Sarebbe bello presentare la Salve Regina dal punto di vista dell’origine storica e della tradizione musicale, come pure descrivere il suo “successo” liturgico nei diversi Ordini religiosi compreso quello Carmelitano. Ma ciò che ci interessa è piuttosto capire perché questa preghiera mariana abbia avuto un posto così di rilievo nel Carmelo e quali ne siano le ragioni peculiari rispetto ad altri Ordini religiosi che la predilessero già prima. In sostanza abbiamo di mira un breve commento alla Salve Regina da un punto di vista carmelitano, cercando di intuire cioè alcuni motivi di contatto profondo tra questa antifona mariana e la spiritualità carmelitana. Prima cercheremo di introdurla storicamente (prima parte). Successivamente ne analizzeremo la struttura poetica e tematica (seconda parte) e l’ispirazione biblica (terza parte), per poter fornire un’interpretazione carmelitana sulla base di queste consonanze storiche, poetiche e bibliche (quarta parte).

1. Un’introduzione storica

1.1 L’autore presunto della Salve Regina: Ermanno “il contratto”

L’autore della Salve Regina rimane incerto, poiché diversi sono i “pretendenti”, anche se numerosi storici sono propensi ad attribuirla ad un monaco benedettino, Ermanno, detto “il contratto” o “lo storpio”, vissuto nella prima metà dell’XI secolo (1013-1054) nell’abbazia di Reichenau (un’isola del lago di Costanza, oggi in Germania al confine con la Svizzera). Nato con una forte malformazione fisica, da cui l’aggiunta al nome, fu educato fin da bambino dai monaci benedettini e sviluppò i suoi talenti intellettuali in diversi campi del sapere: letteratura, storia, astronomia, musica. Il fatto che la più antica attestazione della Salve Regina in un manoscritto sia stata aggiunta successivamente (non molti decenni dopo o addirittura quasi due secoli dopo, a seconda degli studiosi) in un codice della fine del X secolo (980-1000) appartenente all’abbazia di San Gallo, non lontana da quella di Reichenau, ha portato ad attribuirne la paternità ad Ermanno (che a dispetto di quanto dicano testi agiografici e opere letterarie contemporanee, non è così sicuro che sia ufficialmente “beato”, nonostante lo si ritenga e chiami popolarmente tale in base alla supposizione, di cui non abbiamo trovato conferma certa, che il suo culto come “beato”, pur abbastanza antico anche se non sempre ben attestato, sia stato confermato da papa Pio IX nel 1863).

1.2 La diffusione della Salve Regina negli Ordini religiosi nel XII e XIII secolo

Alla fine della prima metà del XII secolo la Salve Regina fu adottata da diversi Ordini religiosi e ciò spiega le diverse varianti musicali che ci sono giunte: pur riconoscendo tra tutte una somiglianza musicale, che ci fa pensare ad una musica originaria, essa è stata evidentemente trasmessa in modo diverso. Tra i primi Ordini religiosi ad adottarla ci sono stati i Benedettini di Cluny e i Cistercensi, tanto che interamente o almeno in parte la Salve Regina è stata addirittura attribuita, con valide ragioni, a San Bernardo, in base anche all’apparizione di questa antifona negli antichi antifonari cistercensi della prima metà XII secolo! Sembra che dai Cistercensi, che la portarono in auge, sia poi passata agli altri Ordini come i Certosini, ma in particolare ai mendicanti, ai Dominicani in primis, poi ai Francescani e ancor dopo ai Carmelitani e ai Servi di Maria, probabilmente grazie ai Domenicani, che nel 1221 a Bologna cominciarono a cantarla dopo Compieta in processione con delle candele (un rito probabilmente proveniente ancora dai Cistercensi), diffondendosi rapidamente in tutto quest’Ordine e al di fuori di esso.

4-Domenicani-La Virgen bendiciendo a sus frailes cuando cantan el Salve Regina

Inoltre c’è un punto che dovrebbe essere chiarito storicamente perché non ben attestato: secondo alcune fonti storiche, imprecise in realtà, papa Gregorio IX (1227-1241) avrebbe chiesto che la Salve Regina fosse cantata in tutte le chiese di Roma il venerdì sera dopo compieta (la data di questa richiesta fluttua: si legge 1227 o 1234 o 1239 o addirittura 1250-1251 che è un decennio dopo la sua morte!). Probabilmente si sono attribuite a questo papa le disposizioni, assai numerose e diverse anche a distanza di pochi anni, che invece venivano prese in quei decenni dai Capitoli generali dei Cistercensi riguardo all’uso della Salve Regina nella liturgia propria dell’Ordine, o in base all’uso che si diffondeva nell’Ordine francescano al quale Gregorio IX era spiritualmente vicino, come era pure estimatore di quello domenicano. Ricordiamo che anche il poeta Dante Alighieri cita la Salve Regina nella Divina commedia (Purg. VII,82).

1.3 Anche i Carmelitani: affermare il legame “privilegiato” con Maria

Sembra comunque plausibile e probabile che sia stato un intervento o una raccomandazione papale a dare un respiro universale nella prima metà del XIII secolo alla Salve Regina, e che, secondo le forme elaborate dai Cistercensi e riprese dai Domenicani, anche i Carmelitani l’abbiano così progressivamente adottata: sicuramente con il Capitolo generale di Barcellona del 1327, che ordinò che si cantasse la Salve Regina alla fine di tutte le Ore del Divino Ufficio. Ma ancor prima, già nella seconda metà del XIII secolo, secondo le indicazioni del primo Ordinale dell’Ordine (forse già a partire dal 1263) che chiede di recitarla ogni giorno dopo compieta (sotto l’influsso dei Domenicani e delle “possibili” raccomandazioni papali).

Il canto quotidiano (o più volte al giorno) della Salve Regina, diventata così popolare, sembra essere divenuto necessario negli Ordini che vogliono richiamarsi ad un particolare legame con Maria, quasi facendo a gara a chi la venerasse di più, cantando e recitando diverse antifone mariane tra cui la Salve. Verosimilmente anche i Carmelitani, giunti dalla Terra Santa in Europa a partire dalla metà del XIII secolo, accettarono la sfida per dimostrare il loro titolo di “fratelli di Maria”. Eppure la vera ragione di questa predilezione del Carmelo per la Salve Regina ci sembra ancora avvolta dalla nube oscura della storia. Per comprenderla almeno un po’ è necessario, a nostro avviso, studiarne prima la struttura poetica, l’ispirazione biblica e la teologia, e quindi, successivamente, verificarne le consonanze con la spiritualità mariana del Carmelo, le quali diventarono determinanti per una “predilezione”.

(continua)

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