La cerimonia ebbe luogo nell’Aula Concistoriale del Palazzo Apostolico in Vaticano alla presenza di numerose personalità. In particolare il cardinale Antonio Vico, prefetto della Congregazione dei Riti e Ponente della Causa della Venerabile, assieme al segretario, monsignor Alessandro Verde, al promotore generale della fede Angelo Mariani, al postulatore della causa, padre Rodrigo di S. Francesco di Paola e agli avvocati Toeschi e Guidi. Largamente rappresentato era anche l’Ordine dei Carmelitani Scalzi: padre Luca di Maria Santissima, preposito generale, con i tutti i definitori generali e molti altri religiosi dell’Ordine. Su invito del Santo Padre, il segretario della Congregazione dei Riti diede lettura del decreto relativo ai due miracoli. Il Santo Padre, uditi i voti dei cardinali, dei consultori dei Sacri Riti e del promotore generale della fede, diede il suo consenso e ordinò che tale decreto fosse reso pubblico. Terminata la lettura, il preposito generale, padre Luca di Maria Santissima, lesse un indirizzo di ringraziamento, cui seguì il discorso del Santo Padre.
SALUTO DEL PREPOSITO GENERALE
Beatissimo Padre,
L’umile gregge teresiano esulta oggi al Vostro cospetto e a mio mezzo Vi porge grazie vivissime pel suggello di soprannaturale autenticità da Voi apposto ai miracoli attribuiti all’intercessione della Piccola Teresa del Bambino Gesù. È la voce di Dio, Beatissimo Padre, che si unisce oggi a quella del popolo. La spirituale fragranza di questo giglio, fiorito nel Carmelo, in brevissimo tempo fu percepita ovunque ci fosse un’anima da consolare o da guadagnare a Dio. Non solo la Francia, ove la Serva di Dio ebbe i natali e dove attese al’esercizio della virtù, sentì questo ammirabile Odore, ma le nazioni tutte d’Europa; e l’Africa, l’America, e l’Asia la sentirono pure.
Riconoscimento universale
Teresa del Bambino Gesù non fu apostolo, non celebre letterata, non fondatrice o riformatrice di Ordini, ma una semplice verginella, vissuta men che un decennio nell’esatta osservanza delle regole del suo Ordine, e toccò il più alto grado di virtù e perfezione con tale rapidità da meravigliare il mondo intero. Persone d’ogni cultura e dignità, di ogni nazione ed educazione, d’ogni condizione ed età hanno constatato questa meraviglia; Iddio ce ne resse testimoni quando l’anno scorso visitando la Palestina, la Siria, l’Egitto, e le lontane coste Malabariche nelle Indie, porzione della vigna evangelica affidata al lavoro dei figli di S. Teresa, colà constatammo personalmente che la Santina come quei popoli la chiamano, è conosciuta, amata e venerata. È questa, Beatissimo Padre, la voce del popolo. Ed oggi che ad essa armonizza quella di Dio con la prova del miracolo, aumenteranno certamente quest’amore e questa venerazione con sicuro profitto delle anime.
A chi mai sarà interdetta l’imitazione d’una virtù così semplice e facile come questa che è caratterizzata dalla confidenza e dal più completo abbandono in Dio? Il segreto della santità della piccola Teresa è nascosto nel suo ardente amore per Gesù Cristo che essa dice di volere amare come nessuno lo ha mai amato, e farlo amare da tutti gli uomini. Perciò essa vuole istruirsi allo scopo di andare a convertire le anime, e quando si avvede dell’arduità dell’impresa, escogita un mezzo, tanto più fattivo quanto più sublime nella sua semplicità, di adottarsi cioè spiritualmente, come fratello, un missionario per seguirlo e sorreggerlo con le preghiere, penitenze e mortificazioni nella sua vita apostolica, onde più facile e fruttuosa fosse la di lui opera nella conversione delle anime.
La piccola via
Questa idea sublime e santamente geniale, già invalsa ed imitata in molte Comunità di Carmelitane Scalze, dice non solo la generosità ma anche il fervido zelo della piccola eroina per le missioni, tanto da farci formulare il voto, che essa ci sia data, appena sarà possibile, a Patrona dalle nostre Missioni. «Sento – ripeteva poco prima di morire – sento, che la mia missione sta per cominciare, la mia missione è di fare amare Iddio come io Lo amo, di additare alle anime la mia piccola via di confidenza e di abbandono». E per escludere ogni dubbio che causar potesse un parlare così semplice e franco, aggiungeva: «non temete, se v’indurrò in errore non seguirete a lungo la mia via, io vi apparirò dal cielo per dirvi di prenderne un’altra». Oggi però che la sua vita è stata riconosciuta retta e sicura dalla infallibile parola Vostra, a noi rimane l’obbligo di seguirne le orme.
