di P. Ermanno Barucco ocd
L’Inno alla Carità: quattro grandi angeli
Il “messaggio nuovo” che santa Teresa porta a riguardo della piccola via dell’infanzia evangelica e della vocazione all’Amore è annunciato da quattro grandi angeli posti nelle lunette sopra le porte laterali della chiesa e della attigua Cappella dedicata alla Santa nel suo Santuario di Verona. Gli angeli sono a mezzo busto, hanno le ali spiegate e sono stati realizzati in marmo negli anni 1940-1942 quando fu edificata e decorata la “nuova” e grande Cappella della Santa e la bussola marmorea in fondo alla chiesa.
I cartigli dei quattro grandi angeli riportano le seguenti frasi: «Chi si umilia verrà esaltato» (Lc 14,11; 18,14; Mt 23,12, porta laterale sinistra della Cappella della Santa verso il corridoio); «Dei piccoli è il regno dei cieli» (Mt 19,14; Mc 10,14; Lc 18,16, porta laterale destra della Cappella); «L’amore è tutto, senza l’amore tutto è niente» (porta laterale della chiesa verso il corridoio, detta Porta Santa della Misericordia dal Giubileo del 2016); «Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore» (porta laterale della chiesa, uscita verso via Molinara).
Questi quattro grandi angeli sono ispirati a quelli visibili nella Basilica di Santa Teresa di Gesù Bambino a Lisieux nei quattro pennacchi sopra i pilastri che sostengono la cupola, ciascuno con una breve parola di Teresa pronunciata negli ultimi mesi della sua vita mentre ella si trova in infermeria: «discenderò», «aiuterò i sacerdoti», «aiuterò i missionari», «aiuterò tutta la chiesa». Abbiamo mostrato in precedenza che questi quattro grandi angeli a Lisieux e a Verona (1a parte) veicolano espressioni che si riferiscono a quella “vocazione” all’Amore che Dio ha donato a Teresa e da lei descritta in una lettera a sua sorella Maria, lettera che è stata utilizzata come parte di Storia di un’anima e chiamata Manoscritto B. Il testo ispiratore di Teresa è stato l’Inno alla carità di san Paolo (1 Cor 13) che viene messo in scena, come in uno spazio teatrale, non solo dagli attori principali, i quattro grandi angeli, ma anche da attori minori: i quattro piccoli angeli, e poi da altri ancora: quattro più quattro santi.
Quattro piccoli angeli a Verona
Proprio la scoperta della vocazione all’Amore produce una “moltiplicazione artistica” tipica dell’arte italiana (nel Santuario di Verona accade frequentemente) rispetto a quella francese che ne è il “modello”: gli angeli si duplicano e a fianco dei due grandi angeli sopra le porte laterali della Cappella della Santa appaiono nei quattro spicchi, come nuove “vittorie alate”, quattro piccoli angeli che suonano la tromba. Ciascuno ha un cartiglio con una frase di Teresa sull’amore, ma a ciascuno è associata una coppia di santi rappresentati a mezzobusto e più piccoli: il primo santo appena sotto ogni piccolo angelo nell’arco sopra il grande angelo; l’altro santo nello stipite corrispondente della porta. Il messaggio artistico si fa articolato, ma con lo sguardo lo si coglie in un batter d’occhio. Proviamo a descriverlo pazientemente.
Porta laterale sinistra della Cappella della Santa verso il corridoio: abbiamo detto che il grande angelo ha il cartiglio con scritto «Chi si umilia verrà esaltato». A sinistra, dall’alto in basso: piccolo angelo con tromba e cartiglio: «La mia spada è l’amore», associato a santa Cecilia con l’arpa e nello stipite sottostante mamma Zelia (santa) con Teresa da piccola. A destra, dall’alto in basso: piccolo angelo con tromba e cartiglio: «Fammi morir d’amore», associato a sant’Agnese con l’agnello e nello stipite sotto papà Luigi (santo).
Porta laterale destra della Cappella della Santa: abbiamo detto che il grande angelo ha il cartiglio con scritto «Dei piccoli è il regno dei cieli». A sinistra, dall’alto in basso: piccolo angelo con la tromba e con il cartiglio: «La mia vocazione è l’amore», associato a santa Giovanna d’Arco con la spada e l’asta della bandiera, e nello stipite sottostante santa Teresa d’Avila, madre del Carmelo rinnovato. A sinistra, dall’alto in basso: piccolo angelo con la tromba e il cartiglio: «Sete ho d’amore», associato ad una santa carmelitana con giglio e croce (probabilmente santa Teresa Margherita Redi), e nello stipite sottostante san Giovanni della Croce, padre del Carmelo rinnovato.
Quattro parole d’Amore
I quattro piccoli angeli con la tromba portano scritte nei cartigli quattro parole d’amore. «La mia vocazione è l’Amore» risale alla riscrittura dell’Inno della Carità (1 Cor 13) che è il Manoscritto B di Teresa: «Capii che l’Amore racchiudeva tutte le vocazioni, che l’Amore era tutto… O Gesù mio Amore… la mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’Amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai donato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarà l’Amore! Così sarò tutto… così il mio sogno sarà realizzato!!!... » (Ms B,3v°). Ci pare che le altre parole d’Amore possano illustrare il compimento di queste vocazioni: «mi sento la vocazione del Guerriero, del Sacerdote, dell’Apostolo [missionario], del Dottore, del Martire».
