I pellegrini che arrivano a Verona al santuario Tombetta ed entrano nella cappella di S. Teresa, si trovano davanti alla stessa scena dell’urna, con in alto questa volta un’enorme statua della Vergine del sorriso, e tutto il resto (spazi, pareti e pavimenti…) riempito di statue, altari, bassorilievi, intarsi, vetrate, mosaici, porte scolpite e tanto altro ancora. Tutto è pieno. Pienissimo.
Ma ciò che colpisce il pellegrino sono soprattutto tre statue a grandezza naturale che attorniano l’urna della Santa: due grandi angeli e una ragazzina che suona l’arpa. Se pensiamo al fatto che l’idea originaria di chi ha pensato questa cappella era quella di “riprodurre” quella di Lisieux, c’è da restare meravigliati, quasi esterrefatti.
Eppure è proprio così: quelle tre grandi statue sono una “copia” di quelle che c’erano anche a Lisieux. Fino al 1970 circa e a partire dal 1923, anno della beatificazione di Teresa, i pellegrini che visitavano Lisieux le vedevano, come a Tombetta oggi. Esse furono tolte in occasione di lavori di ristrutturazione e di ripensamento degli spazi. Guardando oggi vecchie cartoline o fotografie possiamo vedere come si presentava allora la cappella a Lisieux e osservare come gli artisti italiani abbiano ripreso con una certa libertà i modelli realizzati dagli artisti francesi, pur essendosene evidentemente ispirati.
Perché furono messe quelle statue? Che significato hanno? Gli angeli sono uno seduto con un libro aperto che mostra ciò che vi è scritto e l’altro in piedi con un rotolo anch’esso scritto. Il tema delle frasi scritte rinvia alla “piccola via dell’infanzia spirituale” che è il cuore del messaggio di santa Teresa. Per questo è rappresentata come una bambina che suona l’arpa e getta rose, due gesti che caratterizzano la sua “piccola via” e la sua idea di “infanzia spirituale”. Sarebbe lungo, anche se bello, mostrare quante volte ella parli del “cantare” le misericordie del Signore, di essere come un bambino che “getta fiori” per Gesù o del fatto che il suo cuore è la “piccola Lira” che Gesù fa vibrare d’amore. Non dimentichiamo che disegnando un giorno gli Stemmi per la sua professione, ella inserisce anche un’arpa che, scrive, «rappresenta ancora Teresa che vuole cantare incessantemente a Gesù melodie d’amore» (Ms A, 85v°).
La sorella Celina, carmelitana col nome di suor Genoveffa del Volto Santo, che espresse le sue doti di pittrice in favore della “glorificazione” della sorella, in alcune delle sue prime raffigurazioni di Teresa l’associa all’arpa e alle rose sfogliate (o ai fiori offerti a Gesù), sia rappresentandola come bambina a fianco della Santa famiglia in fuga in Egitto (“Il sonno di Gesù Bambino”, 1898) o come carmelitana (“Teresa con l’arpa”, 1907, riprendendo un’idea dell’artista P. Blanchard del 1901).
Sono stati probabilmente questi i modelli dai quali uno degli scultori più assidui nel raffigurare Teresa, P. Marie-Bernard, comincia a progettare agli inizi degli anni ’20 del XX secolo una statua di Teresa che suona l’arpa. La difficoltà dell’esecuzione lo fa però rinunciare. Progetta e realizza invece un modellino di Teresa inginocchiata, ma chiede ad un altro scultore, L. Alliot, di eseguire la statua a grandezza naturale (quella che fu posta sopra la tomba di Teresa nel cimitero di Lisieux). Ed è proprio L. Alliot che trova una sintesi in “Teresa inginocchiata che suona l’arpa” e che realizza anche i due angeli in una disposizione scenografica grandiosa intorno all’urna di Teresa nella cappella a lei dedicata nel monastero di Lisieux, il tutto pronto nel marzo del 1923 poche settimane prima della beatificazione (29 aprile).