Questa parola, Beatissimo Padre, mentre fa esultare il nostro cuore che pregusta la glorificazione della Venerabile Consorella, solleva l’animo di tutti quelli che volendo battere la via della virtù trovano oggi un altro esempio assai facile ad imitarsi. La via percorsa dalla serva di Dio sarà di guida e conforto a tutti dacché dimostra che l’osservanza dei doveri del proprio stato è il più facile mezzo di santificazione, e se ne incoraggeranno tutti a seguirla, le anime che vivono nel mondo, e quelle che, dimorando lontano dai tabernacoli dei peccatori, fanno loro occupazione la preghiera e la meditazione della santa legge di Dio. Sì, Beatissimo Padre, sollecitati da sì amabile ed imitabile modello, in questa lieta occasione, l’universo Ordine Teresiano, da me indegnamente guidato, e qui rappresentato, fa alla Santità Vostra solenne promessa di raddoppiare il fervore della preghiera, delle mortificazioni e dell’osservanza regolare, per piacere maggiormente a Dio Signor nostro, unico autore di virtù e di santità, e affinché la nostra piccola e gloriosa Sorella continui sopra l’umanità la sua pioggia benefica di grazie.
Anniversario dell’incoronazione
Noi la pregheremo, ché ne riservi le primizie per Voi, Beatissimo Padre, che siete il degno rappresentante e Vicario di Colui che Teresa amò, fin dalla terra, di eroico intensissimo amore; per Voi, al quale la Divina Provvidenza riservò di esercitare la prima volta appunto in favore di Lei la Vostra Suprema Autorità, col recingere la giovine fronte della nuova aureola; per Voi che, delicato pensiero, Vi siete compiaciuto di scegliere per questa solenne cerimonia la vigilia del primo fausto anniversario della Vostra Incoronazione, quasi a significare che questa novella gloria del Carmelo e della Chiesa, viene ad essere una delle più fulgenti gemme della Vostra Pontificale corona.
La pregheremo altresì per l’Ordine Carmelitico, e specialmente per il Carmelo di Lisieux, il quale va oggi santamente orgoglioso d’aver alimentato il piccolo vaghissimo Fiore, affinché ella faccia spuntare ancora e sempre molti simili fiori di virtù nelle aiuole del Carmelo; la pregheremo per i suoi fratelli missionari, che formano la più eletta porzione del suo e del Vostro cuore augusto; la pregheremo infine per tutti gli uomini ché tornino ad amarsi come figli dello stesso Padre, e vivano tutti nella pace e nella tranquillità, raccolti nell’unico ovile che Voi, Pastore Sommo, guidate alla vita e alla felicità eterna. E perché le nostre preghiere sortano il desiderato effetto, confortateci, Beatissimo Padre, della Vostra Benedizione.
DISCORSO DEL SANTO PADRE
È vero, si può ben in qualche senso dire, reverendo Padre, che la voce di Dio si è unita a quella del popolo, che ad essa si è armonizzata, stavamo per dire, con qualche procedimento di divina democrazia: ma in più vero senso la voce di Dio precedeva e non seguiva quella del popolo. Precedeva la voce di Dio nella preparazione dell’anima bella della piccola Teresa di Gesù Bambino; precedeva nelle mirabili eroiche virtù dell’eterea eroina del giorno; seguiva, e subito, la voce del popolo ammirante, supplicante, pellegrinante; s’aggiungeva poi la voce forte potente dei miracoli, proprio come Dio stesso ha detto: Vox Domini in virtute, vox Domini in magnificentia [Ps. 38]. Prima la voce di Dio che con le virtù eroiche preparava la mistica cerva che doveva poi lanciarsi con sì rapida corsa ai più eccelsi monti della perfezione; poi la voce di Dio che coi miracoli rivelava le ricchezze della sua mano accumulate nell’anima della sua eletta: Vox Domini praeparantis cervos, vox Domini revelabit condensa. Vero miracolo di virtù in questa grande anima, da farci ripetere col divino poeta «cosa venuta di cielo in terra a miracol mostrare» [Dante Alighieri, Vita Nuova, XXVI] e col salmista «A Domino factum est istud et est mirabile in oculis mortis» [Ps. 117].