Come guerriero Teresa esclama attraverso l’angelo: «La mia spada è l’amore», come lei scrisse in una lettera (L 183) del 24 febbraio 1896 a suor Genoveffa (Celina) nel giorno della sua professione con la quale ella sposava il «Cavaliere dell’amore, della sofferenza e del disprezzo». In una Preghiera ispirata da un’immagine raffigurante la Venerabile Giovanna d’Arco (all’epoca non ancora beatificata) e dal linguaggio metaforico ispirato alla battaglia, Teresa prega Gesù dicendo «la mia spada non è che l’Amore» e aggiunge più avanti: «O mio Gesù, lotterò dunque per il tuo amore fino alla sera della mia vita» (Pr 17), con una chiara allusione al detto di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita sarò giudicato sull’amore».
Come martire, ma ancora come guerriero, Teresa presta all’angelo le proprie parole: «Fammi morir d’amore». Come sacerdote, apostolo (missionario) e dottore, Teresa incarica l’angelo di proclamare: «Sete ho d’amore». Queste due espressioni ritornano insieme anche in alcuni testi di Teresa, soprattutto poesie. La prima si ritrova nella celebre poesia Viver d’Amore!: «Morir d’amore è assai dolce martirio» (P 17,14-15) e in un’altra: «Gesù, concedi che un giorno io muoia d’Amore!...» (P 18,52). La seconda, insieme alla prima, nella poesia Gesù mio amato, ricorda!: «Gesù… questa tua sete condivido… brucio di una sete d’Amore, ricorda… Ricorda, mio Verbo di Vita: / m’amasti tanto da morirne! / Anch’io desidero lo sai, mio Dio: / e per te vivere e morire. / Quel ch’io desidero lo sa, mio Dio: / farti amare e un giorno diventar martire. / Voglio morir d’amore: / Signor, il mio sospiro / ricorda» (P 24,25-26). Nella poesia intitolata Ho sete d’amore, c’è un gioco d’amore in cui Gesù dice e Teresa ripete: “Sete ho d’amore”, per poi esclamare: «L’amor tuo è il solo mio martirio: /[…] Fa’ che io muoia, Gesù, / d’Amor per te» (P 31,6).
Il tema della “sete d’amore” era già stato introdotto da Teresa nel Manoscritto A, proprio a partire dalle parole di Gesù “Ho sete” (Gv 19,28) che corrispondono alla “sete delle anime” che anche Teresa sente. Teresa vuole infatti dissetare Gesù con l’amore delle anime che lui attira a sé mentre Teresa stessa le disseta con l’amore di Gesù per loro (cf. Ms A, 45v°-46v). All’inizio del Manoscritto B Teresa ricorda ancora che Gesù «aveva sete d’Amore» (Ms B,1v°). Questi temi si intrecciano, si completano, ritornano insieme o da soli, fino alla preghiera detta “Atto di offerta all’amore misericordioso”, in cui Teresa implora: «…così che io diventi Martire del Tuo Amore, o mio Dio! Questo martirio… mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza ritardo nell’eterno abbraccio del Tuo Amore misericordioso!» (Pr 6). Alla fine riecheggerà ancora nel Manoscritto C poco prima che Teresa parli di combattimento e martirio: «perché non ho più grandi desideri se non quello di amare fino a morir d’amore» (Ms C, 7v°).
Ecco una parte del bellissimo testo della Consacrazione al Volto Santo: «Dalla tua Bocca adorata abbiamo inteso il gemito amoroso: comprendendo che la sete che ti consuma (cf. Gv 19,28) è una sete d’Amore, noi vorremmo, per dissetarti, possedere un Amore infinito! Amato e diletto Sposo delle anime nostre, se avessimo l’amore di tutti i cuori, tutto questo amore sarebbe tuo!... Ebbene, dacci questo amore e vieni a dissetarti nelle tue piccole spose!... Anime, Signore, ci occorrono anime!... Specialmente anime di apostoli e di martiri affinché per loro mezzo infiammiamo del tuo Amore la moltitudine dei poveri peccatori» (Pr 12).
Inoltre Teresa realizza nell’Amore anche la vocazione di Sacerdote, in questo caso descritto mentre tiene nelle mani l’ostia nel momento della consacrazione eucaristica e della comunione dei fedeli: «con quanto amore, o Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discendessi dal Cielo!... Con quanto amore ti darei alle anime!» (Ms B, 2v°). Ma come san Francesco d’Assisi, per umiltà, ella rifiuta il Sacerdozio.
Anche la vocazione di dottore, apostolo e missionario, è sotto il segno dell’Amore, amare e far amare Dio, perché ci siano tante anime che lo amino. Ma Teresa vorrebbe annunciare il Vangelo in tutti i luoghi contemporaneamente e vorrebbe essere stata missionaria dall’inizio della creazione fino alla fine del mondo, e vorrebbe diventare martire per Amore non solo con un genere di martirio ma con tutti, e vorrebbe aver compiuto per Amore di Gesù tutte le azioni dei Santi. Quando scoprirà che l’Amore realizza tutto, Teresa troverà pace (cf. Ms B, 3r°-v°).
Dopo aver assistito nel Santuario di santa Teresa di Gesù Bambino di Verona-Tombetta alla rappresentazione teatrale dell’Inno alla Carità prima con l’ingresso dei quattro grandi angeli e successivamente ascoltando le quattro parole d’amore con i quattro piccoli angeli entrati in scena, non ci resta che accogliere la sorpresa finale con la salita sul palco dei quattro più quattro santi e infine, a chiusura del corteo, altri quattro più quattro angeli…
(continua).
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