Per me l’orazione mentale non è altro se non un rapporto d’amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama. E se voi ancora non l’amate (infatti, perché l’amore sia vero e l’amicizia durevole dev’esserci parità di condizioni - e invece sappiamo che quella del Signore non può avere alcun difetto, mentre la nostra consiste nell’esser viziosi, sensuali, ingrati), cioè se non potete riuscire ad amarlo quanto si merita, non essendo egli della vostra condizione, nel vedere, però, quanto vi sia di vantaggio avere la sua amicizia e quanto egli vi ami, sopportate questa pena di stare a lungo con chi è tanto diverso da voi.
Oh, bontà infinita del mio Dio, mi sembra di vedere chi siete voi e vedo anche quanto misera cosa sia io! Oh, delizia degli angeli, vedendo questa enorme differenza, vorrei consumarmi tutta d’amore per voi. Com’è vero: voi sopportate chi sopporta di stare con voi. Oh, come vi comportate da buon amico, Signor mio, come cominciate subito a favorirlo, sopportarlo e, aspettando che si conformi alla vostra condizione, con quanta pazienza, nel frattempo, tollerate la sua! Voi tenete conto, mio Signore, di tutti i momenti che dedica ad amarvi, e per un attimo di pentimento dimenticate quanto vi abbia offeso! So questo chiaramente per esperienza personale, e non capisco, o mio Creatore, perché tutti non cerchino di giungere a voi per mezzo di questa particolare amicizia.
(Libro della mia vita, capitolo 8)
Voi non sapete cosa sia l'orazione mentale. Né come fare una preghiera vocale. Né che cosa si intende per contemplazione... Cominciamo col domandarci con chi stiamo per parlare, e chi noi siamo. Quando si deve parlare con un principe, non lo si fa con la leggerezza con cui si parla con un contadino o con un povero come noi, a cui in qualunque modo ci si rivolga, tutto va bene.
O Signore assoluto del mondo! Potenza infinita! Bontà suprema! Sapienza eterna, senza principio e senza fine! Tu le cui opere non hanno limite: sono incomprensibili e infinite! Tu, abisso senza fondo di meraviglie, bellezza che in sé comprende ogni bellezza! Tu sei la forza medesima! O Dio mio, potessi avere tutta la sapienza e l'eloquenza degli uomini! Potrei allora far comprendere, per quanto è a noi concesso — dal momento che la nostra scienza è cosi limitata — qualcuna di quelle tue molte perfezioni che possiamo considerare per conoscerti un poco! Tu nostro Signore e nostro Bene. Tu comandi a tutto l'universo. Tu puoi tutto. Per te, volere è operare. E' ragionevole, figlie mie, rallegrarci delle grandezze del nostro sposo, comprendere a chi siamo sposate, e come deve essere la nostra vita...
Perché ci si deve proibire di cercare di conoscere questo Sposo? E chi sia suo padre? Quale il paese in cui ci deve condurre? Quali le ricchezze che ci promette? Quale il suo carattere e che si debba fare per contentarlo? In che cosa compiacerlo e infine studiare il modo di conformare il nostro al suo gusto? Non è forse questo che si consiglia a una donna perché sia una buona sposa, anche allora che suo marito è della più bassa condizione?... Fare orazione, figlie mie, è comprendere queste verità. Quando parlate a Dio, non pensate ad alcun'altra cosa...
(Cammino di perfezione, capitolo 22)