La risposta di ogni comunità è stata a dir poco entusiasmante, al punto che in pochissimi giorni abbiamo raggiunto e superato il tetto massimo delle presenze previste – 150 partecipanti! – costringendoci a chiudere le iscrizioni già agli inizi di dicembre. Da Brescia, Trento, Adro, Verona, Treviso e Conegliano un fiume in piena di giovinezza si è riversato sulla neve abbondante di Passo Cereda per vivere una vera e propria festa.
Nel ripensare a questi giorni appena trascorsi, ci siamo accorti immediatamente di quanto ricca sia stata questa esperienza: di proposte, di riflessioni, di gioco, di allegria, di preghiera, di generosità diffusa.
Attraverso le omelie, i ragazzi hanno intrapreso un percorso di riscoperta della gioia della fede, riassaporando la bellezza dell’incontro con Gesù, il Vivente, e approfondendo il dono dell’Eucaristia (la messa come festa) e il sacramento della Riconciliazione (la festa del perdono).
La testimonianza di una coppia di amici, che erano lì nella veste di cuochi e che per anni hanno vissuto una responsabilità verso gli studenti, ci ha permesso di toccare anche il tema della festa dell’amore: Andrea e Giulia con molta semplicità e schiettezza hanno raccontato la loro storia di fidanzati prima e di sposi e genitori dopo, spiegando ai ragazzi l’importanza di radicare sin da subito l’amore in Gesù per evitare sballottamenti ad ogni soffio di vento. Non hanno nascosto le fatiche, le discussioni e le incomprensioni che, come ogni coppia, si trovano a vivere ma con altrettanta decisione hanno detto che l’amore non è solamente una questione di emozioni o di stati d’animo: l’amore è prima di tutto la cura, l’impegno e il lavoro verso le persone che Dio ci affida.
È stato un momento veramente profondo e sincero, vissuto con molta attenzione dai nostri giovani, che ci ha portato a vivere, subito dopo la testimonianza, un appuntamento nuovo per le nostre vacanze: l’adorazione eucaristica. Un silenzio evidentemente pieno di una Presenza ha accompagnato venti minuti di cuore a cuore tra Gesù e ognuno di noi: qui è accaduta la vera festa. E qui abbiamo capito ancor di più che con i giovani si può osare, chiedendo gesti che apparentemente sembrano difficili: i ragazzi sanno starci.
Non possiamo non fare un accenno alle quattro famiglie del Movimento che hanno rallegrato e soddisfatto i palati dei nostri studenti con cibi variegati, ricercati e soprattutto abbondanti. La loro presenza discreta ma sensibile è stata un’altra testimonianza di che cosa voglia dire concretamente “MEC: famiglia di famiglie”.
Certamente non sono mancati i momenti di puro svago e divertimento: giochi sulla neve, balli, giochi da tavolo, un film (“Il Rifugio” tratto dall’omonimo romanzo di William Paul Young che ci ha accompagnato negli anni scorsi) e una serata da ultimo dell’anno ambientata nel vecchio Far West e precisamente in un saloon - “L’Old Wild Mec” - travestiti da sceriffi, banditi messi alla gogna, indiani, barman, ballerine e persino mucche: i ragazzi hanno ballato fino a tarda notte.
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare e ogni anno si dice sempre che l’ultima sia stata la vacanza più bella. Non vogliamo essere sentimentali o lasciarci prendere solo dalle emozioni, però non possiamo negare che quest’anno è accaduta una Grazia particolare che non è merito di nessuno. È un dono di profondità, pienezza e bellezza che Gesù ci ha voluto fare e che adesso chiede a noi di custodire.
Perché ormai l’abbiamo capito! Ci vogliono tre ingredienti perché una festa riesca e noi li abbiamo: il festeggiato che è Gesù; gli invitati che siamo noi; il motivo: la festa che Gesù vuole fare con ciascuno di noi. Noi siamo pronti a dire il nostro “Sì”.
Perché la festa continui. Perché sia festa sempre. A partire da adesso!
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Riportiamo anche la testimonianza di uno dei giovani organizzatori, Fabio Collini:
Sono le 16 di martedì 2 dicembre e sono seduto nei sedili posteriori dell’auto di Lorenzo Caretta a riflettere sulla vacanzina che si è appena conclusa e a pensare che dovrò aspettare parecchio tempo prima di rivedere gli amici di Trento, Treviso e Verona. La mente cerca subito di proiettarsi sul futuro senza soffermarsi sulla bellissima esperienza vissuta.
L’esperienza di capodanno 2018 è andata ben oltre le mie aspettative grazie al consolidamento di vecchie amicizie e all’inizio di nuove. A differenza dello scorso anno, inoltre, mi sono ritrovato a occupare un ruolo impegnativo: far parte dell’organizzazione della serata dell’ultimo dell’anno. Infatti vorrei ringraziare i responsabili per avermi dato fiducia nel partecipare a questa esperienza, nonostante sia entrato nella comunità piuttosto recentemente, e in particolare i miei amici che si sono impegnati per il compimento della festa.
Quest’anno il cielo ci ha voluto fare una sorpresa: la neve ha deciso di diventare l’elemento decorativo del capodanno dopo l’assenza della scorsa vacanza: è il primo argomento che ha riempito le bocche dei 150 iscritti alla festa.
La prima serata, tenuta dai ragazzi di Treviso, si è svolta velocemente tra divertenti balli di gruppo e un particolare “gioco del radicchio”. La mattina dell’ultimo dell’anno invece, i trentini ci hanno fatto giocare dietro casa, affondando nella neve che arrivava alle ginocchia. Nel pomeriggio tutti quanti ci siamo impegnati nella realizzazione di decorazioni per la gran serata a tema Far West, che si è svolta tra giochi emozionanti e studenti vestiti da cowboy e pellerossa. Subito dopo il countdown, i Nightlocks hanno suonato alcune canzoni che ci hanno caricato per ballare successivamente le note remixate del DJ.
La mattina di Capodanno ci siamo svegliati con il cielo che nevicava, impedendoci una giornata sulla neve. Il pomeriggio è stato, invece, pieno di momenti significativi come l’adorazione eucaristica, momento di meditazione e di profonda riflessione per tutti gli studenti, e la bellissima testimonianza dei coniugi Rossi, Andrea e Giulia, che ci hanno parlato della loro esperienza del matrimonio, fatto che loro amano definire “pubblico” grazie soprattutto alla presenza di numerosi amici che li hanno aiutati e continuano a sostenerli nel loro cammino. Con il loro messaggio ci hanno fatto capire l’importanza delle amicizie all’interno di una relazione di coppia.
La sera, invece, abbiamo visto il film “The Shack”, tratto dal libro “Il Rifugio” di William Paul Young, dove si racconta la storia di un uomo e il suo incontro con le tre Persone della Trinità.
Ed eccomi qua, ancora seduto sui sedili posteriori di un’automobile a salutare quelle cime innevate che mi hanno fatto capire che ogni giorno viviamo una festa poiché Gesù, che è il festeggiato, si trova sempre in mezzo a noi che siamo gli invitati principali al suo banchetto.