Il tacito fiore
Miracolo singolarmente istruttivo ed interessante, che richiama alla considerazione, altrettanto a Dio onorifica che a noi utile, della infinita ricchezza d’arte divina, che nell’ordine soprannaturale e naturale prodiga le sue bellezze. Quell’arte divina che solleva la magnifica mole dei monti, è la stessa che faccetta e nasconde in seno alle rocce il cristallo mirabile nel suo disegno, scintillante nel suo splendore; è quella stessa la mano che suscita i colossi della terra e del mare e prepara gli invisibili organismi degli infinitamente piccoli. Così nell’ordine soprannaturale coi veri giganti della santità S. Ignazio, S. Francesco Saverio, S. Filippo Neri, San Carlo e S. Teresa di Gesù che richiamano alla loro volta giganti anche maggiori come S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni Crisostomo, S. Agostino, S. Ambrogio, e molti altri cha torreggiano sull’orizzonte cristiano, quell’arte divina, allo stesso modo, con infinita cura, preparava questa miniatura finissima di cristiana perfezione e santità vera nell’umile verginella di Lisieux. Ed è pur sempre la stessa mano di Dio che, come nell’ordine soprannaturale desta meravigliose energie di azione benefica come il Cottolengo, Don Bosco e tanti altri, così nell’ordine naturale moltiplica creature di evidente utilità. Egli che (lo ha ben detto il poeta cristiano del quale è quest’anno il cinquantesimo di morte) «…nell’erba del prato / la spiga vitale compose / il fil di sue vesti dispose, / de’ farmachi il succo temprò, / che il pino inflessibile agli austri, / che docile il salcio alla mano / e il larice ai verni e l’ontano / durevole all’acque creò». Ma poi «....sull’inospite piagge, / Al tremito d’aure selvagge, / Fa sorgere il tacito fior, / Che spiega davanti a Lui solo / La pompa del pinto suo velo, / Che spande ai deserti del cielo / Gli olezzi del calice, e muor» [Alessandro Manzoni, Ognissanti].
Fatta parola di Dio
Ci sembra di vedere la piccola Teresa di Gesù Bambino in questo tacito fiore: lei, la piccola rinchiusa, che al solo occhio di Dio spiega la pompa delle sue virtù e coll’olezzo profuma la terra e il cielo. Ma che cosa vuol dirci Suor Teresa fatta parola di Dio? Perché questa è caratteristica di Dio: parlare colle opere, e le sue opere parlano, insegnano. Vuol dirci che c’è qualche cosa che piace a Dio almeno altrettanto che le grandi virtù, siano pure esse apostoliche, siano pure splendide di scienza e feconde di grandi opere come in S. Francesco di Sales, in S. Teresa, ed in altre innumerevoli grandi anime. È la semplicità, e l’umiltà sincera del cuore, la devozione intera ai doveri del proprio stato in qualunque gradino della umana gerarchia, la preghiera incessante, la generosa disposizione a tutti i sacrifici, l’immolazione continua, l’abbandono e la confidenza in Dio che disponga di noi: è soprattutto, senza competizioni di concorrenza, la carità vera, l’amore di Dio, l’amore sincero di Gesù, quel vero voler bene a Dio e a Gesù, come Egli volle bene a noi; quella carità di cui San Paolo scolpisce i principali caratteri in quella prima lettera ai Corinti che oggi stesso per felice incontro leggiamo nella Messa: «La carità ci fa benigni, pazienti, accurati in tutti i doveri, dimentichi di noi, del solo ben fare emulatori; carità che sorretta da fede s speranza tutto soffre, tutto vince; carità senza la quale a nulla giovano la altre virtù, a nulla pur la scienza, a nulla i miracoli ». Via sublime questa certamente, ma a tutti facile e non solo possibile. Poiché, come S. Agostino osserva, quando può dire che non può predicare né ingegnare, né fare astruse penitenze, ma usare benignità e pazienza, umiliarsi, pregare, voler bene, a chi queste cose sono impossibili, purché sinceramente volute? E queste sono le grandi lezioni che la piccola Teresa di Gesù Bambino, fatta maestra e apostolo, a tutti insegna. Vuol dirci ancora la piccola Teresa del Bambino Gesù che ci è facile modo di partecipare (e Dio solo sa con quale larghezza) a tutte le più grandi ed eroiche opere dello zelo più apostolico, mediante la preghiera.
Nel cuore delle missioni
Alla bella e benefica luce di questi insegnamenti, ci congratuliamo colla famiglia Carmelitana, con questo mistico giardino, al quale viene ad aggiungersi un fiore di tanta bellezza e di tanta grazia; Ci congratuliamo pure con Lei, Eminenza, e con tutti che cooperano a condurre a buon termine questa felice, a Noi beatissima impresa. E ringraziamo Iddio che ai felici Congressi e Centenari di fresco celebrati, all’auspicio singolarmente a Noi caro che preludeva da Lourdes taumaturga alla Nostra esaltazione, ed ora si rinnova coll’anniversario della santa apparizione nel primo anniversario dalla esaltazione stessa, ha voluto aggiungere quest’altro auspicio così bello e promettente che Ci arride nella piccola Teresa di Gesù Bambino. Ed a Lei raccomandiamo non soltanto la Nostra povera indegna Persona, non soltanto le Missioni al Carmelo affidate ma le missioni tutte quante che furono tutte così care al suo cuore e per le quali trovò tante geniali invenzioni; e tutta quanta la Chiesa, la famiglia che dal Cuor di Dio or fa un anno veniva commessa al Nostro cuore.
La cordiale, effusa Benedizione, che a Voi impartiamo, sii estenda a tutti che portate nel pensiero e nel cuore.