Da quando questa religiosa tedesca è stata canonizzata e poi proclamata patrona d’Europa è sempre più aumentato l’interesse per la sua persona e per la sua opera. In questi anni, in Germania, è stata curata una nuova edizione dell’Opera omnia, che via via è riproposta anche in traduzione italiana. Recentissima è la pubblicazione, curata da Angela Ales Bello e Marco Paolinelli, di Vie della conoscenza di Dio. Saggio su Dionigi Areopagita, Edizioni OCD-Città Nuova, Roma 2020.
Edith Stein non è più solo la studiosa dell’empatia, che attira l’attenzione soprattutto dei cultori delle scienze della formazione. E non è nemmeno soltanto l’autrice di scritti sulla dignità della donna, punto di riferimento dei movimenti femminili. E, per il Carmelo, non è soltanto l’autrice di Scientia Crucis, opera incompiuta su san Giovanni della Croce. Molti altri sono gli aspetti che meritano di essere affrontati.
La raccolta, curata da Cristiana Dobner, e ora riproposta ai lettori italiani, rimane uno strumento utile per un primo approccio alla ricchezza di argomenti affrontati dalla santa tedesca. È evidente che si tratta solo di un primo approccio ad un’opera così vasta che ancora attende di essere ripercorsa secondo una prospettiva unitaria.
Varietà di contributi
Abbiamo così testi di carattere filosofico che spaziano dall’empatia alla natura stessa del pensiero speculativo, come pure pagine relative alla psicologia e alla pedagogia: L’empatia, Introduzione alla filosofia, Causalità psichica, Libertà e grazia, Verità e chiarezza nell’insegnamento e nell’educazione, I tipi della psicologia e il loro significato per la pedagogia, Che cos’è la filosofia?, alcune pagine di Essere finito e Essere eterno, Vie della conoscenza di Dio. Riflessioni sulla teologia simbolica.
Sono affrontate poi le tematiche caratteristiche della vocazione e della missione della donna nella Chiesa e nel mondo: Valore della femminilità nel suo significato per la vita del popolo, Ethos della vocazione femminile, Fondamenti dell’educazione della donna, Vocazione dell’uomo e della donna secondo l’ordine della grazia, Vita muliebre cristiana, Compiti delle accademiste cattoliche, Problemi dell’educazione della donna, Compito della donna di guidare la gioventù alla Chiesa; ampio spazio è dato a preghiere e meditazioni legate alle feste dell’anno liturgico, che certamente sono suggerite in particolare dalla sensibilità attinta dall’ambiente benedettino: Mattino di Pasqua, Il mistero del Natale, Festa del Nome di Gesù, Pentecoste; Signum Crucis, Notte Santa, Iuxta Crucem tecum stare, Corpus Domini, I tre Re, San Michele, Al Sacro Cuore, La preghiera della Chiesa.
Notevoli sono ancora le pagine relative alla spiritualità carmelitana: Storia e spirito del Carmelo, Il Castello dell’anima, La vigna del Carmelo, Le nozze dell’Agnello. Altri scritti sono legati ad avvenimenti della vita del monastero o alcuni brani poetici, come quello proposto sotto il titolo di Sposa dello Spirito Santo, scritto nel giugno 1942, qualche mese prima di essere arrestata dalla Gestapo. Preziosi poi, dal punto di vista della documentazione storica, alcuni testi di carattere autobiografico, come l’accorato appello inviato a papa Pio XI il 12 aprile 1933, in cui espone la drammatica situazione in cui sono venuti a trovarsi gli ebrei tedeschi, e i biglietti, gli ultimi che abbiamo, recapitati al Carmelo di Echt dal campo di concentramento di Auschwitz, il 4 e il 5 agosto, solo qualche giorno prima di morire. Inoltre, brani di lettere di Edith fungono da cerniera tra un periodo e l’altro e aiutano a comprendere il contesto immediato in cui i diversi testi sono stati redatti.
Sono solo alcuni dei titoli presenti nella raccolta, ma sufficienti ad offrire una panoramica degli interessi a cui la nostra Santa è stata legata. In generale, si può dire che non siano il frutto di una programmazione accademica, ma generati dall’obbedienza che di volta in volta le chiedeva uno o l’altro dei suoi contributi.
Unità di contenuti
Il criterio di lettura è suggerito dal titolo proposto dalla curatrice: Nel Castello dell’anima. Il titolo ovviamente evoca quello dato all’ultima grande opera di santa Teresa d’Avila, il Castello interiore appunto, e dal commento – Il Castello dell’anima –, composto da Edith nel 1935: «Ognuno di noi ha inciso dentro di sé, in quel mondo interiore così difficile da conoscere e da delineare, un “Castello”. Un autentico maniero, un fortilizio merlato, con un ponte levatoio per accedervi, il mastio, le mura, i torrioni e infine, nella parte più sicura e protetta, l’appartamento del grande Re. In questo simbolo sono racchiusi i grandi protagonisti della storia: il mondo, l’uomo e Dio».
Ecco perché la conoscenza di sé – che santa Teresa riconosce essere il “compito” delle Prime Dimore – non è certamente soltanto un sapere. Essa è in ultima analisi conoscenza nel senso di viva esperienza, nel senso di un “incontro” con sé stesso e con la realtà nella sua totalità. Un sapere che non si esaurisce nell’accumulo di nozioni o di competenze e nemmeno nelle formulazioni di teorie, ma è un cammino dentro il mistero dell’essere con il cuore libero da pregiudizi e continuamente giudicato dalla verità.
Di questa particolare sensibilità abbiamo un cenno, apparentemente poco significativo, se non fosse perché collocato nell’ultimo biglietto inviato alle consorelle di Echt dal campo di concentramento di Auschwitz. Raccontando quegli ultimi giorni, suor Teresa Benedetta scrive: «Naturalmente fino ad ora non c’è stata né Messa né Comunione; forse arriverà più tardi. Ora possiamo sperimentare un poco, come si possa vivere tutto interiormente».
Riportare tutto all’interiorità, è proprio questo il tipo di spiritualità che segna la lunga riflessione di Edith Stein e che invita i lettori a seguirla in questa “divina avventura”, destinata a raccogliere sotto lo sguardo del “grande Re” tutti i frammenti dell’esistenza.