E proprio del raccordo tra i due, tra i limiti dell’isola e i confini dell’oceano, tra finito e Infinito, santa Elisabetta della Trinità ha fatto esperienza, poiché i suoi infiniti desideri di creatura limitata sono appagati quando scopre di essere “abitata” dalla presenza divina della santa Trinità, come le ha detto il giorno della sua prima comunione una carmelitana svelandole, secondo un’etimologia popolare, il significato del suo nome Elisabetta come “casa di Dio”. Tutto nella sua vita si compie allora come ascolto, silenzio e adorazione di questo ospite divino, di questi ospiti divini Padre, Figlio e Spirito Santo, fino a diventare totalmente “lode di gloria”.
Accogliendo a Verona le reliquie di santa Elisabetta della Trinità (1880-1906) nel santuario di santa Teresa del Bambino Gesù (1873-1897), si vuole inoltre sottolineare il legame profondo tra queste due Sante carmelitane scalze contemporanee, definite da H. U. von Balthasar “sorelle nello spirito” per la loro spiritualità simile ma anche complementare nei loro accenti diversi e propri a ciascuna. Teresa infatti parte dalle molteplici esperienze familiari per percepire come Dio si prenda cura di lei attraverso suo padre, sua madre, le esperienze quotidiane legate alla fede in famiglia e poi in monastero. Elisabetta invece si sente immersa nella vita trinitaria, cosicché le verità di fede prendono vita in un movimento d’amore che è prodotto dai suoi “Tre” che “vivono” in lei e la fanno vivere, arricchendo con la Loro presenza ogni esperienza quotidiana che lei vive da bambina, ragazza, giovane donna e carmelitana.
Teresa e Elisabetta si incontrano a Verona-Tombetta l’1 e 2 dicembre… siete invitati anche voi. Ecco i momenti dell’incontro…