tutti gli animatori: «Diceva il Servo di Dio Matteo Ricci: “possono prosperare solo le imprese di chi ha degli amici”. Al fianco e vicino. Ecco lo spirito che mi ha permesso di viaggiare con voi. […] Il sorriso ci ha sempre accompagnato, anche nei momenti difficili, di stanchezza, di noia, un sorriso ci ha salvato. Il sorriso di un bambino, di un animatore vicino, di un genitore che ringrazia. Questa è la gioia del nostro “lavoro”, se così possiamo chiamarlo».
In questo clima di gioia e letizia, ma anche di stanchezza e di tensione, a noi animatori e a padre Luca (guida non solo spirituale del Grest) i migliori regali li hanno fatti i bambini, fra questi spicca indubbiamente la messa in scena – come attori e come autori delle scenografie e dei costumi – di un delizioso spettacolino finale che a tutti – genitori e figli – ha donato più di un sincero sorriso.
A “Santa Teresa” ho appreso l’umiltà, ho riscoperto i miei limiti, ho avuto modo – guidato fraternamente – di lavorare ai miei difetti, sì… ma innanzitutto ho reimparato a sorridere. Me l’hanno insegnato i bambini, a loro volta autentici animatori del cuore. E non è cosa da poco. Di nuovo grazie, Santa Teresa. Ci rivediamo l’anno prossimo!
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