Ella sperimenta come Dio, nella sua misericordia, sia capace di "dimenticare" la sua grandezza pur di non castigare: «Ah, che veramente grande è la misericordia di Dio! Vi è forse un amico più paziente di Lui?» (Pensieri sull'amore di Dio, II, 19 [Ed. OCD 2009]). Allo stesso tempo la Santa soffre per il fatto che gli uomini spesso si scordino della misericordia di Dio (Cfr. Esclamazioni VII, 1) e gioisce per coloro che se ne sentono abrracciati: «Felici coloro che, legati dai benefici della misericordia di Dio come da altrettanti ceppi e catene, si sentono così schiavi da essere incapaci di disciogliersi» (Esclamazioni XVII, 3).
Teresa definisce la misericordia di Dio una misericordia "senza interessi", e secondo lei coloro che non riescono a concepire un amore tanto disponibile sono lontani dall'amare veramente il loro prossimo: «Chi si scandalizza nell'apprendere che Dio può far tante grazie fin da questo esilio, tengo per certo che sia senza umiltà e senza amore del prossimo» (Castello Interiore, Prime Dimore I, 3). Nel parlare di sé, Teresa afferma di «[non poter] in altro sperare che nella sua misericordia» (Castello Interiore, Terze Dimore I, 1), per questo motivo, non solo racconta le misericordie del Signore, ma si sente spinta a cantarle:
«Oh, le vostre misericordie, con quanta ragione dovrei io sempre cantarle! Signore, datemi di poterle cantare in eterno, giacché vi siete compiaciuto di prodigarmele con tanta munificenza da meravigliare tutti coloro che le vedono. Io poi ne rimango trasecolata, tanto che le lodi mi sgorgano effusivamente» (Vita XIV, 10).
Quando lei narra di sé, questa è la sua intenzione: «Mio intento, come Dio sa, è di mettere in luce le sue misericordie, affinché il suo nome sia maggiormente lodato e benedetto» (Castello Interiore, Settime Dimore I, 1).
«[L'anima] abbia fiducia nella bontà di Dio che è più grande di tutto il male che possiamo fare. Quando noi riconosciamo la nostra miseria e vogliamo tornare alla sua amicizia, Egli dimentica che gli siamo stati ingrati, né più ricorda le grazie che ci ha fatto e che sarebbero un motivo di più per castigarci. Anzi, esse lo inclinano a perdonarci più presto, come gente di casa che, come suol dirsi, ha mangiato il pane della sua mensa. Ricordino le sue parole e pensino a come ha fatto con me: mi sono stancata prima io a offenderlo che non Lui a perdonarmi. Egli non si stanca mai di donare, né le sue misericordie possono esaurirsi: non stanchiamoci noi di riceverle!...» (Vita XIX, 15).
Nei suoi scritti la Santa evidenzia come la misericordia di Dio è per il cristiano il punto di riferimento per l'esercizio della misericordia nei confronti del fratello. È così che, nel "Cammino di Perfezione", ella commenta la frase del Padrenostro «come noi perdoniamo ai nostri debitori»:
«Quando un'anima si unisce così intimamente alla Misericordia, alla cui luce riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch'essa perdonare a chi l'ha offesa. Siccome le grazie e i favori di cui si vede inondata le appaiono come pegni di amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l'amore che anch'ella nutre per Lui» (Cammino di Perfezione [Ed. di Valladolid] XXXVI, 12).
Esistono false umiltà, ci avverte Teresa, che insinuano nell'uomo la sfiducia nella misericordia di Dio: si tratta di una tentazione del demonio.
«Inoltre, figliole mie, dovete guardarvi da quell'umiltà che getta l'anima nelle più vive inquietudini con la rappresentazione dei nostri gravi peccati. Il demonio la suggerisce in vari modi e suole angustiare le anime sino ad allontanarle dalla comunione e dalla loro privata orazione sotto pretesto che ne siano indegne. Queste anime quando fanno la comunione, invece d'impiegare quel tempo nel domandar grazie, lo consumano nell'esaminare se erano o non erano preparate, e arrivano a tal punto da mettere quasi in dubbio la misericordia di Dio, col pensiero che sia per la loro miseria se sono da Lui abbandonate. Vedono peccati in quello che fanno, e perfino inutili le loro opere buone. Lo scoraggiamento le invade e, sentendosi impotenti per ogni opera di bene, si lasciano cadere le braccia, immaginandosi perfino che quanto in altri è lodevole, sia in esse da riprovarsi. Considerate bene, figliole mie, quello che ora vi voglio dire. Alle volte il sentimento della propria miseria può darsi che sia vera umiltà, mentre altre volte tentazione gravissima» (Cammino di Perfezione [Ed. di Valladolid] XXXIX, 1-2).
«Se siete in questo stato, fate il possibile per allontanare il pensiero dalla vostra miseria, fissandolo sulla misericordia di Dio, sull'amore che ci porta e su quello che ha patito per noi. Se è tentazione, ne sarete impossibilitate, perché il demonio non vi lascerà in pace, e non vi permetterà che di pensare a cose di maggior tormento. Sarà già molto se riuscirete a capire d'essere in tentazione» (Cammino di Perfezione [Ed. di Valladolid] XXXIX, 3).
