A partire dal 2 gennaio nella Basilica di Lisieux inizieranno delle celebrazioni che si svolgeranno lungo tutto il 2023 per vivere anche religiosamente questo anniversario e il riconoscimento internazionale dell’Unesco. Anche l’Ordine dei Carmelitani Scalzi, già nel Capitolo generale dell’estate 2021, ha promosso la lettura delle opere di Teresa nelle comunità religiose e questo avverrà negli anni 2023-2025, segnati dai centenari della beatificazione e canonizzazione. Un’altra data significativa sarà infatti il 29 aprile 2023 quando ricorreranno i 100 anni dalla beatificazione di Teresa e insieme dell’inaugurazione anche a Verona, località Tombetta, di una cappella con un altare, per i primi quattro anni in legno, dedicato alla nuova Beata (e poi Santa, il 17 maggio 1925), finché nel 1927 c’è di fatto la proclamazione a “furor di popolo” del “Santuario di santa Teresa del Bambino Gesù” come conseguenza dei numerosi pellegrinaggi di cui la chiesa della Santa Famiglia, come allora si chiamava, era ormai diventata mèta in quegli anni.

Sarebbe interessante capire perché santa Teresa di Lisieux sia stata valorizzata come figura storicamente significativa dall’UNESCO. La richiesta è arrivata dalla Commissione nazionale francese presso l’istituzione, appoggiata poi anche da quella italiana e belga, ma all’origine c’è stata la proposta da parte della stessa Basilica di Lisieux. Teresa è una figura internazionalmente e mondialmente conosciuta, ed è stata scelta rispetto all’altro candidato francese, l’ingegnere Gustave Eiffel, progettista della famosa torre di Parigi che porta il suo nome.

Ma torniamo al nostro obiettivo, ponendoci questa domanda: come appare Teresa di Lisieux a un uomo o a una donna del nostro tempo che non viva la fede cristiana e abbracci apertamente un pensiero “laico” pur non considerando negativamente il fenomeno delle religioni? Proviamo a rispondere riprendendo la documentazione ufficiale della Commissione nazionale francese presso l’UNESCO che ha argomentato la scelta e la valorizzazione della candidatura di Teresa.

Donna…

La figura di Teresa di Lisieux è annunciata come “Donna di cultura, di educazione e di pace”. Il primo elemento valorizzato dall’UNESCO è stato quindi il suo essere donna, perché Teresa è promotrice della figura femminile nel mondo e del ruolo delle donne nelle religioni, ma anche, come si esprime il documento con formule moderne, è promotrice dei “diritti delle donne”, “dell’uguaglianza e parità di genere”, dell’inclusione, del posto delle donne nel perseguimento di grandi ideali…

Pensiamo ad alcuni episodi “pubblici” della vita di Teresa in questa prospettiva: “una bambina di 14 anni vuole entrare al Carmelo e lo chiede direttamente al papa” e lo ottiene per grazia di Dio contro tutti i pareri negativi di uomini ecclesiastici; “la fotografia di una monaca carmelitana vestita da Santa Giovanna d’Arco viene proiettata alla conferenza stampa dello svelamento di una grande truffa massonica contro la Chiesa, l’affare Vaugan”, e Teresa si sente seduta alla tavola dei peccatori atei e anticlericali messa alla prova nella sua fede ma restandovi seduta per amare Dio e quegli uomini; “una ragazza morta a 24 anni è proclamata Santa in tempi brevissimi per l’epoca e proclamata addirittura Dottore della Chiesa per pochi quadernetti scritti…”, perché una donna, giovane, senza studi specifici e con scritti molto personali, è stata riconosciuta dalla Chiesa con lo statuto di “teologo”, perché la sapienza di Dio è donata ai piccoli.

Donna di cultura…

Il testo accolto dall’UNESCO parla di Teresa come una “scrittrice”, citando “Storia di un’anima”, una cinquantina di poesie e otto composizioni teatrali. Pur essendo opere di una certa creatività artistica, sappiamo che dal semplice punto di vista letterario queste opere non avrebbero un valore significativo, ma il loro valore è stato profondamente culturale e ispiratore per tanti letterati e intellettuali francesi già all’inizio del XX secolo, con una lista incredibilmente lunga. Per fare solo alcuni nomi: da Georges Bernanos a Paul Claudel, da Etienne Gilson a Madeleine Delbrêl, fino alla cantante Edith Piaf…

A Teresa di Lisieux si sono ispirati pure alcuni registi cinematografici in due film pluripremiati: Thérèse di Alain Cavalier è stato premio della giuria al Festival del Cinema di Cannes nel 1986 (ricevendo anche altri premi in diversi concorsi) e La leggenda del Santo bevitore, un film di Ermanno Olmi, adattamento cinematografico del libro di Joseph Roth, ha vinto il Leone d’oro alla Mostra internazionale del Cinema a Venezia nel 1988 e molti altri premi. Possiamo citare pure un’opera teatrale scritta da una donna, la drammaturga francese Marcelle Maurette, “Le procès de Sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus”, libro edito nel 1963, e utilizzato per realizzare un film italiano per la televisione nel 1967 con il titolo “Il processo di Santa Teresa del Bambino Gesù” del regista Vittorio Cottafavi.

