Stiamo vivendo certo una situazione di sofferenza fisica e spirituale, nella quale siamo disorientati e a volte arrabbiati. Non tutto lo capiamo e lo condividiamo: ma affidiamoci a Dio con fede, perché possiamo riscoprire altre strade attraverso le quali Gesù viene a noi, nella nostra vita quotidiana, Lui, presente, vivo e risorto che ci dona la sua vita di figlio di Dio in ogni momento per unirci al Padre e che ci dona il suo amore per vivere l’amore tra noi. Grazie allo Spirito Santo che ci è donato, cresciamo nell’affidamento a Gesù proprio in questa situazione.
Tra le strade che Gesù ci dona c’è anche quella della “comunione spirituale”. Proponiamo quindi questa “Piccola catechesi sulla comunione spirituale” in compagnia di Gesù e nella comunione dei Santi. Per scrivere questa Piccola catechesi abbiamo messo in ordine e rielaborato alcuni spunti che abbiamo trovano in internet, dando soprattutto valore all’esperienza della comunione spirituale che hanno vissuto e insegnato i Santi.
Perché vivere la comunione spirituale?
Cominciamo dalle parole di san Giovanni Paolo II: «L’Eucaristia appare come culmine di tutti i Sacramenti nel portare a perfezione la comunione con Dio Padre mediante l'identificazione col Figlio Unigenito per opera dello Spirito Santo. […] Proprio per questo è opportuno coltivare nell’animo il costante desiderio del Sacramento eucaristico. È nata di qui la pratica della “comunione spirituale”, felicemente invalsa da secoli nella Chiesa e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale. Santa Teresa di Gesù (d’Avila) scriveva: “Quando non vi comunicate e non partecipate alla messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qual cosa è assai vantaggiosa... Così in voi si imprime molto dell’amore di nostro Signore”».
Sottolineiamo il frutto della comunione spirituale: l’amore di Gesù si imprime in noi con abbondanza… come non gioirne? Prima del XX secolo i cristiani non potevano accedere all’eucaristia tutti i giorni, neppure i frati e le suore. Eppure non si abbattevano, ma pregavano così: «Non posso ricevere la Santa Comunione così spesso come lo desidero, ma, Signore, tu non sei l'Onnipotente? Rimani in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia». Con queste parole santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo esprimeva il suo dispiacere ma allo stesso tempo l’abbandono alla volontà di Dio, il quale si dona a lei perché ella fa la sua volontà e accoglie la sua parola, come Maria. Dio poi sa volgere ogni situazione in un’occasione per amarlo di più e fa trovare mille stratagemmi per supplire ad una mancanza, come la stessa Santa afferma: «Senza dubbio è una grande grazia ricevere i Sacramenti; ma quando il buon Dio non lo permette, va bene lo stesso, tutto è grazia».
Cos’è la comunione spirituale?
La comunione spirituale è poco conosciuta e poco praticata, eppure è una sorgente speciale e incomparabile di grazie. Si chiama pure “comunione di desiderio” o “comunione del cuore”, ed è una comunione invisibile e mistica: ci unisce a Gesù in modo misterioso e nascosto, senz’alcun segno visibile come accade invece nella comunione sacramentale, eppure ci dona di partecipare, per la grazia di Cristo, ai frutti dell’eucaristia desiderata. Anche San Giovanni Bosco la suggeriva: «Se non potete comunicarvi sacramentalmente, fate la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore».
Primo passo: Desiderare di “comunicarsi”
Bisogna formulare espressamente il desiderio di comunicarsi e fare il proposito di comunicarsi sacramentalmente appena possibile. Del resto un semplice desiderio vero e profondo, per quanto breve e rapido, basta a costituire la comunione spirituale. Evidentemente quanto più il desiderio è prolungato, tanto più la comunione è fruttuosa, ma con un semplice slancio del cuore verso Gesù nell'eucaristia, si fa la comunione spirituale e si partecipa alle grazie della comunione sacramentale. Ne abbiamo conferma anche dalle parole di San Tommaso d’Aquino: «L’effetto di un sacramento può essere ottenuto da uno che riceve il sacramento col desiderio, anche senza riceverlo di fatto. Come quindi alcuni ricevono il battesimo di desiderio per il desiderio di esso prima di essere battezzati con l’acqua, così pure alcuni si cibano spiritualmente dell’Eucaristia prima di riceverla sacramentalmente. La comunione sacramentale tuttavia non è inutile, poiché produce l’effetto del sacramento più perfettamente del solo desiderio».
Secondo passo: Offrire i frutti della comunione spirituale
Poiché l’eucaristia è legata all’amore peri il prossimo e lo sviluppa, offriamo i frutti della comunione spirituale per i defunti, per gli ammalati, per coloro che li assistono e li curano, per le persone in difficoltà e che soffrono per diversi motivi, per quanti si prodigano per il “bene comune” dell’umanità, e soprattutto per la salvezza del mondo intero. Chiediamo a Gesù di donarci la pace interiore, la carità vicendevole e la speranza nel futuro.
Terzo passo: Fare la comunione spirituale
Per fare la comunione spirituale si può dire, ad esempio, la celebre preghiera di Sant’Alfonso Maria de Liguori: «Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te».
Quarto passo: Ringraziare alla fine della comunione spirituale
Per ringraziare alle fine della comunione spirituale suggeriamo questa preghiera di Sant’Ignazio di Loyola: «Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Fra le tue piaghe nascondimi. Non permettere ch’io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell’ora della morte chiamami. E comanda che io venga a te. Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni. Amen».
Quinto passo: “Comunicarsi” anche in famiglia
Gesù ci dona anche di riscoprire la famiglia come “chiesa domestica”, leggendo la parola di Dio e pregando insieme, e di riscoprire che è anche qui che possiamo “comunicarci”. Un giorno papa Francesco ha sollecitato le famiglie a “comunicarsi” e ha detto di guardare ai tre membri della Santa famiglia, Gesù, Maria e Giuseppe: «Loro pregavano, lavoravano, si comunicavano… Tu nella tua famiglia sai comunicarti?… molti non si comunicano. Dobbiamo riprendere la comunicazione in famiglia… comunicarsi con i fratelli» (Angelus, 29-12-2019). Quando facciamo la comunione eucaristica o spirituale “andiamo a comunicarci”, ma anche a casa possiamo “comunicarci” dialogando con gli altri e vivendo l’amore in famiglia.
I passi e i frutti del cammino
La posta in gioco è la percezione del Cristianesimo come comunione vitale con Gesù vivo ovunque e in ogni momento, come comunione dei Santi in cielo e come comunione tra noi uniti insieme sulla terra. Per questo Gesù ci invita a fare dei passi per vivere la “comunione” con lui (sia essa trinitaria, eucaristica o spirituale) più che a cercare soluzioni ai nostri problemi: i “frutti” di questo cammino li aspettiamo solo da Lui… lasciamo fare a Lui.