Fa bene fare memoria delle misericordie ricevute (Cfr. Vita XIX, 2). Gli uomini si avvicineranno molto di più a Dio nel vedere quanto è grande la sua bontà e che Egli si offre ai peccatori (Cfr. Cammino di Perfezione [Ed. di Valladolid] XL, 5-6). Nell'affidarsi alla misericordia di Dio, ci si lascia condurre da Lui in tutto, soprattutto nella preghiera:
«Non deve poi credere che sia sempre il demonio a disturbarla nell'orazione. Talvolta è una grazia di Dio esserne impediti. [...] L'orazione che Dio le concede, è incomparabilmente migliore della meditazione sull'inferno. E se questa lei non la può fare neppure volendolo, si guardi dal violentarsi, ché non c'è bisogno» (Lettera no. 165 a Don Lorenzo de Cepeda, 2 gennaio 1577 [Ed. OCD 2009]).
Quando nella preghiera c'è abbandono è possibile sperare nella misericordia di Dio. Tale speranza non è qualcosa di passivo, al contrario:
«Anima mia, lascia che si compia la volontà del tuo Dio, perché così ti conviene. Servilo e spera nella sua bontà, e quando avrai fatto penitenza dei tuoi peccati e ne avrai meritato un po' perdono, Egli darà rimedio al tuo dolore. - Non voler godere senza prima patire» (Eclamazioni VI, 3).
«Oh, come gradisce Nostro Signore che si rendano servizi alla Madre sua! Che gran cosa è questa! Com'è infinita la sua misericordia! Sia Egli per sempre lodato e benedetto, giacché ricompensa con la vita e la gloria eterna opere così basse come le nostre, rendendole grandi, nonostante il loro scarso valore» (Fondazioni X, 5).
Per questo la raccomandazione di Teresa è quella di non tralasciare mai l'orazione né la lettura di testi spirituali e di fuggire le occasioni di peccato (Vita VII, 10). Molti uomini sono maggiormente spinti ad amare Dio nel conoscerne la misericordia:
«Si potrà dire che sembrano cose impossibili e che è bene non scandalizzare i deboli.Ma è minor male permettere che alcuni non le credano, piuttosto che privare chi ne è favorito del profitto che ne deve ritrarre. Questi infatti ne avrà piacere, e si ecciterà a più amare Colui che nella sua infinita potenza e maestà gli usa così grandi misericordie. D'altra parte, so di parlare ad anime per le quali questo pericolo non esiste, perché conoscono e credono che Dio può discendere a manifestazioni di amore ben più sublimi» (Castello Interiore, Prime Dimore I, 4).
Teresa afferma che Dio ci ama anche mentre «siamo ancora ingolfati negli affari, nei passatempi, nei piaceri e nelle distrazioni mondane; [...] e cadiamo ancora nei peccati e poi ci rialziamo» (Castello Interiore, Seconde Dimore I, 2). Teresa paragona Dio a un grande palazzo, la cui ampiezza dell'abbraccio non esclude neppure il peccatore:
«Supponiamo che Dio sia come una stanza o un palazzo molto grande e bello. Il palazzo, ripeto, è lo stesso Dio. Ora, il peccatore per commettere le sue iniquità può forse uscire dal palazzo? No. Tutte le abominazioni, le scellerataggini, le disonestà che noi peccatori commettiamo, si consumano tutte in quel palazzo, vale a dire nello stesso Dio. Oh, verità spaventevole e degna di somma riflessione! Quanto utile per noi che siamo poco istruite e non finiamo mai di persuadercene! Oh, sarebbe affatto impossibile avere ancora una così insensata temerità! Consideriamo, sorelle, la grande misericordia e la pazienza di Dio che non ci sprofonda sull'istante. Ringraziamolo sentitamente e vergogniamoci di essere così sensibili a ciò che dicono o fanno contro di noi. Non è forse un'inconcepibile nequizia risentirci di una paroletta, detta alle volte in nostra assenza e forse senza cattiva intenzione, mentre vediamo Dio nostro Creatore sopportare che le sue creature gli facciano tante offese fin dentro di Lui?» (Castello Interiore, Seste Dimore X, 3).
Il fatto che Gesù venne al mondo per i peccatori è ciò che maggiormente convince Teresa della misericordia di Dio (Cfr. Esclamazioni III, 3; Castello Interiore, Seste Dimore V, 5), così come anche la memoria della storia della sua conversione:
«Come hanno tardato i miei desideri ad accendersi, mentre Voi tanto di buon'ora avete cominciato ad attirarmi e a chiamarmi affinché tutta mi occupassi di Voi! Ma forse che Voi avete scacciato i miserabili? Forse che avete allontanato il povero mendico quando voleva avvicinarvi? Hanno forse un limite le vostre grandezze e la magnificenza delle vostre opere, Signore? Come vi è facile mostrarle ora nella vostra serva, Dio mio e Misericordia mia! Voi siete potente, o gran Dio. E questo è il momento di far vedere se la mia anima s'inganna quando, pensando al tempo perduto, afferma che in un istante Voi potete farglielo riacquistare [...]. Sia benedetto il mio Dio!» (Esclamazioni IV, 1).
(traduzione dallo spagnolo di F. Francesco Palmieri ocd)