A Lisieux i due angeli sono vestiti con tuniche e dalmatiche, portano diademi sul capo e appaiono come giovani ragazzi dai capelli lisci a caschetto. Le scritte sono in latino. L’Angelo in piedi, che indossa anche un mantello, guarda Teresa ai suoi piedi e la indica con l’indice della mano destra, mentre con la sinistra tiene un rotolo: «Sapientiam praestans parvulis Ps XVIII», cioè Il Signore «dona la Sapienza ai piccoli» (Salmo 18,8). L’Angelo seduto ha l’indice della mano destra diretto verso il cielo e lo sguardo rivolto verso lo spettatore, mentre ha poggiato sulle gambe un libro tenuto aperto con la mano sinistra: «Nisi efficiemini sicut parvuli non intrabitis in regnum coelorum Matt XVIII», cioè «Se non diventerete come i bambini [i piccoli] non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Ecco i fondamenti biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento a riguardo dell’infanzia spirituale, che è stata donata a Teresa, la quale è quindi rappresentata bambina che fa una genuflessione con un ginocchio solo e suona l’arpa con la mano sinistra mentre tende una rosa con la mano destra per gettarla verso una croce distesa su alcune nuvole. Intorno ci sono diverse rose gettate sulla croce, sulle nuvole e sui gradini “davanti” all’urna e qua e là si percepiscono pochi petali di una rosa sfogliata. Ciò che sembra prevalere nell’intenzione dell’artista L. Alliot, disponendo le rose così e con i petali gettati sulla croce, è sì l’evocazione de “La rosa sfogliata” (una poesia di Teresa e una delle attività che elle faceva con le novizie davanti al grande Crocifisso nel chiostro), ma soprattutto la raffigurazione de “La pioggia di rose” (con le rose intere a terra) che nella rappresentazione di Verona-Tombetta ha un’evidenza plateale.
Infatti, nel nostro Santuario, la croce non è davanti all’Urna, ma sotto, ricoperta da tante rose, ancora attaccate ai loro steli pieni di foglie, che sembrano uscire con una tale profusione dalla stessa Urna della Santa “che spira d’amore” che non c’è dubbio che sia “La pioggia di rose” che lei ha promesso di far cadere dal cielo dopo la sua morte a chi l’invochi. Inoltre, a conferma, nessun petalo è staccato o a terra a richiamare seppur minimamente “La rosa sfogliata”.
A Verona inoltre Teresa è già ragazza e non più bambina, è inginocchiata con le due ginocchia sul gradino e non con uno solo, tende con la mano destra interi rametti di piccole rose piuttosto che una sola rosa, ma come a Lisieux sembra gettarli verso la croce mentre suona l’arpa con la mano sinistra. I due grandi angeli hanno le scritte in italiano e non in latino, e una delle due è stata cambiata. Inoltre ci sono altre differenze: gli Angeli sono senza diademi, hanno sì tuniche ma con stoloni e non dalmatiche, tutti e due portano mantelli e, notevole cambiamento rispetto a Lisieux, appaiono giovanotti maturi con folti capelli ricci. L’Angelo in piedi ha pure le rose che cadono dalla mano (e non indica direttamente Teresa), ha ancora il rotolo e la scritta è praticamente la stessa ma nella traduzione italiana: «Io dono la sapienza ai piccoli» (Sal 18 [19],8). L’Angelo seduto ha di diverso il mantello che gli copre le ginocchia e il fatto che indica il cielo con tutta la mano destra anziché con il solo dito indice come a Lisieux. Il suo sguardo è alzato verso il cielo non verso lo spettatore e sul libro aperto, appoggiato sulla mano sinistra e non sulle gambe, è riportata una scritta totalmente diversa: «Seguite la mia piccola via poiché è sicura» (parole di Teresa riferite da alcune testimonianze).
Ci immaginiamo che l’Angelo in piedi sia l’Angelo dell’infanzia spirituale (come sta scritto sul rotolo), il quale ha raccolto le rose gettate verso la croce dalla bambina che suona l’arpa e il quale come rappresentante della Chiesa celeste getta a sua volta le rose che per il tocco divino con la croce di Gesù, come scrisse Teresa, hanno acquistato un valore infinito e quindi sono diventate grazie di Dio che discendono sulla Chiesa terrestre e sulle anime del purgatorio (cf. Ms B, 4v°).
L’angelo seduto invece lo immaginiamo, forti della scritta sul libro, come l’Angelo della piccola via perché sta indicando non solo la piccola via di Teresa al Cielo ma anche la via da percorrere, attraversando le diverse porte al suo fianco, per salire le scale che conducono al “Salone della Piccola via dell’Infanzia spirituale” dove la dottrina di Teresa è spiegata con l’aiuto di grandi immagini affrescate sulle pareti.
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