Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato –: chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua “bandiera”, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola. Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria – questo sì – una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà. Cari fratelli e sorelle, quando l’Angelo Gabriele portò l’annuncio a Maria, Le preannunciò che il suo Figlio avrebbe ereditato il trono di Davide e regnato per sempre (cfr Lc 1,32-33). E la Vergine Santa credette ancor prima di donarLo al mondo. Dovette, poi, senz’altro domandarsi quale nuovo genere di regalità fosse quella di Gesù, e lo comprese ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione. Chiediamo a Maria di aiutare anche noi a seguire Gesù, nostro Re, come ha fatto Lei, e a renderGli testimonianza con tutta la nostra esistenza». (Benedetto XVI – Angelus, Solennità di Cristo Re 2009).
Dinanzi alla notizia riguardante il crimine compiuto da una persona, S. Teresa di Gesù Bambino reagì così:
Un giorno (siamo in Francia, seconda metà dell’Ottocento) le capitò di leggere sul giornale che un pluriomicida, Pranzini, un Italiano residente a Parigi, era condannato alla ghigliottina. Lei, che aveva solo 14 anni, capì subito che era chiamata a far qualcosa, anzi molto, perché in quell’uomo accadesse un cambiamento in meglio, iniziasse a entrare un po’ della bontà, della luce di Dio, affinché Pranzini, addirittura, potesse essere salvato dall’inferno: si mise a offrire dei sacrifici, a pregare sinceramente per Pranzini. Il giorno dopo l’esecuzione capitale, Teresa seppe che quell’uomo condannato a morte, prima di salire al patibolo, aveva rifiutato la confessione, ma seppe pure, piangendo di commozione, che il “grande criminale”, in modo subitaneo, afferrò e baciò tre volte con trasporto il crocifisso che il prete gli presentava. Era come se il mondo “sciagurato” del male potesse essere raggiunto e toccato dalla misericordia divina, e di fatto accadeva un cambiamento in quell’uomo, nella sua anima, e nella società in cui viviamo. Fu questa la prima grande esperienza, di una serie senza numero, di trasformazioni che la fiducia illimitata nel potere di Cristo, Re di vero Amore, produce nella vita e nella storia delle persone e, in fondo, dell’umanità intera. È questa la vera reazione di chi crede che il Potere divino misericordioso è infinitamente superiore e più forte di ogni altro tipo di potere. Quello che era un “criminale”, senza mezzi termini sarà chiamato nella “Storia di un’anima” da lei stessa, dalla adolescente Teresa: “il mio primo figlio”! Un omicida di tre persone poteva cambiare, era cambiato. Soltanto se ci fidiamo di Colui che ha testimoniato la donazione di sé, fino al sangue, per affermare soltanto Verità e Amore, diverremo capaci di iniziare a cambiare noi stessi, e anche il mondo!