La cultura non è solo letteratura, per questo Teresa è donna di cultura anche con i suoi scritti.

Donna di educazione…

Quando il testo dell’UNESCO parla di Teresa come educatrice evocando come ella trasmetta “valori universali e il dialogo interreligioso in legame con le Scienze umane e sociali” si resta sorpresi. La percezione che ha l’UNESCO di Teresa non è solo la vita di Teresa, da viva cioè, con limiti nel tempo e nello spazio concentrandosi su competenze scientifiche e umanistiche, ma riguarda anche il suo influsso postumo attraverso la sua personalità che ha veramente rinnovato settori importanti a riguardo dell’educazione, in ambito cristiano ma anche oltre.

Innanzitutto va sottolineato come l’esperienza che lei descrive in “Storia di un’anima” riguardo all’educazione familiare ricevuta dai suoi genitori Zelia e Luigi, santi pure loro, e poi dalle sue sorelle più grandi, diventa non solo un modello in una prospettiva educativa umana ma anche segno dell’opera educativa della paternità e della maternità di Dio attraverso i genitori cristiani. Questa esperienza è la fonte originaria per la scoperta della Piccola via dell’infanzia spirituale che Teresa però ricomprende a partire dalla grazia di Natale del 1886, la grazia del Dio piccolo bambino, di Gesù Figlio di Dio fatto bambino perché noi possiamo, diventando piccoli secondo il vangelo, lasciar vivere questo bambino, Gesù, in noi, sempre Figlio di Dio dalla culla di Betlemme alla croce e resurrezione.

Inoltre questa esperienza spirituale della Piccola via dell’infanzia spirituale ha prodotto anche una immagine educativa: Teresa attorniata dai bambini in innumerevoli stampe, statue, pitture e sculture. Teresa vuole condurre i bambini a Gesù attraverso una via tutta semplice e facile… fatta per i piccoli. Poiché non si tratta solo di un’immagine educativa generica, ma spesso caratterizzata con bambini di razze e religioni diverse attorno a Teresa, diventata nel 1927 Patrona di tutte le missioni, si assiste ad un surplus culturale e sociale, facendo di Teresa una figura di educazione inclusiva, interculturale e di dialogo interreligioso. Ecco la probabile spiegazione delle parole stupefacenti dell’UNESCO.

L’aspetto del dialogo interreligioso è poi rafforzato anche dai fatti che si producono, ad esempio, nel Santuario a lei dedicato al Cairo, dove tanti mussulmani, particolarmente donne povere e analfabete, vanno ad onorare “la Piccola Santa di Allah” (culturalmente vicina anche col suo velo in testa!).

Il messaggio della “piccola via” diventa anche una forma di valorizzazione dell’infanzia e la sua promozione umana e spirituale nell’educazione a valori come umiltà, amore, disponibilità agli altri, ma anche espressione di promozione delle donne povere e analfabete per dare loro dignità e formazione.

Donna di pace…

Gli influssi di Teresa sono spesso postumi, anche per chi come lei voleva restare sconosciuta al mondo. Già la pubblicazione della sua prima opera “Storia di un’anima” è postuma, nel 1898, anche se solo un anno dopo la sua morte (è il libro più tradotto e pubblicato dopo la Bibbia). Teresa fu poi molto conosciuta anche grazie all’immaginetta del Volto Santo di Celina (sua sorella pittrice, Carmelitana Scalza pure lei) diffusa con una preghiera in 8 lingue diverse negli anni 1906-1908.

Postuma è soprattutto la sua opera, come afferma l’UNESCO, “per la pace e la riconciliazione grazie ai suoi viaggi” (?!). Quest’opera è anzi molto recente, negli ultimi 30 anni circa, cioè da quando le sue reliquie fanno molti viaggi nel mondo suscitando in contesti difficili di guerre civili percorsi inattesi di riconciliazione e di pace, come in Iraq e in Colombia. Possiamo però anche ricordare che già durante la Prima guerra mondiale soldati da una parte e dall’altra del fronte, Francesi come anche Tedeschi, invocavano la protezione della piccola Teresa, non ancora né venerabile, né beata.

