2. La struttura poetica e tematica

La Salve Regina risulta, a nostro avviso, strutturata in due maniere, a livello poetico e a livello tematico. Per rendersene conto, basta far vedere solo le parole che determinano la struttura, ed evidenziarle con un carattere diverso a seconda della loro diversa funzione strutturante.

a)         Salve…    misericordiae,

a’)        dulcedonostra, salve.

b)         Ad te    …amus, ….es …Hevae.

b’)        ad te     …amus,  …es     ...valle.

c)         Eia ergo, Advocata nostra,   …tuos misericordes   ...ad nos converte.

c’)        Et Iesum,                                 …tui,                         nobisostende.

d)        O clemens, o pia

d’)        o dulcis… Maria.

2.1 La struttura poetica: le quattro dinamiche della preghiera

La struttura poetica è molto semplice, anzi, ripetitiva, secondo un ritmo binario quadruplicato: saluto doppio a inclusione (a-a’: Salve… salve), preghiera doppia (b-b’: ad te… ad te…; …amus …amus; …es …es), supplica doppia (c-c’: …converte …ostende; …tuos …tui; …ad nos …nobis), invocazione doppia (d-d’: triplice vocativo “o” ma rima baciata su due versi: …pia …Maria). Queste quattro parti sono una ripresa delle quattro parti del “clamor liturgico” tipico della liturgia medioevale nei momenti di gravi turbolenze, guerre, saccheggi, poi trasposto anche come invocazione di aiuto nel momento delle grandi tribolazioni spirituali. L’origine di questo tipo di preghiere è biblica, come possiamo notare da questo esempio che fornisce i due “ad te…” ripetuti: «ad te Domine faciem meam converto ad te oculos meos converto» (Tb 3,14 Vulg.). Tuttavia la Salve Regina pur impiegando proprio il termine “clamamus” ha cambiato i contenuti e il tono di alcune di queste quattro parti del “clamor” classico, ottenendo un risultato meno angosciato e penitenziale, innanzitutto poiché si chiede a lei di “convertire” i suoi occhi misericordiosi verso di noi e non si sottolineano, come in Tb 3,14 Vulg., i nostri occhi rivolti verso il Signore.

Di fatto in questa antifona mariana ognuna delle quattro parti ha una caratteristica propria: il saluto a Maria serve a evocare i suoi titoli che suscitano il fiducioso affidamento a lei degli oranti; la preghiera mostra l’azione verso Maria degli oranti stessi che presentano la loro situazione infelice in quanto oppressi dalle conseguenze del peccato originale; la supplica invita Maria all’azione verso gli oranti perché lei è l’Avvocata che difende, soccorre e aiuta i miseri e gli oppressi; l’invocazione si dipana in altri titoli o qualità di Maria nella certezza di essere ascoltati ed esauditi. Il crescendo va dal saluto, alla preghiera fino alla supplica come climax (tutte rime baciate che terminano in “e”), per ridiscendere poi con un più di calma nell’invocazione (rima baciata in “a”) ripiena della fiducia di essere esauditi.

2-2-codices csg-0390 010 medium2.2 I due temi trasversali: il "tu-noi" e la misericordia

Ci sono due temi trasversali in queste quattro dinamiche della preghiera. Il primo riguarda il gioco espressivo tra “tu” e “noi”. Nell’Ave Maria le due forme espressive sono totalmente separate, “tu” nella prima parte e “noi” nella seconda (tecum, tu, tui; pro nobis, nostris). Nella Salve Regina il gioco espressivo è un intreccio continuo tra “tu” e “noi” (nostra, te, te, nostra, tuos, nos, tui, nobis): il “tu” rivolto a Maria (sottinteso ma chiaro nel saluto iniziale e nell’invocazione finale, ed esplicito quattro volte nei quattro versetti della preghiera e della supplica) e il “noi” degli oranti (con aggettivi, pronomi e verbi) che è un “noi” attivo dei verbi nella preghiera e un “noi” passivo dei pronomi nella supplica.

Il secondo tema è quello della misericordia, che si apre coi primi versetti del saluto (misericordiae, dulcedo), ha un apice nella prima supplica (Advocata, misericordes) e si ritrova triplicato e insistente nelle invocazioni finali (O clemens, o pia, o dulcis…). Questo secondo tema determina in un altro modo la struttura tematica: ai due estremi, iniziale (a-a’) e finale (d-d’), e al centro (c). Infatti sono le tre posizioni dei tre titoli principali dati a Maria: Regina (mater) misericordiae, Advocata nostra, dulcis (Virgo) Maria. Ecco che ora possiamo rileggere questa preghiera cogliendola nella sua forma poetica:

Salve Regina (mater) misericordiae,
vita, dulcedo, et spes nostra,     salve.
Ad te clamamus,     exsules                            filii Hevae (Evae),
ad te suspiramus, gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
Eia ergo,  Advocata nostra,  illos tuos misericordes oculos ad nos converte.
Et Iesum, benedictum fructum ventris tui, nobis, post hoc exilium, ostende.
O clemens,           o pia
o dulcis (Virgo) Maria.

Abbiamo messo tra parentesi “mater” et “Virgo” perché sono state inserite solo successivamente, almeno due secoli dopo o più, e costituiscono le due principali varianti testuali (altre sono meno importanti).

2.3 Una preghiera poeticamente corrispondente alla situazione storica dei Carmelitani

Costretti ad abbandonare la loro “valle” sul monte Carmelo perché cacciati dalla riconquista mussulmana della Terra Santa nel XIII secolo, i Carmelitani sono “esuli” in Europa, piangenti il luogo dove Maria era loro “Signora-Regina” (Domina loci), e gemono nel loro stato di eremiti che per l’autorità pontificia sono stati cambiati, in Europa, in mendicanti. Risulta evidente come la Salve Regina corrisponda poeticamente alla situazione storica dei primi Carmelitani.

Non avendo poi ancora elaborato una preghiera mariana propria al loro Ordine (ciò avverrà nel XIV secolo), i Carmelitani “adottano” diverse preghiere mariane già esistenti, ma sembra che la “prediletta”, per queste ragioni appena indicate, sia stata la Salve Regina. La corrispondenza poetica e storica si fonda su una corrispondenza teologica e spirituale che è innanzitutto frutto di una comune ispirazione biblica, che analizzeremo nelle terza parte.

(continua)

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