di P. Stefano Conotter ocd

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Tra i santi rappresentati nell’abside del nostro Santuario di Snagov in Romania si trova San Giovanni Cassiano (360 - 435 c/a). È il primo a destra della Deesis1 (a sinistra per l’osservatore), dietro la Vergine Maria. Vorrei esporre qui i motivi che giustificano la sua presenza in questa “rappresentanza” della Gerusalemme celeste nel nostro Santuario dedicato alla Vergine del Carmelo.

La prima ragione della presenza di Cassiano nell’abside del santuario è sintetizzata dalla battuta di padre Marko Rupnik autore dei mosaici: “Non abbiamo voluto fare del paradiso il sindacato dei santi carmelitani”. Abbiamo cercato invece di iscrivere l’opera anche nella storia del cristianesimo rumeno. Ora, secondo la tradizione, Cassiano è nato nella Scizia2, nell’attuale regione rumena della Dobrogia, tra la foce del Danubio e il Mar Nero. Ad una cinquantina di chilometri a Nord della città di Costanza si trova il monastero San Cassiano, fondato in suo ricordo. Ecco la prima ragione di questa scelta.

cassianoPer spiegare il secondo motivo importa sapere che Cassiano ha conosciuto presto, assieme al suo amico Germano, la vita monastica orientale sia in Palestina che in Egitto, dove ha potuto osservare e vivere in persona la vita esemplare dei monaci del deserto. L’esperienza nata dagli incontri, dagli insegnamenti, dalle conversazioni e dagli esempi vissuti in Egitto è stata condensata da Cassiano in due opere che hanno avuto una grande influenza sulla vita monastica : le Institutiones  e le Collationes.

Dopo un periodo passato presso Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, Cassiano fu mandato a Roma per portare al Papa una lettera di difesa del patriarca che nel frattempo era stato esiliato. Il soggiorno nell’Urbe, anche se in forma discontinua, dura una decina di anni durante i quali stringe una amicizia profonda con l’arcidiacono Leone, futuro papa.

Dopo il 432 Casssiano arriva a Marsilia dove rimane gli ultimi 20 anni della sua vita fondandovi due monasteri: uno maschile (S. Vittore) e uno femminile (S. Salvatore) secondo l’esperienza accumulata soprattutto nel contatto con il movimento monastico egiziano. Per questo Cassiano è considerato come un ponte fra il monachesimo orientale e quello occidentale. Le sue opere hanno avuto una grande influenza sulle Regole degli Ordini monastici. Per esempio San Benedetto nella sua Regola raccomanda la lettura delle Collationes. Possiamo vederne l’influenza anche nella Regola primitiva carmelitana. Un esempio abbastanza evidente è il riferimento alla “discrezione, moderatrice delle virtù” con cui si chiude la nostra Regola e che è l’oggetto della seconda Collatio (La discrezione è la suprema virtù monastica)3.

Per questa ragione padre Marko Rupnik ha rappresentato San Cassiano con le vesti tipiche del monachesimo  orientale e con in mano la Regola monastica. Nel sue recente libro sulla vita religiosa “Vedo un ramo di mandorlo” scrive: “Anche Giovanni Paolo II esortava a considerare la vita religiosa in modo organico, cioè insieme alle Chiese d’Oriente, dove il monachesimo custodisce un’indole che va tenuta presente se vogliamo che si affaccino per noi ispirazioni feconde. Qui... il monachesimo è una realtà paradigmatica, indispensabile per la comprensione di che cosa significa aderire ad una vocazione di totale consegna a Dio per testimoniare il regno e rendere esplicita la ricchezza della vita ricevuta al battesimo, in Cristo Gesù"4.

Cassiano rappresenta non solo un ponte storico fra il monachesimo orientale e quello occidentale, ma un legame vitale di cui la vita consacrata ha sempre bisogno. Il fatto che nel mosaico sia seguito da Teresa di Lisiux, che appartiene alla vita religiosa nella modernità occidentale, indica proprio la fecondità di questo legame vitale.

Un terzo motivo rende significativa la raffigurazione di Cassiano nel mosaico dell’abside, accanto alla Deesis, nella quale è espresso il ruolo privilegiato della Vergine e del Battista come i primi testimoni oculari della divinità di Cristo. Nella sua opera De Incarnatione Domini, scritta su richiesta di papa Leone Magno per confutare la dottrina di Nestorio, Cassiano approfondisce il mistero della divino-umanità di Cristo e della sua Incarnazione. Anche il titolo di Madre di Dio è attribuito a Maria e difeso da Cassiano proprio per esprimere già in lei l’unità delle due nature (umana e divina) di Cristo, come sarà successivamente affermato dal Concilio di Efeso (431). Ecco quindi che la presenza di Cassiano, accanto alla Vergine Madre di Dio e quasi specularmente al Battista, acquista anche un significato cristologico, come testimone privilegiato della tradizione e della fede nella divino-umanità di Gesù Cristo, nostro Redentore.

Note:

1 La deesis o deisis (dal greco δέησις, "supplica", "intercessione") è un tema iconografico cristiano di matrice culturale bizantina. Nella rappresentazione archetipica, in genere, si vede Cristo benedicente tra la Madonna e san Giovanni Battista in atto di preghiera e supplica per i peccatori, in cui si esprime il ruolo privilegiato della Vergine e del Battista come i primi testimoni oculari della divinità di Cristo.

2 Gennadio (De viris illustribus, 62) scrive: “ Cassianus, natione Scyta”.

3 La stessa influenza si può constatare sull’antico testo carmelitano Institutio primorum monachorum, e questo meriterebbe un approfondimento a parte. 

4 M. Rupnik – M. Campatelli, Vedo un ramo di mandorlo. Riflessioni sulla vita religiosa, Lipa, Roma 2015, p. 15. Vedi anche Giovanni Paolo II Vita consecrata  n. 6 e soprattutto Orientale Lumen n. 9-16.