Si realizza da più di cent’anni il desiderio di Teresa che disse: “passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra”. Appaiono incredibili le parole, nel testo presentato dall’UNESCO, che affermano che “Il suo pensiero ispira la dottrina sociale e favorisce il vivere insieme per promuovere un umanesimo integrale e solidale in favore della giustizia e della pace tra i popoli”. Pioggia di rose abbondante e postuma riconosciuta anche dal mondo “laico” francese e internazionale.

Donna dell’Amore

Questa espressione, Donna dell’Amore, la aggiungiamo noi al titolo dato dell’UNESCO perché nel testo argomentativo e giustificativo per la scelta di questa figura si trova il riconoscimento del “messaggio universale di Teresa di Lisieux per l’Amore e la riconciliazione al servizio della pace” o del suo “messaggio di pace e d’Amore nel mondo”. La cosa che meraviglia in queste frasi è che Amore è scritto con la A maiuscola! Cosa significa?

Partendo dalla sua fede in Gesù, Teresa ha voluto offrire la sua vita all’Amore misericordioso di Dio perché potesse amarlo e farlo amare da tutti gli uomini (Atto di offerta all’Amore), ma anche perché gli uomini potessero vivere il comandamento di Gesù di amarsi gli uni gli altri come lui ci ha amato (Manoscritto C). In questa dinamica dell’Amore di Dio che discende e trasforma il nostro amore nell’Amore con la A maiuscola è stato riconosciuto nella vita di Teresa di Lisieux un messaggio “umanista” elevato, “Vivere d’Amore” direbbe lei, che è veramente capace di essere promotore di pace e di riconciliazione nel mondo intero, anche dopo anni dalla morte attraverso i suoi scritti e “i suoi viaggi” (delle reliquie).

1887-1889, Paris, France --- The four sloping legs of the Eiffel Tower undergo construction in 1887 at the Champ-de-Mars in Paris. Civil engineer Gustave Eiffel designed the unique all-steel tower as a temporary structure for the Centennial Exposition of 1889. Instead of being demolished, it became a permanent fixture and a symbol of the city. --- Image by © Corbis

Un’immagine finale: la piccola Teresa e l’altissima Torre Eiffel

Oggi noi pensiamo che il simbolo della Francia sia Parigi e che il simbolo di Parigi sia l’altissima Tour Eiffel. Una piccola figura, quasi una bambina, ha superato in fatto di cultura e in valore sociale questo monumento e il suo ingegnere visionario. Tra la candidatura della piccola Teresa di Lisieux, monaca carmelitana e cristiana in più, e quella di Gustave Eiffel, l’altro candidato francese, l’UNESCO ha promosso la prima. Chi è più simbolo della Francia, della sua storia e della sua cultura? Ma Teresa rimane piccola, è questa la grandezza che le viene riconosciuta. Comunque il confronto tra la torre Eiffel e Teresa mi stuzzica, soprattutto ricordando le parole di Teresa riguardo al secolo “di grandi invenzioni” nel quale lei stessa diventa “genio” dell’invenzione (nel senso originario di inventio “scoperta”) della Piccola via che Dio dona ai piccoli e dell’ascensore per salire in alto fino a Dio che sono le braccia di Gesù.

A questo proposito, tra Teresa e la torre Eiffel, c’è pure una vicinanza storica: è vero che la torre fu terminata e aperta al pubblico nella primavera del 1889, quando Teresa era già entrata da un anno al Carmelo. Tuttavia all’inizio del 1887 furono eseguiti gli scavi e poste le fondamenta per sostenere la torre Eiffel e se ne parla grazie ai giornali e ad altri mezzi di stampa, come locandine e caricature. Da luglio inizia la costruzione dei quattro enormi piloni reticolari e quindi verso i primi giorni di novembre 1887 già si vedono innalzarsi quei blocchi di acciaio dei quattro piedi della Torre già alti più di 30 metri. In quei primi giorni di novembre Teresa è a Parigi e si prepara col padre e la sorella Celina al viaggio pellegrinaggio verso Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre 1887, per incontrare il papa. Parlare al papa all’epoca è come scalare una montagna altissima o salire sulla cima di una torre di acciaio che raggiunge i 330 metri: “Una bambina di 14 anni chiede al papa di entrare al Carmelo”, titoleranno i giornali a fine novembre. E invece è l’audacia di un piccolo fiore bianco di cui Dio si prende cura come fosse unico al mondo, che è trapiantato con le radici dalla terra santa della sua famiglia alla terra santa del Carmelo per donare al mondo, insieme a Gesù, la “Piccola via” dell’Amore, della fiducia e dell’abbandono in Dio Padre...