È apparso così, domenica 18 marzo, il Fontego (fondaco in dialetto veneziano) dei Turchi di Venezia, oggi sede del Museo di Storia naturale, in occasione della prima edizione della «Festa di primavera». Quasi 2.300 persone, tra grandi e piccini, vi hanno partecipato. Per tutta la giornata si sono svolte visite guidate alle collezioni botaniche del Museo e alla biblioteca scientifica ─ che accoglie preziosi testi antichi e moderni ─ animazioni e conversazioni, laboratori per adulti e bambini, vendita di piante e prodotti del territorio: miele di barena, vini di vigneti autoctoni, ortaggi degli orti di Sant’Erasmo, cosmetici biologici realizzati dalle detenute del carcere femminile della Giudecca,…. Una domenica davvero speciale, che ha trasformato il Fontego in un luogo di apprendimento e divertimento, di scambio di esperienze e informazioni, di incontro e conoscenza reciproca. Tante realtà locali, che credono nei principi della sussidiarietà e della collaborazione, si sono date appuntamento, per offrire il meglio di sé alla gente. E ogni visitatore ha potuto trovare qualcosa da imparare, leggere, scoprire, ascoltare, degustare.

La Melissa sboccia alla «Festa di primavera»

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A questo grande evento, promosso e organizzato dal Museo di Storia Naturale in rete con i Musei Civici Veneziani, hanno partecipato anche i Frati Carmelitani Scalzi di Venezia, con uno stand informativo e di vendita dell’Acqua di Melissa e di altri prodotti a base di olio essenziale di melissa moldavica. Tante persone si sono avvicinate per fare qualche acquisto o spinte dalla curiosità di conoscere più da vicino le proprietà terapeutiche dell’Acqua di Melissa e i suoi possibili utilizzi. Molti, poi, i visitatori che hanno chiesto informazioni riguardanti il Giardino Mistico, un piccolo gioiello segreto di Venezia, che merita, almeno una volta nella vita, di essere visitato. La presenza dell’Acqua di Melissa ad un’iniziativa come la «Festa di primavera» ha rappresentato senz’altro qualcosa di importante, perché in tempi recenti l’elisir dei frati, rinomato per le sue mille virtù salutistiche, non era mai uscito dalle mura del convento. In passato, invece, lo Spirito aromatizzato di Melissa, nome originario del prodotto, aveva partecipato con onore e merito all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 e a quella del 1878, come attestano i documenti conservati presso l’archivio storico della Provincia Veneta dei Carmelitani. Ci auguriamo, pertanto, che la «Festa di primavera» veneziana possa essere preludio di una stagione di rinascita e di rinnovato splendore dell’Acqua di Melissa. L’attenzione ricevuta da parte dei numerosi visitatori presenti al Fontego ci incoraggia a proseguire nell’opera di promozione e valorizzazione del prodotto, che da un paio di anni stiamo portando avanti, con la consapevolezza che ciò che abbiamo ereditato dal passato debba essere rilanciato nel futuro, scrutando i segni dei tempi e additando a traguardi lontani.

Una cornice speciale

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Oltre all’interesse dei partecipanti e alla vivacità dei tanti bambini presenti, ha contribuito a rendere ancor più bello l’evento la suggestione del luogo, unico e speciale, che lo ha ospitato. Sarà capitato a tutti di percorrere in vaporetto il Canal Grande e ammirare, poco dopo la chiesa degli Scalzi, sul lato opposto, il magnifico prospetto acqueo del Fontego dei Turchi, molto qualificato sul piano delle forme architettoniche, per la presenza di un lungo porticato terreno con arcate, un tempo funzionale allo sbarco delle merci, a cui corrisponde un loggiato soprastante, serrato ai lati da due torreselle. Il palazzo riproduce la tipica casa da stazio veneziana del XIII secolo, con una prevalenza dei vuoti suoi pieni, dove le aperture a filo d’acqua svuotano la pesantezza della massa muraria, conferendo una visione d’insieme ritmica, armoniosa e ariosa.

Il nome Fontego di Turchi, con cui il palazzo è da tutti conosciuto, deriva dalla presenza di mercanti turchi, dediti al commercio di stoffe e pellami, che tra il 1621 e il 1838 lo utilizzarono come abitazione e sede commerciale. L’edificio ospitava ai piani superiori gli alloggi dei mercanti, con una separazione tra turchi europei, bosniaci e albanesi, e turchi asiatici e costantinopolitani, mentre al piano terreno si trovavano i magazzini per le merci, una sala adibita a moschea e un luogo riservato al bagno rituale. Nel 1859 il palazzo divenne proprietà del Comune di Venezia, che promosse un lavoro di restauro sotto la direzione di Federico Berchet e con il contribuito del governo austriaco. Così ricco per stratificazioni storiche, il Fontego dei Turchi è oggi sede di un importante Museo di Storia Naturale, capace di conquistare i visitatori di tutte le età per la ricchezza dei suoi contenuti, per l’allestimento suggestivo e coinvolgente, per l’impianto museografico moderno e originale. Un simile luogo, così votato all’incontro e allo scambio di esperienze, dove il passato abbraccia il presente e dove la storia va a braccetto con la natura, ha rappresentato la cornice perfetta per la grande «Festa di primavera», una bellissima esperienza che sboccia da un Museo che vuole essere vivo nella citta, con la città e per la città.

«…anche se il giorno dopo nevica»

All’evento di domenica hanno partecipato anche alcune realtà locali impegnate nell’integrazione di persone disabili, che, grazie alla loro esposizione/vendita di piante fiorite, ci hanno regalato un assaggio dell’incipiente stagione primaverile, con i suoi profumi, con i suoi colori, con la bellezza del risveglio della natura in tutte le sue espressioni. Il giorno successivo, lunedì 19 marzo, Venezia si è svegliata sotto un forte marubio (tempesta in dialetto veneziano), accompagnato da raffiche gelide di vento di bora e da neve ghiacciata mista a pioggia. Un marzo pazzerello e capriccioso quello di quest’anno. Ma la primavera di domenica 18 marzo rimarrà nel ricordo di tutti come un’esperienza indimenticabile di festa, di gioia e di condivisione. «Una rondine non fa primavera, ma due upupe innamorate, due leprotti in un cespuglio, una cutrettola che corre sulla strada, due scoiattoli che si arrampicano tra i rami di un abete, sì. Se poi avvistiamo un rumoroso calabrone, una farfalla che si chiama Arcia, un lombrico, se sentiamo il canto di un cardellino, è primavera, anche se il giorno dopo nevica» (Mario Rigoni Stern).

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