Il secondo edificio, conosciuto come Oratorio San Quirino, è situato non lontano dalla chiesa del Carmine e già proprietà dei Carmelitani. Nel 1331 fu fondato come Oratorio sant’Angelo per cambiare nome nell’attuale solo quattro anni più tardi. Era la sede della Confraternita della Beata Vergine Maria del monte Carmelo che decise di riedificarlo, a pianta ottagonale e con cupola ovale, nella prima metà del XVIII secolo. Soppresse le Confraternite a inizio Novecento, l’edificio passò al comune che finalmente nel 2010 lo riaprì come luogo di mostre e conferenze, nella forma di Urban center, un tipo assai recente di centro civico che mira a coinvolgere la cittadinanza nelle politiche di trasformazione della città e del territorio.
La Madonna della Misericordia del Bertoja
Perché raccontare la storia di questi due luoghi? Per capire l’origine e il senso di uno stendardo dipinto nel 1564 da un ventenne pittore locale assai dotato, Jacopo Zanguidi detto Bertoja, morto poi a soli 29 anni mentre affrescava il Palazzo dei Farnese a Parma. Oggi questo stendardo è esposto nella Galleria Nazionale di Parma, nel Palazzo della Pilotta. Studi recenti sul Bertoja hanno messo in luce i suoi tratti originali e le sue fonti di ispirazione soprattutto a riguardo degli ultimi anni della sua vita. Meno indagata è la sua formazione artistica e le prime opere, tra le quali la primissima conosciuta è appunto lo Stendardo della Madonna della Misericordia. Infatti la Vergine, che poggia su una nuvola, apre il suo manto accogliendo alla sua ombra fedeli inginocchiati e oranti con le mani giunte, uomini incappucciati a sinistra e donne velate a destra, i membri di una Confraternita che portavano in processione il loro Stendardo. Ai lati di Maria, appena dietro, due santi. Nella cornice, realizzata con una preziosa decorazione fatta di mascheroni dorati che si alternano a motivi di angeli a candelabro, in alto si trova la scritta “Societas B. V. Mariae” e in basso meno leggibile “Virgine Mariae de m[onte Car]melo”.
Due santi carmelitani: sant’Alberto e sant’Angelo
Queste indicazioni ci permettono di capire perché questo stendardo provenga dall’Oratorio san Quirino (dalla sua sacrestia secondo indicazioni più precise) e di identificare correttamente i due santi come due santi carmelitani (e non domenicani come è a volte avvenuto). Infatti quello a destra con la palma del martirio e il giglio della purezza, trafitto in petto da un pugnale e con un coltello conficcato in testa, è sant’Angelo da Gerusalemme (o di Licata, 1185-1225), che portò la regola carmelitana a Roma per l’approvazione papale (ecco il sant’Angelo del nome primitivo dell’Oratorio!). Quello a sinistra con la sola palma è probabilmente sant’Alberto da Trapani (1240-1307), grande predicatore e taumaturgo. Questi due Carmelitani del Duecento furono venerati insieme nel XVI secolo come i Patres Ordinis, i Padri dell’Ordine Carmelitano, quasi due novelli Elia e Eliseo, i profeti del Monte Carmelo vissuti nel IX secolo prima di Cristo. La cosa non chiara è il motivo che ha spinto il Bertoja o i suoi committenti ad attribuire il giglio e la palma ad Angelo e la sola palma ad Alberto, quando l’iconografia carmelitana associa classicamente il giglio ad Alberto e la palma ad Angelo, attributi che ritroviamo anche, senza i loro personaggi rispettivi, in diversi stemmi del Carmelo del ‘400 e ‘500.
L’intercessione misericordiosa dell’Immacolata concezione
Ai lati verticali dello stendardo si aprono due finte nicchie con dipinte due statue, Adamo a destra vicino agli uomini incappucciati ed Eva a sinistra vicino alle donne velate. Adamo tiene con una mano la mela e con l’altra mano copre la sua nudità con una foglia di fico. Eva sta anch’essa coprendosi il petto con un braccio e il pube con una foglia di fico sorretta dall’altra mano. Al suo fianco e vicino al suo piede, appare il serpente tentatore, così da rinviare a Genesi 3,14 secondo la Vulgata, « e lei ti schiaccerà la testa e tu lei insidierai il calcagno». Le figure dei primi progenitori evocano di colpo il tema del peccato originale ma anche quello dell’Immacolata concezione di Maria che ne è stata preservata (un titolo mariano promosso dai Carmelitani); suggeriscono la richiesta di Misericordia per i loro peccati da parte dei membri della Confraternita che ricorrono perciò all’intercessione della Vergine (che alza gli occhi verso la luce divina che scende dal cielo), ma anche la grazia della redenzione operata del figlio di Dio e di Maria, che schiaccia definitivamente la testa al serpente.
Grazie a questa Madonna della Misericordia carmelitana siamo condotti al pentimento delle nostre colpe per ricominciare a percorrere con lei il cammino verso la santità che Dio vuole donarci, particolarmente verso la santità propria alla “famiglia” della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, con l’aiuto e la preghiera dei suoi santi.